Dalle sezioni del PCL

Come ti abolisco la povertà

Ovvero le metropoli a Cinque Stelle e l’oscenità della miseria

10 Febbraio 2021
appendino


Torino, 4 febbraio. Da Piazza Castello a via Cernaia passando per Corso Vinzaglio imperversano, aitanti e tosti, i poliziotti dei fermi razzisti, dei cazzotti in questura, dei fatti di piazza Santa Giulia, degli sfratti e degli sgomberi dei poveri prima e durante la pandemia; gli agenti impuniti e temprati, negli ultimi anni, in efferatezza e barbarie sul fronte valsusino, che da questa città saprebbero dar lezioni di macelleria messicana al restante corpo d’Italia. Con le loro posture da dobermann, i loro occhi di squalo, stesso colore delle visiere, il loro culturismo da gorilla. Ma non sono da soli questa volta: li accompagnano i vigili urbani. Cosa vanno a fare? Si accingono a sgomberare, con quella spietatezza che è, per lo Stato borghese italiano, una vera coccarda di ordine europeo, i senzatetto che, rischiando la morte e spesso morendo, passano l’inverno su fradici giacigli di fortuna sotto i portici. Nemmeno più sulle panchine perché - impossibile non notarlo - la nuova eugenetica architettonica dei centri-città da qualche tempo ha elaborato supporti ischiatici e panche pubbliche scientificamente anti-vagabondo. Queste persone, molte anziane e malate, continuano a vivere esposte a ogni intemperie meteorologica e sanitaria, che oggi si aggrava nel turbine dell’emergenza epidemiologica. La civiltà borghese non se ne occupa e non se n’è mai occupata, anzi fa di tutto per declassare i proletari nel sottoproletariato. Quanti cartelli si leggono con su scritto «Ho perso il lavoro e la casa! Aiutatemi»? Come dimenticarsi di tutti i migranti finiti per strada, morti in incidenti, suiciditasi con la chiusura dei centri di accoglienza ordinata dai Decreti Sicurezza? Proprio quei decreti, dimostrano le operazioni di «sanificazione urbana» di questi giorni, non hanno mai smesso di agire, di criminalizzare la miseria e la lotta per uscire dalla miseria. Al netto di qualche ritocco d’immagine (con buona pace di grillini come Emanuela Corda che invece lamentano come un inopportuno smantellamento!), continuano a esercitare il loro potere oggi sotto la nomina della ministra degli Interni Luciana Lamorgese nell’esecutivo PD-M5S, come nel precedente Lega-M5S. La coalizione, cioè, che i Decreti Sicurezza ha ideati e applicati.

La ragione di questo spettacolo osceno è tutta interna a quel fenomeno che prende il nome di gentrificazione o, come la chiama la borghesia, «riqualificazione». I centri delle città si espandono e diventano gallerie commerciali a cielo aperto per il solo ceto abbiente, le residue aree verdi lasciano il posto alle multinazionali, case popolari sono ristrutturate e i prezzi aumentati a dismisura, offrendo pittoresche visuali da cartolina a giovani famiglie di borghesotti o divenendo studentati a cinque stelle, è il caso di dirlo, per figli di papà. I questuanti, i relitti, gli ambulanti senza licenza – che costa determinati prerequisiti di cittadinanza, tempo e denaro di cui il bancarellaro da tappeto non dispone – sono perseguitati dalla polizia fino a essere cacciati dal proprio angolino di marciapiede. È il processo che investe l’intera zona di Porta Palazzo con la decimazione del mercato delle pulci, del quartiere Aurora con lo sgombero dell’ex Asilo occupato per far posto agli stabilimenti della Lavazza, ecc ecc.
Così i poveri, gli indesiderabili, le macchie sulla scintillante veste da sera della borghesia sabauda vengono rimosse e scaricate là, ai margini, in periferia, lontani dalla coscienza. Di questa borghesia sabauda è più che rappresentativo ritratto Sua Altezza Chiara Appendino: sindaca dal 2016, laureata alla Bocconi, figlia del vicepresidente esecutivo di Prima Industrie nonché vicepresidente della SIRI, consigliere della UCIMU, presidente della ManuFuture Italia, fondatore e megadirettore galattico di Prima Power Suzhou, sostenitore della “flessibilità come unica via per la crescita dell'economia” in Italia e ben oltre, giacché, da socio di Finlombarda e Confindustria-Piemonte, è consigliere d'amministrazione delle due Power Suzhou SPA in Cina. E se anche il coniuge di Chiara Appendino, Marco Lavatelli, condivide la passione per l'imprenditoria domestica non è certo perché ha ereditato la ditta di famiglia presso la quale la stessa Appendino è manager, ma per esclusive ragioni di meritocrazia, intorno alla quale i 5S hanno fondato una propaganda e un programma.

