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Cultura e psicologia del complottismo, un fenomeno strumentale al potere

28 Marzo 2021
complottismo


È un po’ come se stessero stillando veleno, con quantitativi esponenzialmente sempre più nocivi e altrettanta crescente spudoratezza, nelle nostre vitali fonti idriche. Eppure tutto ciò, pur se messo in scena platealmente sotto i nostri nasi, passa inosservato sotto i radar fatti di percezione e di consapevolezza. E, come se non bastasse, non solo prendiamo tardivamente e solo parzialmente coscienza del misfatto, ma ne ricerchiamo autori e moventi in alto, scrutando il cosmo infinito costellato da galassie e soli generati della medesima materia della fantasia e delle più plateali esagerazioni.

Questo, parafrasando in parte l’aneddoto, a tratti mitologico, che vede il filosofo greco Talete inciampare e precipitare in un pozzo perché distratto dalla spensierata contemplazione della volta stellata. Ce ne sarebbero decine su decine di esemplificazioni calzanti affidate alla metafora narrativa e filosofica, senza nemmeno allontanarci troppo dalle radici della cultura europea: basti rispolverare per un momento dalla bistrattata cantina delle memorie scolastiche il mito della caverna di Platone, che vede tutti imbambolati di fronte a una parete-schermo a seguire diligentemente giochi di ombre, mentre la trama della vita reale si dipana indisturbata alle nostre spalle, al di fuori della caverna in cui siamo da chissà quanto inconsapevoli serafici prigionieri. Il parallelismo fra le figure proiettate dal fuoco platonico e le più moderne tecnologie è tanto lampante quanto forse pleonastico.

Altrettanto lapalissiano il tema in questione, a portata di tutti eppure sotto il controllo di nessuno (o quasi): l’incontrollata proliferazione di teorie del complotto, di cui il più che trattato caso “fake-news” non ne è che una sottotraccia, la punta di un abissale iceberg. I principali capisaldi di questa eterogenea eppure interconnessa cosmogonia dell’assurdo sono ormai entrati nel bagaglio culturale più popolare e diffuso, sia per riderne (mai scevri da una punta d’insopportabile classismo), sia che per farsene credenti e di conseguenza evangelisti, predicatori: Nuovo Ordine Mondiale, esclusivi baccanali di rettiliani che ricalcano gli stilemi di Kubrick, mistiche regie nelle creazione-gestione sia dell’attuale pandemia che dei relativi vaccino, micro-chip sottocutanei, arzigogolati piani per l’involuzione culturale e la sostituzione etnica, dischi volanti fluttuanti nella zone militari situate in remote località desertiche e chi più ne ha più ne posti in rete.

Appadurai, noto antropologo indiano, nel corso delle sue pubblicazioni fa più volte riferimento ai concetti di “stereotipo” e di “fantasia”, seppure in ambiti differenti da quello in questione: «anche la vita più infelice e disperata, le circostanze più disumane e disumanizzanti, e le più dure ineguaglianze sono ora aperte al gioco dell’immaginazione» [1]. È opinione diffusa che, per quanto esasperati e distorti dall’originale, ogni stereotipo e ogni fantasia abbiano uno zoccolo duro di realtà da cui germogliare. E di conseguenza, utilizzando con pazienza il setaccio della ragione e recuperando i capisaldi del complottismo contemporaneo presi precedentemente a campione, sarà per noi fin troppo semplice rintracciare in mezzo alla fanghiglia le pepite d’oro. Con l’ausilio di questo metodo diverrà dunque lampante che all’ombra dei complotti attorno a occulte regie globali di stampo orgiastico-alieno pasce indisturbato qualcosa di ben più pragmatico e abominevole, forse proprio per queste ragioni rimosso decennio dopo decennio dalla comune coscienza: accentramento monopolistico del capitale internazionale, lobbismo sempre più spudorato, nuove preoccupanti ondate di propaganda liberista su vecchi e soprattutto nuovi media, governi che gettano senza più tema qualsivoglia maschera bipartisan sbandierando ai quattro venti gli interessi che realmente hanno un peso per la borghesia: quelli del capitale, quelli bancari, finanziari e industriali.

