Interventi

La follia dei no vax

La necessità di un rovesciamento rivoluzionario

2 Agosto 2021
no vax


Nella notte della pandemia c’è un pullulare di mostri inquietanti.
Come nei secoli più bui del medioevo lo smarrimento collettivo di una società disperata partorisce basilischi, arpie, idre, feroci chimere, draghi a due e a quattro zampe. Irrompe sullo scenario del pianeta una cappa nera che soffoca tutto. Le recenti manifestazioni dei no vax ribadiscono che il sonno della ragione genera mostri.

Sono passati trent'anni da quando la caduta del muro prometteva all’umanità un futuro radioso e le garantiva sorti magnifiche e progressive.
Da allora un susseguirsi di guerre, un immiserimento crescente della grandissima maggioranza di uomini e donne, i colpi di maglio di una onda lunga recessiva prima con la crisi del 2008 poi con una feroce replica di scosse telluriche non meno pesanti e distruttive, la cancellazione dei diritti fondamentali di chi lavora, poi sessismo, patriarcato, razzismo in ogni salsa.

E poi ancora una subdola dittatura informatica che dietro le sue suadenti sirene dell’innovazione alimenta un nuovo totalitarismo informatico, dominato da lobby e potentati occulti sfuggenti.
E poi ancora un precipizio senza fine che sconvolge gli equilibri ambientali e che costituisce l’humus perverso in cui prolificano disastri di ogni sorta e pandemie dietro le quali si nasconde forse l’improvvida mano di qualche nuovo Dottor Stranamore.

Questa catastrofe è l’orribile volto del capitalismo reale che rischia di gettare in un baratro forse senza scampo il futuro dell’umanità, delle specie viventi e dello stesso pianeta.

La caduta degli orrendi regimi burocratici, implosi sotto il peso delle loro mostruose contraddizioni e non cancellati da un balzo storicamente necessario di una rivoluzione proletaria, si è intersecato con l’avanzare della putrescenza del sistema capitalistico.
Le ceneri del movimento operaio hanno concimato la crescita di una mala pianta mortifera. Priva di punti di riferimento nobili e forti, una polvere di umanità è stata stritolata dalle spire della reazione e dei suoi figuri: Meloni, Orbàn, Casapound e un Salvini un po’ spinto.
Privi di una stella polare rossa, le nuove generazioni hanno perso la coscienza del loro stato reale e quindi il diritto al futuro.

La “libertà” follemente invocata dai reazionari no vax è la voce di un individualismo ancor più cretino e suicida; è una voce irresponsabilmente strillata anche da ampie fasce del mondo giovanile.
Non solo bottegai, piccoli imprenditori (che liberamente vivono con lo sfruttamento degli immigrati e del lavoro nero), taglieggiatori e mafiosi di ogni risma, pidocchi intellettuali ancor più vili e ripugnanti dei più squallidi commessi culturali dipinti da Antonio Gramsci, ma significative fasce del mondo giovanile hanno fatto cantare questo coro.

Dalla festa per la vittoria agli europei in poi questo coro risuona in maniera sempre più lugubre.
E in questo contesto come tacere sui guasti spaventosi provocati da decenni di “buona scuola”, di autonomia, di dirigismo dei presidi, di alternanza scuola-lavoro, di modelli pedagogici basati su parametri di un efficientismo vanesio mutuato da un pragmatismo da tardo New Deal.

Molti studenti modello, “centisti” all’esame di stato hanno dato più fiato a quel coro osceno; questo ha tragicamente prodotto un sistema formativo che annienta le coscienze, il senso collettivo, la vera identità della libertà che dunque non forma e che, invece, irreggimenta e produce passività.

Per decenni la crisi verticale del riformismo delle burocrazie ha, tra le tante sciagure, concorso ad alimentare con la distruzione della scuola pubblica questo quadro micidiale.
Il recovery fund e il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza lasceranno intatte le dinamiche del sistema; ai poveri oggi le briciole e domani il carico degli oneri di questo tragico post-keynesismo; ai ricchi la conferma del bastone del comando.

Oggi, oltre la battaglia contro i licenziamenti, per una sanità pubblica che garantisca a tutti la vaccinazione e la sicurezza, si deve mettere mano alla questione del sistema formativo in tutti i suoi aspetti quantitativi e qualitativi.
Senza scuola non c’è domani, senza scuola non rinasce una coscienza collettiva, non si recupera un senso di solidarietà classista e chiaramente eversivo tanto più necessario in un Sud dominato da mafie di ogni tipo neanche minimamente scalfite dai populismi gialli o arancioni.

Tanto più la crisi è stata prodotta dal collasso del movimento operaio tanto più è necessario partire da Karl Marx.
Senza oggi una resistenza che unifichi tutti gli oppressi e le oppresse viene meno il passo iniziale del necessario rovesciamento rivoluzionario del mondo.
Il marxismo rivoluzionario con la sua filosofia della prassi è l’unico strumento che può saldare due principi apparentemente inconciliabili per i filosofi borghesi.

Il principio di responsabilità e la sua giusta attenzione per la fragilità della condizione umana può essere un elemento conservativo se non si fonde dialetticamente con il principio di speranza che si fa carico della fame di un’umanità che vuole sopravvivere e crescere.

Come militanti del PCL e marxisti rivoluzionari non dobbiamo ignorare questa stella polare.

Pino Siclari

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