Dalle sezioni del PCL

L’ennesimo omicidio annunciato del capitale

17 Luglio 2021

Perché le cose vanno chiamate con il loro nome. Bujar Hysa, lavoratore della cooperativa CO.FA.RI deceduto nello stabilimento Marcegaglia di Ravenna, non è stato ucciso da una fatalità

art pcl


È l’ultimo, in ordine di tempo, di una serie di lavoratori che hanno perso la vita per il profitto del padronato. E non è retorica. Da tempo le organizzazioni sindacali denunciano il mancato rispetto delle norme di sicurezza negli stabilimenti, da tempo è chiaro come la corsa al risparmio portata avanti dalla proprietà con il giochino delle scatole cinesi dei subappalti si traduca in salari più bassi e condizioni peggiori, da tempo è chiaro come l’aumento spasmodico dei ritmi di lavoro, con la continua richiesta di straordinari e turni anche di 12 ore, si traduca in “incidenti”, di cui spesso si vuole addossare la colpa ai lavoratori stessi.

Quanti altri lavoratori devono morire prima che i responsabili siano chiamati a risponderne?

A maggio un pignone è caduto da un carroponte nello stabilimento di Forlì, dopo due settimane una pinza da 3 tonnellate è caduta al suolo nello stabilimento di Ravenna.

I sindacati hanno denunciato tutto, inascoltati dalle stesse istituzioni che quando ci scappa il morto si battono il petto e poi guardano dall’altra parte.

Nel 2014, Lorenzo Petronici, sempre della Co.Fa.Ri è morto allo stabilimento Marcegaglia in circostanze analoghe. Cosa è stato fatto da allora?

Davanti a queste aggressioni del padronato non si può stare in silenzio e non si può stare divisi, occorre che i lavoratori prendano coscienza che, per quanto il padrone abbia cercato di dividerli con contratti, appalti e subappalti, mansioni e salario, davanti all’aggressione del padronato sono tutti uguali.

Occorre una mobilitazione permanente che vada al di là di mansioni, ruoli, nazionalità e appartenenza sindacale, per coordinare un escalation di lotta all’interno degli stabilimenti.

Non sarà l’ispettorato del lavoro o la giustizia borghese, in cui non riponiamo alcuna fiducia e che finora non ha fatto nulla, a far cessare questi omicidi sul lavoro, solo la mobilitazione dei lavoratori, uniti, potrà garantire la loro sicurezza sul luogo di lavoro e il rispetto dei loro diritti.

Il PCL Romagna, nello stringersi alla famiglia e ai colleghi di Bujar, sarà oggi come in passato accanto ai lavoratori in lotta.

Partito Comunista dei Lavoratori - sezione Romagna

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