La giunta comunale torinese, dunque, presieduta da cotanta masaniellità caccia gli ultimi, li priva di tutto, cioè del niente che già li martoria, non lascia loro nemmeno gli animali di compagnia, con l’ardire di irricevibili sortite come: «Questi animali vengono sfruttati senza alcuno scrupolo esclusivamente per le pratiche di accattonaggio. Dietro questi fenomeni si possono celare racket e veri e propri traffici». Abominevole, ma coerente col medesimo nome del partito che governo la città. C’è però un ulteriore spunto di conati nonché di riflessione politica che la Grimilde dei diseredati, e nel complesso il soggetto politico di cui è punta di diamante, offre.
Tacciando lei, del partito del qualunquismo per definizione, di qualunquismo chi attribuisce le operazioni di sgombero alla volontà dell’amministrazione, dichiara:

«Vanno sempre distinte le operazioni compiute dalle nostre forze dell'ordine, nel contrasto a fenomeni di devianza (sic!), da quelle dell'amministrazione comunale. L'identificazione di chi è in strada è un'azione periodica che viene svolta dalle forze dell'ordine, la nostra azione invece è il sostegno, il supporto e l'ascolto di chi è in difficoltà. Sono compiti differenti, con obiettivi differenti, mischiarli è l'azione di una propaganda politica populista che andrebbe semplicemente ignorata.»

Mirabile prestidigitazione cerchiobottistica!
In sostanza: la responsabilità la recherebbero le «nostre forze dell’ordine», la Polizia nazionale, non l’amministrazione comunale. Se il senso di questa precisazione è prendere le distanze dallo sgombero - e non lo è, stante per di più quella nota giustificazionista sui «fenomeni di devianza» - e se questo sgombero si reputa sbagliato, perché continuare a definire le forze dell’ordine, le «nostre»? Perché Chiara Appendino non mobilita la sua città e non la contrappone a questa operazione? Perché non si schiera in prima fila in una marcia a difesa degli ultimi che, a sentir lei, il M5S ha sempre aiutato? Perché non lancia un atto d’accusa pubblico al governo, lo stesso governo composto maggioritariamente dal suo partito che, lo ripetiamo, contro gli ultimi ha votato i decreti più reazionari della storia della Repubblica? Perché non solleva uno scandalo nazionale?
No, non è assolutamente vero che un sindaco non ha poteri, come vorrebbe dar a intendere con questa e precedenti dichiarazioni la delfina del movimento antisistema. Un sindaco ha poteri effettivi, politici e diplomatici. La verità dietro questa sbobba di candida insolenza è, semplicemente, che la sindaca non intende avvalersi di questo potere perché è sempre stata d’accordo con la «nostra» polizia, con la «nostra» magistratura, col «nostro» osservatorio TAV, coi «nostri» appalti, col «nostro» Vaticano, col «nostro» governo, con la «nostra» Unione Europea, col «nostro» imperialismo fuori Europa… In breve col nostro sistema. Col nostro sistema capitalistico.

Questo per la cronaca. Ma persino catapultandoci nel reame degli specchi deformanti (effettivamente ci si arrampica meglio che su quelli dritti) dove si proietta la verità secondo Chiara Appendino che sentenzia «l'appello giusto da fare è quello di sostenere le associazioni caritatevoli che si occupano di accoglienza, ricovero e supporto psicofisico a chi è senza casa», verrebbe da chiedere a lei e ai suoi: che accidentaccio parlavate a fare di rivoluzione se la massima misura sociale che vi permettete è ridurre la giunta a portantina della Caritas?

Ma conosceremmo già la risposta: cari miei ir-retiti, noi parlavamo di rivoluzione digitale. Infatti sulle nostre piattaforme digitali continuiamo a ripetere le stesse cose di cinque, dieci anni fa. Non abbiamo mai accennato alla rivoluzione vera. Cosa vi aspettavate?
E per una volta sarebbe la verità.

Salvo Lo Galbo

CONDIVIDI

FONTE