Interventi

Costruttori di lager

18 Dicembre 2021
maile


La borghesia non costruisce solo lager per immigrati come l’isola di Lesbo in Grecia, dove minori non accompagnati sono rinchiusi in campi senza i servizi più essenziali e sottoposti a continue violenze, ma a loro immagine e somiglianza costruisce anche gli allevamenti intensivi industriali dove si allevano polli, maiali, tacchini, agnelli eccetera…

Ai poveri animali vengono inflitte sofferenze indicibili, di cui dovremmo vergognarci.
Animali lasciati morire dopo lunga agonia perché ammalati, per fame o per ferite che si sono infettate. Gli altri, i più “fortunati”, macellati dopo una crescita durata pochi mesi e indotta dalla moderna chimica, passando per una e vera e propria catena di montaggio della macellazione. Animali spaventati che non riescono a capire che cosa gli stia succedendo, occhi spauriti e smarriti di animali che non hanno mai visto la luce del sole. Questo perché, nei capannoni dove sono rinchiusi, le finestre sono sbarrate e coperte in modo che non entri la luce. Gli animali vivono in ambienti malsani e illuminati dalla luce elettrica, il cambio d’aria avviene grazie alle ventole di aspirazione, un mondo irreale e spaventoso, in mezzo ad un frastuono assordante; per capire l’ambiente basta andare in cerca su “YouTube” dei filmati di alcuni coraggiosi attivisti infiltratisi e vederne tutto l’orrore.

Si possono vedere pulcini che vengono trascinati su nastri trasportatori, ammassati gli uni sugli altri, alcuni si incastrano sui nastri trasportatori e perdono la vita dopo lunga agonia, altri scartati perché malati o deboli, altri ancora, i maschi scartati per il fatto che non potranno produrre uova. Tutti questi “scarti” vengono inviati sempre attraverso nastri trasportatori verso una macchina che li tritura vivi. Un orrore degno della miglior Gestapo.

Tutto questo viene naturalmente tenuto accuratamente nascosto all’opinione pubblica, tutto viene coperto da un velo di ipocrisia e da una stampa asservita. Come tutto è orribilmente connesso nella società capitalistica! Siamo al punto che sotto il giogo del capitalismo sono costretti a soffrire anche le specie animali per puro profitto. Quanto di più contrario alla vita di questa società, che tutti sottomette all’ingordigia di denaro.

Tutto è o diventa merce, anche gli animali, quindi senza nessun rispetto per ciò che prova e ente un essere vivente, privato di qualsiasi forma di affetto! Inoltre questa industrializzazione degli allevamenti, che di fatto ha portato all’aumento esponenziale del consumo di carne (negli anni sessanta se ne consumavano 70 milioni di tonnellate, nel 2017 330 milioni, cinque volte di più) comporta l’espropriazione delle terre nei paesi del terzo mondo da parte delle multinazionali dell’agrobusiness, il disboscamento delle foreste vergini, per lasciare il posto alla coltivazione di foraggio per il bestiame, oltre a un enorme consumo di acqua, fertilizzanti e produzione di CO2.

Ciò comporta il surriscaldamento delle temperature atmosferiche, l’effetto serra, la desertificazione, lo scioglimento dei ghiacciai, l’aumento delle polveri sottili, le isole di plastica negli oceani dato il continuo aumento indotto dei consumi e dei loro imballaggi, carne compresa e del largo consumo per il basso prezzo della stessa.
Inoltre, è ormai provato il legame tra allevamenti intensivi e nuova pandemia da COVID 19, perché il disboscamento per procurarsi terre da foraggio per il bestiame ha sempre più ridotto l’habitat naturale degli animali selvatici, mettendoli sempre più a contatto con gli stessi allevamenti intensivi, favorendo quel salto del virus fra specie, uomo compreso, mettendo in crisi lo stesso sistema sanitario di tutti i paesi, sottoposto da vent'anni alle politiche di privatizzazione.

Così i brevetti sui vaccini sono rimasti nelle mani di big pharma, lasciando però aperte le fabbriche con il loro carico di contagiati e morti, perché la macchina del profitto deve continuare a correre! La globalizzazione delle catastrofi, appunto, il capitalismo, bellezza! Milioni di profughi per fame, che vengono respinti alle frontiere con i loro carichi di morte, o rinchiusi nei campi di detenzione dove subiscono ogni sorta di vessazioni, tortura e stupri compresi, basta vedere cosa sta succedendo in Libia o in Grecia, e in Italia la situazione non è certo migliore.
Forse ci siamo come compagni occupati poco di questo problema, ma è un problema scandaloso come tanti altri sotto il capitalismo, procurare sofferenze sembra essere la missione di un sistema sociale che non rispetta più niente, natura ed esseri viventi compresi.

Un sistema sociale che va abbattuto anche per dare dignità e libertà ad animali dall’allevamento che non l’hanno mai conosciuta, una vita degna di esser vissuta anche per loro. Sembra ormai che il destino dei poveri animali sia vivere e morire nei capannoni, nei moderni lager.

Può sembrare retorica o moralismo spicciolo, ma a questa impressione voglio rispondere con una osservazione della grande rivoluzionaria Rosa Luxemburg, alla faccia di chi crede i materialisti/dialettici analizzino la realtà solo in maniera fredda e razionale, senza sentire ogni ingiustizia come fosse propria. Rinchiusa nel carcere di Breslavia, Polonia, osservava una scena in cui dei bufali venivano frustati senza pietà. Ecco cosa scriveva Rosa in una lettera:

«vengono sfruttati senza riguardo, devono tirare ogni sorta di carro e soccombono rapidamente. Insomma qualche giorno fa è arrivato un carro pieno di sacchi. Il carico era così alto che i bufali non riuscivano a tirarlo oltre la soglia del portone d'ingresso del cortile. Il soldato che gli accompagnava, un tipo brutale e vigliacco, cominciò picchiare gli animali con la parte larga della frusta in maniera talmente violenta che la donna che stava di guardia gli chiese indignata se non avesse pietà per quegli animali. “Nemmeno con noi esseri umani qualcuno ha pietà” disse con un ghigno cattivo picchiando ancora più forte. Alla fine gli animali diedero uno strappo e riuscirono a superare il dislivello, ma uno sanguinava. La pelle del bufalo, che è nota per essere spessa e resistenza, si era spaccata. Dopo mentre il carro veniva scaricato, gli animali stavano fermi, erano esausti e uno, quello che sanguinava, aveva l'espressione e gli occhi neri e mansueti di un bimbo che piange. Era proprio l'espressione di un bimbo che è stato punito duramente e non sa perché, come mai, non sa sfuggire a quel supplizio e alla forza bruta. Io stavo lì davanti e l'animale mi guardava, le lacrime mi solcavano il viso – erano le sue lacrime – ed è impossibile singhiozzare di più per il fratello più caro di quanto io singhiozzai impotente di fronte a quella pena silenziosa.
Quei pascoli rigogliosi e liberi della Romania (i bufali provenivano dalla Romania) erano tanto lontani e persi per sempre. Da quelle parti erano diversi il sole e il vento, erano diversi il canto degli uccelli e le grida melodiose dei pastori. E qui, in questa città sconosciuta e brutta, la stalla cupa, il fieno muffito e disgustoso mischiato a paglia marcia, le persone sconosciute e terribili e poi le botte, il sangue che scorre da una ferita fresca....
Oh povero bufalo mio, povero fratello mio amato, siamo qui entrambi impotenti e muti, uniti nel dolore, nell'impotenza e nella nostalgia».

Grazie Rosa!

Roberto Galvanin

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