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Il compagno Turigliatto e la missione italiana in Afghanistan

21 Agosto 2021
turi


“La verità è rivoluzionaria”Antonio Gramsci

“La verità è sempre rivoluzionaria, la falsità può servire solo a salvare le false autorità”Lev Trotsky



Le ultime vicende afghane hanno spinto Franco Turigliatto, principale dirigente di Sinistra Anticapitalista, a riflettere ancora una volta (La guerra, ovverosia la prova del nove per la sinistra) sul momento in cui Rifondazione Comunista votò il rifinanziamento alla missione di guerra al tempo del secondo governo Prodi (2006-2008).

Turigliatto, ancora una volta, si presenta come coerente oppositore a tale scelta. Senza volere scrivere qui un articolo dettagliato, vorremmo ristabilire, per utilità di tutti i compagni che si considerano comunisti rivoluzionari e anticapitalisti, la verità storica dei fatti.

Sull’Afghanistan Turigliatto non votò mai contro. Nel 2006 votò a favore, come obtorto collo riconosce in una nota del suo stesso articolo. Parla di pressioni immense (sic!) che lo obbligarono a tale scelta. Al di là dell’insussistenza di una simile argomentazione, per un compagno che si richiama al marxismo rivoluzionario (cosa dovremmo dire delle pressioni a cui erano sottoposti i deputati tedeschi il 4 agosto del 1914?), come riporta un articolo ironico del Corriere di allora (lo alleghiamo sotto, ndr), Turigliatto fu molto più parco, dichiarando che rientrava nei ranghi per non mettere in questione la «stabilità del governo».

Ricostruendo gli avvenimenti del febbraio 2007 in una riunione interna ai deputati di Rifondazione, Turigliatto disse che mai avrebbe rivotato il finanziamento. In realtà, come riportato dai principali giornali di allora, in sede di dichiarazione di voto Turigliatto chiese a D'Alema, ministro degli esteri e relatore, di fare appello ad una conferenza di pace, promettendo in tal caso di votare a favore del rifinanziamento. D’Alema, convinto di aver la maggioranza di un voto e forse per fare una delle sue contorte manovre, lo mandò a quel paese. Ma anche a quel punto Turigliatto non votò contro, ma se ne tornò a casa “a coltivare le sue rose” (testuale) senza votare contro o astenersi per “non far cadere il governo”. Questo cadde perché il senatore Pininfarina (che non capiva più niente) e Andreotti (per motivi che non c'entravano niente con l’Afghanistan) votarono contro.

Nacque il Prodi II di quella legislatura, su un programma più reazionario di prima, e l'espulso Turigliatto votò a suo favore, dichiarando di farlo a nome di Sinistra Critica.

Su tutta l’esperienza di Sinistra Critica, antesignana di Sinistra Anticapitalista, consigliamo la rilettura dell'articolo che abbiamo scritto a suo tempo: Il prode Turigliatto e il governo Prodi.

Aggiungiamo solo che in quest’ultimo suo articolo, Turigliatto dice testualmente: «Nella costruzione di un progetto alternativo si può essere sconfitti e dover ripiegare, ma non si possono fare o gestire scelte che contrastano con gli obbiettivi immediati e storici delle classi lavoratrici». Vorremmo chiedere al compagno Turigliatto se votare 7 miliardi di riduzione di imposte l’anno ai capitalisti e poi, già dopo l’espulsione, altri tre miliardi a banche e assicurazioni, rientri negli interessi storici o anche solo immediati della classe operaia.

Siamo certi che la pubblicazione di questa nostra nota provocherà reazioni diverse e anche ostili. Se si tratterà di insulti non risponderemo, perché non ci occupiamo di spazzatura. Invece a chi ci potrà criticare per aver rivolto i nostri strali contro una componente della sinistra, ricordiamo qui un concetto che ci pare fondamentale: noi consideriamo Turigliatto e Sinistra Anticapitalista come centristi, cioè oscillanti o intermedi tra riformismo e marxismo rivoluzionario, anche se la storia di Turigliatto oscilla molto di più verso il riformismo. Il punto è che il centrismo è sempre stato nella storia del movimento operaio un ostacolo pesante per la costruzione di veri partiti rivoluzionari.

Da Marx contro Proudhon e cento altri nell’estrema sinistra di allora, a Lenin contro gli economicisti e contro i menscevichi, a Trotsky contro i centristi degli anni ’30, questa polemica è stata al centro della loro battaglia politica e produzione teorica. Nel nostro piccolo, noi dobbiamo continuarla, anche per cercare di chiarire ai compagni dentro o vicini a Sinistra Anticapitalista che se cercano il trotskismo o semplicemente un anticapitalismo conseguente hanno sbagliato indirizzo, e dovrebbero unire i loro sforzi ai nostri.

Partito Comunista dei Lavoratori
articolo corriere turi

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