Interventi

Un punto di vista marxista sull'alternanza scuola lavoro

16 Febbraio 2022
alternanza


È di questi giorni la tragica notizia di una nuova morte di uno studente durante l'alternanza scuola-lavoro, a meno di un mese dall'incidente mortale occorso a Lorenzo Parelli, colpito da una putrella di 150 kg. in una ditta a Lanuzacco (UD) lo scorso 21 gennaio.

Questa volta a perdere la vita è Giuseppe Lenoci, deceduto in un incidente stradale ad Ancona mentre si spostava per lavoro a bordo di un'auto che per motivi ancora da accertare è uscita di carreggiata e si è schiantata contro un albero.
Il 37enne alla guida, sbalzato fuori dall'auto, è stato ricoverato in gravi condizioni, mentre per Giuseppe non c'è stato purtroppo nulla da fare.

Giuseppe stava seguendo il percorso di PCTO (Percorsi per le Competenze Trasversali e l'Orientamento), nuovo nome della famosa alternanza scuola-lavoro, modalità didattica introdotta con la “Buona Scuola” di Renzi nel 2015 che prevede stage gratuiti presso aziende all'interno del percorso di studi.

Ma cos'è nel concreto questa alternanza?
La favoletta che ci propinano le classi dirigenti ci dice che è una sorta di “praticantato” volto a far familiarizzare gli studenti col lavoro che andranno a fare terminato il percorso di studi.
Noi marxisti rivoluzionari sappiamo che la realtà è ben diversa.

Come ci insegna infatti la lettura del Capitale, opera magna del filosofo di Treviri, i proletari, che non possiedono altro mezzo di sostentamento della propria forza lavoro, sono costretti a venderla alla classe dei capitalisti in cambio del salario.
I capitalisti traggono da questa forza lavoro un guadagno maggiore di quello che serve all'operaio per rigenerarla, il cosiddetto plusvalore.
Questo scambio rispetta perfettamente le leggi di circolazione delle merci: il fatto che serva una mezza giornata lavorativa all'operaio per farlo vivere una giornata intera, non impedisce ad esso di lavorare per l'intera giornata lavorativa.
Il capitalista è semplicemente stato “fortunato” (se così si può dire) nel trovare sul mercato una merce capace di creare tale plusvalore.

Il nostro capitalista chiaramente non si accontenta di trarre il plusvalore da una mezza giornata lavorativa, no, esso vorrebbe trarre il maggior plusvalore possibile dalla merce che ha acquistato, facendola fruttare più che può.
Potrebbe farlo allungando la durata della giornata di lavoro, certo, ma ciò non rientrerebbe nei patti stretti con l'operaio, ed esso e i sindacati insorgerebbero e scenderebbero in piazza (anche se non sono così sicuro che i moderni sindacati confederali lo farebbero, ma questo è un mio cruccio).
Non gli rimane altro da fare, quindi, che tentare di accorciare sempre di più la parte della giornata di lavoro atta a riprodurre la forza lavoro del proletario.
Può farlo in tanti modi, dei quali le innovazioni tecnologiche apportate ai mezzi di produzione e l'accrescimento dei ritmi lavorativi non sono che due di questi.
Il plusvalore dovuto all'accorciamento del tempo di lavoro necessario per riprodurre la forza lavoro dell'operaio è detto plusvalore relativo.

Cosa c'entra tutta questa disamina con l'alternanza scuola-lavoro e con la morte di due studenti?
C'entra eccome. Perché questa alternanza è il capolavoro della classe capitalista e dei governi borghesi ad essa asserviti. Essendo gli stage assolutamente gratuiti, infatti, gli studenti offrono la loro forza lavorativa senza ricevere alcun salario, creando in questo modo il plusvalore relativo perfetto!
Al capitalista quasi non par vero di poter disporre di una merce che gli crea profitto senza far uscire un solo centesimo dalle sue tasche!
E poco importa se poi uno di questi ragazzi ci rimette la vita.
Come dicevano i 99 Posse in un loro pezzo, la vita dei proletari per i capitalisti vale “non dico niente, ma sicuramente non vale il costo di un'assunzione regolare con tanto di corso di formazione professionale”.

Luca Dalle Donne

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