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Occupare, espropriare, nazionalizzare!

Per uno sciopero generale prolungato e di massa!

23 Luglio 2021

Volantino del PCL per la manifestazione nazionale di solidarietà con i lavoratori di GKN

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La bufala secondo cui l'avviso comune tra Landini, Draghi e Bonomi avrebbe rappresentato una vittoria dei lavoratori e delle lavoratrici appare alla luce dei fatti tanto più rivoltante. I padroni non hanno perso tempo. Dopo la Gianetti di Monza e la GKN di Firenze, la Timken nel bresciano annuncia 106 licenziamenti.

Il fatto evidente è che il 30 giugno era una data garantita da Draghi a Confindustria come fine irreversibile del blocco. Le aziende hanno preparato da mesi piani di ristrutturazione e licenziamenti, e tutto fa pensare che siamo all'inizio di una fase nuova dello scontro sociale.

A questo grave tradimento nei confronti della classe lavoratrice dovrebbe conseguire da parte degli/lle iscritti/e alla CGIL, a partire dalle sue avanguardie combattive, l’avvio di una campagna con la richiesta delle dimissioni del segretario generale Maurizio Landini.

Il punto vero è che è mancata nel tempo una direzione di lotta adeguata a reggere lo scontro: ogni volta le burocrazie sindacali portano a spasso i lavoratori tra ministeri, giunte regionali, consigli comunali, parroci, stampa locale, e ogni volta i lavoratori ne escono in condizioni peggiori e molto spesso in mezzo a una strada. Ogni volta si assiste alla parata di politici piccoli e medi di tutta la compagine parlamentare, che sgomitano per mettersi in mostra, lanciando appelli densi di oscena ipocrisia, tentando di innalzarsi sulle spalle dei lavoratori.

La soluzione “realistica” invocata per anni del meno peggio, ha fatto la somma del peggio: una sconfitta in ordine sparso di centinaia di migliaia di lavoratori, spremuti come limoni, poi gettati via come ferrovecchio. È il risultato degli ultimi anni di ripiegamento del movimento operaio italiano.

Questa storia non deve ripetersi. Le due ore di sciopero proclamate da FIM, FIOM e UILM contro i licenziamenti sono evidentemente insufficienti ed ipocrite. Di fronte all'onda d'urto dei licenziamenti annunciati occorre una svolta radicale di metodi d'azione, di organizzazione, di piattaforma. Una svolta che dica: la ritirata è finita, ora basta.

Ma la lotta che è iniziata alla GKN fa ben sperare per un cambio di passo, e può diventare una vertenza pilota, nel segno di un fronte unico di classe, capace non solo di reggere lo scontro col proprio padrone, ma anche di parlare alla classe operaia italiana. Innanzitutto, ai lavoratori e alle lavoratrici della Whirlpool, Elica, Bekaert, ex Ilva, acciaierie di Piombino, Texprint, e ai lavoratori della logistica, che per le loro lotte combattive hanno subito forti repressioni e pagato con la morte di Adil, sindacalista del SI Cobas ammazzato durante un picchetto. Ma anche a tutti coloro che lottano, a quelli che non hanno ancora voce e a coloro che si uniranno alla lotta.

Le fabbriche che licenziano vanno occupate, per impedire ai padroni di portar via i macchinari. Va organizzata la cassa di resistenza per sostenere la lotta prolungata. Va rivendicata la nazionalizzazione senza indennizzo e sotto controllo operaio dell'azienda che licenzia per garantire il diritto incondizionato al lavoro. Va promosso un coordinamento nazionale di tutte le lotte di resistenza, per fare di tante vertenze isolate una grande vertenza nazionale: per trasformare la debolezza di ognuno nella forza di tutti. Va organizzato lo sciopero generale che dovrà essere prolungato e di massa! È la proposta che il PCL ha avanzato e avanza controcorrente nelle assemblee dei lavoratori, nei sindacati, nei circuiti unitari dell'avanguardia.

Contro i capitalisti nazionali e internazionali e contro i loro governi va contrapposta l’unità di lotta della classe lavoratrice. Al fronte unico del capitale va contrapposto il fronte unico del lavoro!

Partito Comunista dei Lavoratori

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