Dalle sezioni del PCL

409 lavoratori sacrificati per i profitti del sistema capitalistico locale

1 Aprile 2021

Comunicato stampa del Partito Comunista dei Lavoratori di Cerreto d’Esi (Fabriano) sulla chiusura di Elica

Elica


La notizia che oggi è arrivata dai vertici aziendali di Elica (multinazionale di Fabriano, leader mondiale delle cappe aspiranti, nda) aggrava ulteriormente la situazione economica e sociale del nostro territorio.

Non abbiamo l’intenzione di ripercorrere le vicende di una storia chiara da anni sulla quale più volte ci siamo mobilitati per denunciare le nostre profonde preoccupazioni in una situazione che sembrava navigare nell’oro, nella quale però emergevano grandi e gravi contraddizioni chiare come un palazzo in mezzo al deserto.

Gli esuberi annunciati oggi non sono figli del caso, non sono il prodotto della crisi economica aggravata dalla situazione pandemica, sono invece il risultato di un disegno industriale volto a distruggere occupazione per la tutela dei profitti della famiglia Casoli e del suo amministratore delegato, il Signor Casoli in persona, primo responsabile di questa drammatica situazione.

Sono anni che questa azienda costruisce e investe in processi di delocalizzazione della produzione in territori ad alto sfruttamento e a bassissimo costo della manodopera. Agli occhi dei più attenti queste dinamiche avrebbero dovuto rafforzare il prodotto sul mercato, garantire nuovi sbocchi commerciali a livello mondiale per rafforzare il fatturato aziendale e la sua crescita economica e finanziaria.

Alla luce di tutto questo possiamo affermare che purtroppo questo processo è andato a buon fine. Il gruppo è riuscito a fare tutto quello che si era prefissato, ed oggi però, ha presentato il conto molto amaro ai lavoratori e alle lavoratrici che verranno messi alla porta e scaricati in nome del profitto e degli utili. Le linee produttive verranno spostate in Polonia e questo sancirà la chiusura di uno degli stabilimenti del nostro territorio, quello di Cerreto d’Esi.

L’azienda rivendica di aver investito negli anni somme importanti sul nostro territorio, ma che da esse sono arrivate solo ingenti perdite (quasi la metà dell’investimento complessivo). Riteniamo questa affermazione l’ennesimo insulto alla classe lavoratrice sulla quale ora l’azienda intende palesemente spalmare il debito per rientrare dalle ingenti perdite. Questi processi si attivano solo in un modo: licenziamenti di massa e caduta verticale dei costi aziendali.

In questo scenario ora vorremmo fare due considerazioni, una di natura politica e l’altra più sindacale: la prima è che Il sig. Casoli era stato eletto nei palazzi che contano per rafforzare il territorio fabrianese e le sue ragioni. Il dato inconfutabile però è quello che ancora una volta la massa popolare negli anni passati si è fatta illusioni ed errate aspettative. Si è prodotto proprio l’effetto contrario e la presenza parlamentare ha potuto rafforzare gli interessi privati dell’ex senatore, proprietario dell’azienda, in linea con le dinamiche di base del sistema capitalistico che vive sulla repressione degli interessi collettivi e di massa; la seconda è che negli anni le organizzazioni sindacali hanno prodotto una lettura della realtà completamente sbagliata. Vi erano segnali precisi e difficili da non comprendere anche in tempi non sospetti, quello che è emerso invece è stata la volontà di non disturbare il padrone nelle sue azioni, per tenere in piedi la linea di comodo legata alla concertazione che distrugge ogni prospettiva reale di lotta, unico modo per tutelare le ragioni e i diritti della classe lavoratrice.

Le linee produttive non spariscono dalla sera alla mattina. I cali di produzione non possono essere sempre ciclici e legati alle situazioni del mercato. Essi già negli anni indietro erano il prodotto di una linea aziendale precisa, volta alla delocalizzazione più totale di tutti i principali settori aziendali. Non si può festeggiare con i vertici aziendali dopo la presentazione di un piano di sviluppo futuro che nel giro di pochi mesi si è rivelato completamente falso. Non si può far finta di non vedere come stanno realmente le cose! Per questo crediamo che CGIL-CISL-UIL siano corresponsabili di questo disastro e della situazione futura che le 409 maestranze si troveranno a dover sostenere.

Queste sono alcune delle dinamiche che come partito abbiamo sempre denunciato e cercato di far emergere. In questa situazione drammatica però l’unica speranza che i lavoratori hanno è quella di spostare ed innalzare il livello di scontro, per tutelare i posti di lavoro, contro chi ha deciso che questa azienda dovrà sparire dal nostro territorio dopo anni di agevolazioni e sfruttamento.

Partito Comunista dei Lavoratori - Cerreto d’Esi

CONDIVIDI

FONTE