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Fukushima. Dopo dieci anni continua il crimine del capitalismo

11 Marzo 2021
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Un mostro immaginario in Giappone rappresenta la resistenza a tutto l’orrore vissuto dalla sua gente dalla fine della Seconda guerra mondiale. Un incubo nucleare provocato dal capitalismo e dall’imperialismo, scatenato dagli ordigni atomici di Hiroshima e Nagasaki, e negli ultimi dieci anni dalla tragedia provocata dalle radiazioni fuoriuscite dalla centrale nucleare di Fukushima.
Godzilla, il mostro nato dalle profondità dell’Oceano dopo la distruzione nucleare della fine del secondo conflitto mondiale, è esposto in sculture in tutto il Giappone, e rappresenta la rabbia e la forza della natura risvegliata contro il potere che ha portato la morte e la distruzione. La leggenda e la cultura popolare lo individua come la forza della ragione contro quella del potere, che non rispetta la natura e le sue leggi. In effetti il capitalismo e la sua logica irrazionale sono i soli responsabili della tragedia di Fukushima e di tutte le catastrofi che falsamente vengono addebitate alle forze indomabili della natura.

Il terremoto di Tohoku dell’11 marzo 2011 è stato così violento che ha spostato l'asse terrestre di quasi dieci centimetri e ha modificato quella costa del Giappone per oltre due metri. Il terremoto e il conseguente tsunami con maree alte più di 15 metri hanno ucciso circa 20.000 persone.
Come un incubo che risveglia le peggiori paure del popolo giapponese, e a dieci anni dal disastro nucleare di Fukushima, a metà dello scorso febbraio un sisma di grado 7,3 ha aggravato i danni della centrale nucleare della TEPCO, il gigante industriale dell’energia che gestisce l'impianto. Si sono aggravate le falle presenti nelle camere di contenimento primarie dei reattori 1 e 3, che hanno abbassato i livelli dell’acqua di raffreddamento del nocciolo. Nel 2011 il mondo ha assistito con apprensione nelle ore successive al sisma allo tsunami che ha colpito la costa e le centrali nucleari giapponesi, tra cui appunto Fukushima Daiichi. TEPCO e il governo giapponese sapevano che questo sarebbe potuto accadere. Solo quattro anni prima, la centrale nucleare di Kashiwazaki-Kariwa, gestita sempre dal colosso dell’energia, sulla costa nord-occidentale del Giappone aveva subito seri danni per un terremoto di magnitudo sette. 

Quelle centrali in Giappone non dovevano essere progettate, e tanto meno realizzate in quel tratto di costa e nella provincia di Fukushima, talmente erano evidenti sia l’alto rischio che le probabili conseguenze catastrofiche, ma si è preferito rincorrere il profitto. Dopo dieci anni i danni ambientali e i livelli di inquinamento causati dalla catastrofe della centrale nucleare, oltre alle più di 20.000 vittime, oltre alle decine di migliaia di sfollati che vivono ancora in condizioni ed abitazioni precarie, fanno di questo un crimine che continua ad avere conseguenze sulla vita quotidiana dei cittadini.
Tutto questo porterebbe alla messa in discussione del sistema economico attuale e a falsi indirizzi ecologici in chiave riformista, ma i progetti capitalistici internazionali sono ben altri, e passano sulla testa sia del popolo giapponese che sugli indirizzi globali minimi di difesa ambientale. Addirittura si invoca oggi da vari settori economici e politici l’energia nucleare come la bacchetta magica che potrebbe fermare i cambiamenti climatici.

La tragedia di Fukushima è un crimine che continua nel tempo. Dopo l’incidente il governo ha stabilito delle zone di evacuazione obbligatorie: la prima zona per chiunque si trovava entro un raggio di due chilometri, poi per altri 10 chilometri e poi oltre 30. Più di 160.000 persone sono state evacuate da queste zone. La disordinata migrazione tra le radiazioni ha provocato altre migliaia di morti, in particolare tra gli anziani e i più deboli senza alcuna cura medica. In quei giorni, in quei momenti, era tornato l’incubo nucleare degli ordigni esplosi a Hiroshima e Nagasaki. La forza delle onde gigantesche dello tsunami ha disabilitato i generatori che alimentano il sistema di raffreddamento della centrale. La temperatura al suo interno ha raggiunto i 2.300 gradi Celsius. Le barre di combustibile nucleare, che richiedono un intenso raffreddamento idrico, si sono sciolte rapidamente. Il fango di uranio, il corium, ha perforato le fondamenta e ha reso tre reattori un rottame impenetrabile di acciaio fuso, cemento cristallizzato e scorie nucleari.
Poi le deflagrazioni di idrogeno hanno annunciato il punto di non ritorno. Tutte le barriere di contenimento sono state frantumate e i fluidi radioattivi sono fluiti sottoterra e nel mare.
Ma la prima mossa del governo giapponese è stato l’uso della menzogna. Nel pieno dell’autodistruzione della centrale nucleare, i funzionari della TEPCO hanno rilasciato dichiarazioni alla stampa dove assicuravano al mondo che i reattori erano stabili e sotto controllo, che il combustibile veniva raffreddato e contenuto, e che non c'erano rischi per la popolazione. Per un anno hanno tenuto nascosto che la struttura della centrale fosse crollata. Solo nel 2016 il presidente della TEPCO Naomi Hirose ha ammesso che la verità era stata nascosta in accordo con il governo. Il governo disponeva di sistemi all'avanguardia per rilevare e prevedere la diffusione delle radiazioni in caso di incidente nucleare, ma quando enormi quantità di materiale radioattivo si sono diffuse nell'ambiente a seguito delle esplosioni, i dati reali sono stati tenuti nascosti all’opinione pubblica per più di un mese dopo il disastro. La Commissione per la sicurezza nucleare del governo in seguito ha ammesso l'inganno e ha apertamente confessato di aver nascosto la verità per il timore di disordini sociali.

