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A dieci anni dalla vittoria referendaria sulla privatizzazione dell'acqua

24 Giugno 2021
acqua2011


Dieci anni fa il referendum del 12 e 13 giugno 2011 ha sancito, in modo netto come da tempo non accedeva, il no alla privatizzazione dell’acqua. 27 milioni di persone hanno deciso che l’acqua è un bene comune, fuori dalle regole del mercato e del profitto. Ad oggi, quel risultato è costantemente ignorato ad ogni livello politico e istituzionale, tanto dai governi centrali (UE e italiano) e dalle giunte locali pentastellate, di centrodestra, di centrosinistra.


ROMA, ACEA. PROFITTO PER POCHI, DISSERVIZI PER MOLTI

L’azienda pubblica fornitrice di acqua è, già da anni, impegnata in una missione privatistica e aziendalistica. Acea viene definita uno “strano animale”: è una società per azioni quotata in borsa e la maggioranza è del Comune di Roma ma a decidere le strategie ci sono i soci privati, i francesi di Suez (23,3%) d’intesa con Francesco Gaetano Caltagirone (5%). Come società a maggioranza pubblica dovrebbe fare gli interessi del pubblico. Non si tratta di proprietà pubblica o privata ma di inalienabile diritto alla vita per migliaia di persone. Acea, di fatto, si comporta come un’azienda privata e, dunque, la sua missione è massimizzare i profitti e dare dividendi ai soci, sfruttando la posizione di monopolio di cui gode, violando palesemente il risultato e la volontà popolare del referendum sull’acqua del 2011. Tutto ciò significa che in questi anni si è speso pochissimo per migliorare il servizio e mettere in atto investimenti che migliorassero la situazione delle condutture idriche e sistemasse disservizi già noti, come anche il CRAP ha denunciato a più riprese ed incessantemente.


DISPERSIONE IDRICA: ZERO INVESTIMENTI

Acea Ato 2 è la società operativa del Gruppo Acea che gestisce il servizio idrico integrato nell’Ambito Territoriale Ottimale (Ato, per l’appunto) del Lazio centrale, comprensivo di Roma e altri 111 comuni della regione. L’ATO2, con un’estensione territoriale superiore a 5.000 chilometri quadrati e a circa 3.600.000 abitanti, è il più grande in Italia e gestore del servizio idrico integrato dal 26/11/2002. La quota di partecipazione di Acea SpA è pari al 96.46% e «secondo i dati Mediobanca, nel 2016 Acea Holding ha registrato un risultato netto positivo di ben 643 milioni. Di questi guadagni, 90 milioni sono venuti dall’attività di Acea Ato2». Nell’attuale fase dovremmo discutere di come usare gli utili di Acea per il bene comune e non pensare ai dividendi dei suoi azionisti privati. Nel 2017, quando la crisi idrica del razionamento dell’acqua era alle porte Acea staccò assegni di dividendi milionari ai suoi soci (su tutti Comune di Roma e GDF-SUEZ dopo lo scambio di azioni col gruppo Caltagirone) ma la dispersione di acqua nelle tubature di Acea Ato2 era di appena il 25% nel 2007 salendo al 35% sei anni dopo per toccare il 45%.


COSA PENSIAMO

Ribadiamo che di fronte agli inganni della politica del capitalismo italiano, europeo, mondiale, che si rincorrono e si danno spallate per privatizzare il più possibile, c’è una soluzione. Dobbiamo rispondere in modo netto a questo affronto ridicolo e surreale con una politica netta e di classe. Uniamo la lotta per l’acqua con la lotta per l’estensione dei diritti civili e sociali; con la lotta per la nazionalizzazione delle banche strozzine e porle sotto il controllo dei lavoratori. Dobbiamo uscire dalla logica della “correzione” del sistema: il sistema capitalistico è incorreggibile. Questo sistema basato sul profitto e l’anarchia di produzione va superato, un altro mondo è possibile e si chiama socialismo!

Esigiamo che venga rispettata la volontà referendaria di dieci anni fa a cui non è mai stato dato seguito.

Contro le privatizzazioni dei beni comuni!

Per un'altra gestione delle risorse e dell’economia!

Per un governo dei lavoratori! Per il socialismo!

Partito Comunista dei Lavoratori

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