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Il nostro Primo Maggio: costruire il partito della rivoluzione

30 Aprile 2021

Testo del volantino che distribuiremo nelle piazze domani

primomaggio2021


La pandemia che da oltre un anno attraversa il mondo ha messo a nudo la realtà del capitalismo. Tutto ciò che è avvenuto lo chiama in causa. I passaggi di specie (spillover) alla base dell’epidemia sono l’effetto delle deforestazioni. Morti e sofferenze sono stati moltiplicati dalla distruzione dei sistemi sanitari per pagare il debito pubblico alle banche. Il blocco della ricerca scientifica sui coronavirus dopo la fine della Sars (2003) è stato determinato dalla privatizzazione della ricerca, e dal conseguente disimpegno delle case farmaceutiche. Oggi sono i colossi farmaceutici, ingrassati dalle risorse pubbliche, a tenere in pugno la vaccinazione di interi continenti, anche grazie ai contratti segreti stipulati con gli Stati e alla scandalosa proprietà dei brevetti. A sua volta l’esclusione dalla vaccinazione stessa di una parte larga dell’umanità è un fattore di aggravamento del contagio.

La crisi economica mondiale innescata dalla pandemia, più profonda e più estesa della crisi del 2008, si è abbattuta sulla classe operaia come una valanga. Centinaia di milioni di nuovi disoccupati. Incremento dei tassi di sfruttamento. Moltiplicazione del precariato. Legislazioni sociali d’eccezione e abusi padronali dilaganti. Mentre gli Stati borghesi hanno riempito le tasche degli azionisti con nuove elargizioni di risorse pubbliche, e un nuovo massiccio indebitamento pubblico. Un debito che verrà scaricato sui salariati nei prossimi anni con ulteriori misure di austerità e sacrifici.

Non si tratta solamente della miseria sociale. Il capitalismo sta aggredendo la natura come mai era avvenuto in tutta la storia dell’umanità. Gli accordi tra Stati per la riconversione energetica sono costruiti sulla sabbia. Dove domina il profitto, non può regnare il rispetto della natura. I colossi che investono sulle fonti rinnovabili sono gli stessi che continuano a lucrare su petrolio e carbone. I biocarburanti concorrono alla desertificazione di territori immensi con le monocolture invasive impiantate per la loro produzione. Le batterie per l’auto elettrica sospingono il saccheggio di cobalto e litio nel cuore dell’Africa con effetti ambientali devastanti. Il paese al mondo che investe di più nel fotovoltaico è anche il paese più inquinato al mondo, la Cina. Altro che accordi di Kyoto o Parigi, peraltro già irrisi o disdetti! Altro che appelli alla buona coscienza degli individui o dei capi di Stato!

La grande crisi spinge le potenze imperialiste, vecchie e nuove, a disputarsi mercati e zone di influenza. La competizione tra USA e Cina in particolare è la battaglia per l’egemonia sul pianeta nel nuovo secolo. La pandemia l’ha acuita e approfondita. I mari del Pacifico, l’Asia, l’Africa, la stessa America Latina sono il teatro di uno scontro senza risparmio di colpi. Il primato nelle nuove tecnologie è la nuova frontiera di questo scontro. Le guerre commerciali, i protezionismi, i nazionalismi, ne sono effetto e strumento. La grande corsa agli armamenti accompagna la nuova stagione. Saltano i vecchi accordi sugli equilibri nucleari tra USA e Russia. La Cina persegue il pareggiamento militare con gli USA. Il Giappone si riarma. Aumentano i bilanci militari nella stessa Unione Europea. La prospettiva storica di nuovi conflitti sia locali che su vasta scala rientra fra gli scenari possibili.

L’Europa capitalista è stretta nella morsa tra USA e Cina. La competizione globale ha spinto gli imperialismi europei (Germania, Francia, Italia, Spagna e Gran Bretagna) a realizzare una concentrazione dei propri sforzi per partecipare alla contesa mondiale. Il ricorso per la prima volta all’indebitamento continentale (Recovery Plan) è un portato di questa scelta, sullo sfondo della pandemia. Ma il volume delle risorse impiegate è molto inferiore a quello dei poli imperialisti concorrenti, i tempi e processi della vaccinazione sono assai più lenti. Il divario con USA e Cina pertanto si accresce. Mentre proprio la polarizzazione tra USA e Cina acuisce i contrasti tra gli interessi nazionali in Europa. Tra l’interesse tedesco alla relazione economica con la Cina, la spinta atlantista di Draghi quale sponda a Biden, le ambizioni egemoniche della Francia.