Tutto sotto la tiepida illibata luce del sole. Ci penseranno questi innumerevoli specchietti per allodole, che vanno sotto il risibile fenomeno chiamato con sprezzo complottismo, ad accecare l’uomo comune (l’orrorifico analfabeta funzionale, secondo le anime belle dell’ormai autoproclamata sinistra liberale), a canalizzarne rabbia, frustrazioni, preoccupazioni. E ancora: alle spalle della convinzione di un virus creato in laboratorio o addirittura inesistente, la verità ben più scioccante di un’ecatombe mondiale gestita nell’ottica del profitto privato [2] (basti pensare alla gestione del sistema-vaccinazioni); celato dietro il terrore di micro-chip sottocutanei o inoculati tramite vaccino, i progetti e le tecniche di controllo dei lavoratori sempre più distopiche [3] (basti pensare ai precari quanto bistrattati dipendenti del principale colosso e-commerce); soggiacente sotto la fantascientifica crosta delle teorie dell’involuzione culturale e la sostituzione etnica, decenni di quel fenomeno antropologico squisitamente nostrano chiamato “berlusconismo”, mai del tutto processato dagli strumenti di coping post-traumatico a nostra disposizione, che ha impoverito in maniera incalcolabile le nuove generazioni, spingendo tutti a credere che in un paese di millenaria vocazione artistica come il nostro fosse ormai ridicolo pensare di poter mangiare con la cultura, concretizzando nelle nostre menti quella società dei consumi profetizzata da Pasolini [4] e nello scenario circostante dei gelidi non-luoghi di Augé [5]; concludendo questa tragicomica carrellata con i sempiterni dischi volanti, quando nello spazio aereo di gran parte delle nazioni continua a sfilare la virile parata di miliardi di fondi pubblici indirizzati a ricerca e sviluppo in campo bellico, con le disastrose conseguenze sotto gli occhi di tutti non più relegate solamente come una volta al misconosciuto paese bersaglio di turno, ma con effetti nefasti, giusto per fare un esempio, sul sistema sanitario e/o scolastico locale per anni sono state concesse le briciole dei suddetti finanziamenti. Specchietti per allodole, ribadisco, a cui è più facile credere. Come se una misura tanto larga di banalità del male fosse troppa da sopportare.

Tuttavia, proprio come il tipico truffato dalla classica eredità del principe nigeriano, il quale dopo un primo corposo bonifico per sbloccare l’insperata fortuna piombatagli via mail tra capo e collo, nonostante nove decimi del suo essere siano ormai certi di esser stati presi per i fondelli, fa seguire un terzo, poi un quarto e magari anche un quinto versamento, così noi tutti preferiamo continuare a credere. A credere nel complottismo da un lato. A credere tutti scemi quelli che credono nel complottismo dall’altro. Tutto ciò rientra a pieno titolo nella teoria della “dissonanza cognitiva”, introdotta nel 1957 dallo psicologo e sociologo statunitense Leon Festinger, ovvero: «la situazione di complessa elaborazione cognitiva in cui credenze, nozioni, opinioni esplicitate contemporaneamente nel soggetto in relazione ad un tema si trovano in contrasto funzionale tra loro» [6].

Festinger è il medesimo studioso che qualche anno prima, assieme ad alcuni suoi collaboratori, mise in piedi un curioso esperimento [7]: seguire da vicino, arrivando addirittura a unirsi al gruppo, i fedeli di una setta apocalittica del Kansas. Dorothy Martin, sotto lo pseudonimo di Marian Keech nel noto testo scaturito a seguito di questa particolare ricerca sul campo, annunciava con un vasto successo di proseliti, un imminente diluvio che di lì a poco avrebbe distrutto completamente il nostro pianeta. Ad affidarle la temibile profezia, un gruppo di esseri superiori provenienti dallo spazio. Molti seguaci della setta, una volta stabilita una data precisa per la fine della realtà per come la si conosceva, arrivarono ad abbandonare lavoro, famiglie e beni materiali. Quando, una volta raggiunta la deadline, comprensibilmente nulla accadde, quest’ultima venne più volte spostata e rimandata, sino a cadere infine nel vuoto. Nonostante tutto ciò gli studiosi notarono però che, non solo la fede dei membri del culto non usciva assolutamente scossa come ci si sarebbe aspettati da questa clamorosa serie di smentite, ma che ogni cieca credenza ne risultava anzi più che rafforzata. Ecco il sorprendente potere assoluto delle nostre convinzioni! L’arcano mistificatore che ci spinge lungo il sentiero più tortuoso, mentre la risposta più ovvia, che come c’insegna il proverbio sovente è anche la più verosimile, rimane inesplorata.

