Rassegna stampa

Lambrate soffia sulla "secessione"

19 Marzo 2008

Di passaggi di paesi da una regione all’altra ce ne sono stati più d’uno in passato, ma i casi di quartieri urbani che vogliono staccarsi dalla propria città di appartenenza per diventare comuni autonomi si contano sulle dita di una mano. Alcuni di questi accadono proprio a Milano, e precisamente a Lambrate, dove da qualche tempo si sono formati i ‘Comitati Costituenti per Lambrate Comune Autonomo’ che vorrebbero lasciare l’amministrazione centrale e tornare ad essere un comune a se stante, come era fino al 1923. Con tanto di sindaco, municipio, consiglio comunale e consiglieri in base al numero degli abitanti. E naturalmente una nuova carta d’identità per tutti i cittadini del Comune di Lambrate che, a tracciarne i confini sulla cartina di Milano, sono tantissimi. Circa 80 mila su un’area che comprende via Palmanova, via Leoncavallo, via Casoretto, via Ampere, via Vallazze e via Teodosio, via Ponzio, via Aselli, viale Argonne, via Mario Scalchi e infine l’Ortica fino a Segrate. «Non è un fatto leghista – spiega Diego Gelmini, promotore dell’iniziativa -. Ma una filosofia portante più vicina ai cittadini e ai bisogni della popolazione. Nasce da un principio di multicentricità per ridare valore e rendere vivibili gli ambienti urbani e ai luoghi di aggregazione al di fuori del centro città».
Perché è proprio qui, nelle periferie, che cresce l’insoddisfazione dei cittadini verso un’amministrazione centrale che non si occupa dei loro problemi, anzi li trascura del tutto. «I cittadini hanno la sensazione di essere abbandonati da Palazzo Marino – spiega Leo Siegel, presidente della Commissione Lavori Pubblici, Territorio di Zona 3 – e questo è un dato di fatto. I rapporti con le periferie non sono assolutamente buoni da un punto di vista amministrativo, non c’è dialogo, né confronto. Quello che è in discussione è la ragion d’essere dei consigli di zona: così come sono impostati, non servono a nulla».
Ma all’interno del consiglio di zona 3 c’è chi pensa che questa sia soltanto una risposta demagogica e fuorviante ai problemi del quartiere. «È la loro parte politica che lascia le periferie da anni in uno stato di abbandono e trascuratezza – ribatte Luca Prini del Partito Comunista dei Lavoratori, zona 3 – e che è responsabile dell’attuale situazione di incuria e degrado, privilegiando gli interessi delle grandi cordate immobiliari e finanziarie».
Nonostante le contestazioni, la parte legislativa per costituire il Comune Autonomo di Lambrate è già stata avviata e deve essere depositata in Regione. «Stiamo costruendo il progetto – aggiunge Diego Gelmini -. Da un punto di vista legislativo non è più necessario il referendum, ma noi lo vogliamo fare lo stesso per capire cosa pensa davvero la gente».
La voglia di secessione non colpisce solo gli abitanti di Lambrate, ci stanno pensando anche a Rogoredo, Baggio e Santa Giulia. E a Greco – Milanese, il quartiere della via Gluck, il presidente dell’associazione della zona, Giuseppe Amato è ormai deciso a seguire i colleghi lambratesi. «Siamo una periferia abbandonata – spiega Amato -. Fino al 1923 Greco – Milanese era un comune con una propria identità culturale e un centro storia. Poi abbiamo perso tutto».

Giulia Guerri

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FONTE

  • luca.prini@libero.it