Oggi città come Futaba, Tomioka e Okuma sono agglomerati fantasma. L’unità di misura della contaminazione radioattiva è specificata in sievert (Sv). La radiazione nel bacino di contenimento primario crollato è di circa 650 Sievert/ora. La dose mortale è di 10/50 Sievert/ora, che per 5-10 minuti di esposizione porta alla morte in una settimana. Ma bastano 5/10 sievert per morire in due settimane dopo un’esposizione di 20 minuti alle radiazioni.

Nelle zone limitrofe alla centrale, per un raggio da 20 a 40 km, stando alle ultime misurazioni, ancora oggi i livelli di radiazioni sia nelle zone chiuse che nelle aree aperte al passaggio sarebbero altissimi, da 5 a oltre 100 volte più alti del limite massimo raccomandato (circa 0,2 a 0,5 Sv). Non solo: questi livelli rimarranno in tutto il territorio per decine di anni.
Il governo e i capitalisti giapponesi hanno fretta di riportare le apparenze verso una falsa normalità, e continuano a mimetizzare il loro crimine. Molti rapporti ed indagini internazionali hanno dimostrato come il governo giapponese stia addirittura deliberatamente ingannando gli organismi e gli esperti delle Nazioni Unite che si occupano di violazioni dei diritti umani. Sono state documentate estese le violazioni del governo, in particolare per quanto concerne lavoratori impiegati per le bonifiche.
La tragedia dell’evacuazione di massa di tutta la l’area di Fukushima ha portato moltissime famiglie di lavoratori nella disperazione. Famiglie che ora vengono sfruttate per le pericolose operazioni di bonifiche senza diritti, con insufficienti protezioni e con paghe da fame, dentro un’emergenza schiacciata tra gli interessi di mafie locali, sindacati debolissimi e politici corrotti. È previsto che le bonifiche del territorio in queste condizioni dovranno continuare per almeno mezzo secolo. Tutto il mondo però si appresta a partecipare all’assurda vetrina delle Olimpiadi tra i crimini generalizzati e nascosti alla popolazione giapponese, in una dimostrazione di forza del capitalismo post-pandemia di Covid 19.

Solo la lotta di classe può riportare giustizia, contrapponendo alla forza della barbarie la forza di un possibile e necessario programma di un futuro governo dei lavoratori. Tutta l’area del Pacifico è un teatro di confronto tra i blocchi imperialisti. La corsa al riarmo nucleare, il confronto militare tra le varie potenze in campo si susseguono velocemente. Chi detiene il controllo dell’energia nucleare è anche in grado di padroneggiare la produzione di ordigni atomici.

Il nucleare è nato nel secondo conflitto mondiale come arma di distruzione di massa, e il Giappone è stato il primo teatro di morte per questa tecnologia militare. L’energia generata dalla manipolazione delle forze dell’universo sotto il controllo del capitalismo è un vero abominio. Nata per essere un’arma potentissima dell’imperialismo, viene utilizzata anche come risorsa di energia da un capitalismo predatorio. Una fonte di energia costosissima e non conveniente persino per un capitalismo sempre più in crisi, ma fonte di forza e potere politico per le borghesie al potere.
Fukushima e le tragedie che l’hanno preceduta ne sono la prova lampante. I marxisti rivoluzionari non possono dimenticare che le prime vittime dei crimini come quello in atto in Giappone sono i lavoratori, impiegati e sfruttati nei progetti industriali e nelle conseguenti catastrofi in nome del profitto. Solo la lotta di classe e un programma di rivoluzione globale sono in grado di difendere il pianeta da queste barbarie.

Ruggero Rognoni

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