Rimanendo ancora per un attimo in ambito psicologico, innumerevoli sarebbero gli esempi e gli studi estraibili dal cilindro di ciò che già e stato detto e scritto. Molti spunti ce li offre, all’interno di una sua recente opera intitolata “Il mondo sottosopra” [8], il giornalista, ex docente dell’Università degli Studi Milano-Bicocca e ora insegnante di comunicazione della scienza all'Università di Padova, Massimo Polidoro. Uno dei quesiti che emergono lungo l’iter del testo è proprio questo: perché le persone credono alle teorie del complotto? Rifacendosi alla psicologa sociale Marina Abalakina-Paap [9] si possono stilare almeno cinque punti fondamentali:

1 - Sentimento di alienazione e mancanza di fiducia nei confronti delle autorità. Il tutto induce facilmente a ritenere che esse mentano o comunque nascondano parte dei fatti.
2 - La sensazione d’impotenza, di mancanza di controllo.
3 - Le teorie del complotto giungono in soccorso, nel vano tentativo di semplificare un mondo percepito come troppo complesso.
4 - Le teorie del complotto leniscono inoltre i problemi legati all’autostima dei soggetti in questione.
5 - Le teorie del complotto forniscono infine un facile bersaglio per la propria ostilità.

Come possiamo velocemente desumere da questo scarno estratto riassuntivo, c’è ben poco da sfottere “l’ingenuo complottaro”, quanto da empatizzare con lui, capire, approfondire. La sua rabbia è reale, personale come sociale: è legittima. Andrebbe compresa e meglio indirizzata, non derisa.

Ma perché si tratta di un fenomeno strumentale al potere? Non solo per via del suo effetto-esca da me descritto nell’incipit di questo articolo, che porta l’occhio verso le stelle mentre il pozzo del villaggio viene dissacrato. È un fenomeno strumentale al potere anche perché scalfisce fino al midollo l’attivismo dell’uomo, gettando cherosene sulle braci dell’apatia e della rassegnazione. Le teoria del complotto hanno di fatti dei costi molto alti dal punto di vista psicologico-sociale. Polidoro cita a questo proposito una ricerca del 2013 [10]: «Un primo effetto negativo è quello di indurre un senso di impotenza politica. […] È qui che populismo e complottismo si trasformano in un tribunale che emette solo condanne, quasi sempre senza portare prove, costantemente alla ricerca di un colpevole per tutto ciò che va male, e quasi sempre lo trova in qualche minoranza: gli immigrati, gli ebrei, i rom, gli omosessuali […] In effetti, il complottismo nasce da autentici problemi che riguardano l’ambiente, la sicurezza, la salute…ma anziché mettere a fuoco le cause di tali problemi per tentare di affrontarli e di risolverli, si concentra su dettagli insignificanti, li ingigantisce e li distorce, identificando capri espiatori e finendo per disperdere tutte quelle energie che, diversamente impiegate, potrebbero portare a un reale cambiamento» (Polidoro op. cit., pp.252-254).

Per me, come per tutte le compagne e i compagni, l’unico reale cambiamento possibile e duraturo è quello sistemico, quello marxista, quello inserito in un’ottica di recupero e ripresa della lotta di classe. Riappropriamoci di questa rabbia sacra, accompagniamo i più confusi in questa riappropriazione, camminando insieme verso la verità nascosta in piena vista.




Note

1 - APPADURAI, A. (2012) Modernità in Polvere, Milano, Raffaello Cortina Editore, p.74, prima edizione 2001.
2 - PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI (29/01/2021): Pfizer, AstraZeneca, Moderna... La vaccinazione di massa ostaggio del profitto.
3 - YEGINSU, C. (01/02/2018) If Workers Slack Off, the Wristband Will Know. (And Amazon Has a Patent for It).
4 - PASOLINI, P.P. (2015) Fascista, in Scritti corsari, prefazione di DI STEFANO, P., Milano, Edizioni Corriere della Sera, pp. 282-283, prima edizione.
5 - AUGÉ, M. (2018) Nonluoghi. Introduzione a un'antropologia della surmodernità, Milano, Elèuthera, prima edizione.
6 - WIKIPEDIA, Dissonanza cognitiva.
7 - FESTINGER, L.; RIECKEN, H.W.; SCHACHTER, S. (2012) Quando la profezia non si avvera, Bologna, Il Mulino, prima edizione 1956.
8 - POLIDORO, M. (2019) Il mondo sottosopra, Segrate, Piemme.
9 - ABALAKINA-PAAP, M.; STEPHAN, W.; CRAIG, T.; GREGORY, W. (1999) Beliefs in Conspiracies, Political Psychology, 20(3), 637-647.
10 - JOLLEY, D.; DOUGLAS, K. M (2014) The social consequences of conspiracism: Exposure to conspiracy theories decreases intentions to engage in politics and to reduce one's carbon footprint, British Journal of Psychology, 105(1), 35-56.

Matteo Nunner

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