I lavoratori e le lavoratrici d’Europa non hanno nulla da spartire con nessuno degli interessi in campo. Né con gli interessi dell’europeismo borghese, né con quelli del nazionalismo reazionario. Il governo di unità nazionale di Mario Draghi in Italia tra liberal borghesi e populisti reazionari dimostra una volta di più che l’unica vera alternativa è tra capitale e lavoro.

“Proletari di tutti i paesi, unitevi!” scriveva Marx nel Manifesto. È una parola d’ordine più attuale che mai. È l’unica parola d’ordine che può sancire l’autonomia dei lavoratori da tutti i loro avversari. È una parola d’ordine rivoluzionaria. Contro l’europeismo borghese, contro i sovranismi nazionalisti, per un’Europa socialista.

Il riformismo è un’illusione senza futuro. Le riforme furono possibili nei trent’anni “gloriosi” del dopoguerra grazie al boom della ricostruzione capitalista e all’esistenza dell’URSS. Quella stagione è morta da tempo e per sempre. L’epoca nuova che attraversa il mondo pone ovunque all’ordine del giorno la distruzione delle vecchie conquiste sociali e l’attacco ai vecchi diritti democratici. Tutto ciò che era stato conquistato viene messo in discussione. L’alternativa di prospettiva storica è quella tra rivoluzione e reazione. O il movimento operaio rovescia il capitalismo, o il capitalismo trascinerà le giovani generazioni verso un futuro di miseria, di crisi ambientali, di guerre.

È falso che la classe operaia non esiste più o non può più lottare. I salariati non sono mai stati così numerosi al mondo. È vero, si trovano da tempo sotto i colpi del capitalismo e della sua crisi. Soprattutto in Europa hanno subito rovesci e sconfitte. Ma il conflitto sociale segna diverse parti del mondo, dalle lotte economiche degli operai cinesi allo sciopero di 200 milioni di operai in India, sino alla grande mobilitazione dei giovani lavoratori americani e al loro nuovo interesse per le idee del socialismo. Nella stessa Europa, dove maggiore è la ritirata, molta brace cova sotto la cenere. Intanto il grande movimento delle donne su scala planetaria, il risveglio della giovane generazione contro l’inquinamento e le responsabilità del profitto, indicano gli alleati possibili della classe lavoratrice e di un progetto di rivoluzione.

Ciò che è spaventosamente arretrato non è la forza sociale ma la consapevolezza politica. Vi hanno contribuito in modo determinante le vecchie direzioni riformiste politiche e sindacali del movimento operaio. Prima lo stalinismo e la socialdemocrazia, che hanno distrutto il patrimonio rivoluzionario di un secolo fa. Poi il coinvolgimento delle direzioni riformiste nelle politiche di austerità degli ultimi decenni, dal sostegno ai Prodi alla capitolazione di Tsipras. Ciò che ha prodotto non solo l’arretramento delle condizioni di vita e di lavoro, ma la retrocessione ulteriore della coscienza di classe, e per questa via il suo disarmo di fronte alle suggestioni populiste e reazionarie.

Ricostruire una coscienza classista e rivoluzionaria è oggi il compito dell’avanguardia, in Italia, in Europa, nel mondo. È un lavoro difficile e controcorrente, ma è l’unica via.

È possibile condurlo se tutti coloro che condividono questo progetto unificano le proprie energie in una organizzazione, in un partito rivoluzionario d’avanguardia che in ogni lotta e in ogni movimento porti la coscienza e il programma della rivoluzione sociale.

Un partito organizzato su scala nazionale e internazionale.

La costruzione del Partito Comunista dei Lavoratori (PCL) e la sua lotta per la rifondazione della internazionale rivoluzionaria vanno ostinatamente in questa direzione. Unisciti a noi!

Partito Comunista dei Lavoratori

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