Interventi

Argentina, l'avanzata del FIT

Le elezioni argentine confermano la forza del Fronte di Sinistra e dei Lavoratori

5 Ottobre 2021
fit


Ancora una volta il Fronte di Sinistra e dei Lavoratori - FIT - ha dato una dimostrazione che nel mondo c’è un esempio da seguire per chi si batte per un altro mondo possibile che superi i limiti del capitalismo e che lotti per il socialismo. Senza scadere in toni trionfalistici, il FIT ha mostrato alle scorse elezioni argentine il suo stato di salute, totalizzando oltre un milione di voti e risultando la terza forza politica argentina. L’unica ad essere ormai riconosciuta come la vera sinistra e la vera opposizione antisistema.

In alcune province argentine l’esito è stato a due cifre: 23% in Jujuy, 5,2% a Buenos Aires, 4,3% a Cordoba, 9,42% a Chubut, 7,87% a Neuquen. Il grande sconfitto delle elezioni è il governo peronista di Fernandez che conta appena il 30% dei voti come coalizione di maggioranza “Frente de todos” e perdendo la storica roccaforte di Buenos Aires che rappresenta un terzo dell’elettorato argentino.

Il malcontento peronista si è riversato a favore del FIT, sia per quanto riguarda la gestione della crisi pandemica, sia per la debolezza politica del governo di fronte alle misure di aggiustamento del debito, volute dal Fondo Monetario Internazionale.

Mercedes Trimarchi di Izquierda Socialista ha sottolineato il ruolo fondamentale della militanza frontista, che in 10 anni di lavoro ha dato vita a quella forza che oggi è la reale rappresentante del proletariato argentino contro la destra padronale e liberista di “Juntos por el cambio” e contro l’opportunismo e la finta alternativa rappresentata, storicamente, dal peronismo, che negli anni in cui diceva di essere alternativo alle ricette della peggiore destra liberista ne è stata, nei fatti, un soggetto di continuità con i tagli ai salari, alle pensioni e le ritorsioni contro i militanti sindacali ostili alla burocrazia dirigente peronista.

Dal 2009 in Argentina è prevista una duplice tornata elettorale quando si deve rinnovare il parlamento; le legislative vere e proprie, previste a novembre prossimo, sono anticipate dalle primarie che, possiamo dire, misurano lo stato di salute delle formazioni concorrenti.

Lo stato di salute del FIT si dimostra molto buono, nonostante la recente uscita di uno dei componenti, l'MST la formazione probabilmente con meno ascendenza trotskista delle altre tre: il Partido Obrero, il Partido de los Trabajadores Socialistas e Izquierda Socialista, sintomo che il marxismo rivoluzionario può essere un’alternativa reale da seguire e cercare di imitare con le dovute differenze di circostanza nazionale. Occorre rifiutare, infatti, le critiche meccanicistiche di quei detrattori del FIT che affermano che una tale situazione non è riproponibile in Italia, poiché il FIT vede la sua genesi nella drammatica crisi argentina del 2001; come se la Rivoluzione d’Ottobre – portando alle estreme conseguenze logiche tale critica – non fosse percorribile in altri emisferi del globo perché fu un accadimento peculiarmente russo, con buona pace, allora, delle transizioni storiche da un sistema ad un altro a cominciare dalla Rivoluzione Francese.

Non meraviglia che gli organi della stampa borghese parlino di vittoria della destra in Argentina e sconfitta del centrosinistra e della sinistra, accomunando per convenienza di classe, la loro, il peronismo sia alla sinistra che al centrosinistra (La Repubblica del 13 settembre).

Infastidisce più che stupisce, invece, che una tale notizia sia passata inosservata, quasi volutamente, per tutta la sinistra “radicale” italiana, quella del Foro di Sao Paulo, del “guardiamo ai compagni latinoamericani” solo fino a quando non si tratta di trotskisti che metodicamente e scientificamente fanno del socialismo la reale alternativa di programma e del programma di transizione il reale obiettivo della classe lavoratrice argentina.

In Italia purtroppo, oggi va di moda, nella sinistra radicale, il mutualismo e la retorica della decrescita felice, oltre ad alcuni rigurgiti stalinisti. Tutti accomunati da una caratteristica: l’autoreferenzialità dei soggetti politici insieme alla confusione programmatica degli obiettivi. In Italia, in Europa e nel mondo un simile errore non potremo più permettercelo a lungo. Il FIT con la sua chiarezza espositiva e la sua coerenza politica è, ad oggi, l’unico strumento reale per dare una voce, un’organizzazione e un programma alla classe degli sfruttati.

Luca Tremaliti

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