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Alternanza scuola-lavoro. Servono sacrifici umani per risvegliare le coscienze?

24 Febbraio 2022
bastalternanza


All'inizio di quest'anno, la morte di due studenti in alternanza scuola lavoro ha sollevato il coperchio su un sistema di sfruttamento creato dalla complicità fra Ministero dell'istruzione e imprenditori.

Il 24 gennaio Lorenzo Parelli, studente friulano di 18 anni, è morto per un incidente nell'azienda per cui svolgeva un cosiddetto tirocinio non retribuito, ma “formativo”.
Pochi giorni dopo Giuseppe Lenoci, un ragazzo di 16 anni, è morto in un incidente stradale durante una trasferta legata allo stage che stava svolgendo in una ditta di termoidraulica di Fermo.

L'alternanza scuola lavoro è una modalità didattica obbligatoria per tutte le studentesse e gli studenti degli ultimi tre anni delle scuole superiori, licei compresi, introdotta dalla legge 107 del 2015 (la Buona scuola).
Con il pretesto della scuola aperta, si obbligano così gli studenti a prestare la loro manodopera gratuita per centinaia di ore. Il danno di questa riforma è doppio: da un lato si sottraggono ore allo studio vero e proprio, dall'altro si fanno entrare i ragazzi nei luoghi di lavoro, ma dalla porta di servizio, perché senza retribuzione e senza una vera formazione. I casi drammatici delle due giovani vittime mostrano un'ulteriore aggravante: la mancanza delle condizioni di sicurezza, che non è l'eccezione, bensì la diretta conseguenza dell'assenza di tutele all'interno del mondo del lavoro, a cui ormai non sfuggono nemmeno i minori.
È evidente come l'alternanza scuola lavoro contrasti con il precedente innalzamento dell'obbligo formativo a 18 anni, che mirava proprio ad allontanare i minori da situazioni di sfruttamento e insicurezza. La formazione professionale, infatti, è ben altro: è fatta di percorsi strutturati e qualificanti, che danno accesso ad un titolo professionale.

A seguito degli episodi citati, è partita una catena di occupazioni e manifestazioni dei movimenti studenteschi in tutta Italia, molte delle quali sono state represse con violenza dalle forze dell'ordine. Ma questa ondata di protesta non si è fermata, bensì ha raggiunto forme più organizzate. Gli studenti si sono infatti riuniti in un'assemblea nazionale e poi negli Stati Generali dell'Istruzione, per discutere dei loro diritti e del loro futuro. Questo è il segno di una presa di coscienza che dovrebbe essere seguito anche dai docenti e dai genitori, due mondi ormai contrapposti a causa delle riforme che hanno distrutto la scuola, svuotandola del suo ruolo educativo. Anni di dibattiti sulle competenze e su nuove forme di valutazione hanno fatto sì che la scuola diventasse un luogo altamente competitivo, a imitazione del mondo del lavoro, e che anche i genitori ricercassero per i propri figli il successo scolastico in termini di media dei voti piuttosto che di una preparazione approfondita.

Dalle assemblee degli studenti emerge fortemente la critica verso questo sistema scolastico. È necessario che anche il resto dei lavoratori della scuola ne prenda coscienza e si prepari a un'azione di lotta per cambiare lo stato delle cose.

PCL Arezzo - lavoratrici e lavoratori scuola

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