Rassegna stampa

ELEZIONI: FERRANDO,COMUNISTA VECCHIO STAMPO PER FARE NUOVA ITALIA

"Se vincessi rinazionalizzerei molto, pur da aperto a pluralismo"

18 Marzo 2008

Roma, 16 mar. (Apcom) - "Solo una prospettiva socialista su scala internazionale può liberare il mondo dalla regressione storica che l'attraversa": il programma del Partito comunista dei lavoratori non lascia dubbi sulla prospettiva che intende proporre agli elettori. Il candidato premier, nonché segretario di questa formazione nata da una costola di Rifondazione è Marco Ferrando: nel 2006 fu escluso all'ultimo minuto dalle liste del Prc al Senato a causa di alcune prese di posizione su Israele, sulla guerra in Iraq e il diritto alla resistenza armata degli iracheni, giudicate inaccettabili da Fausto Bertinotti.

Nato a Genova il 18 luglio del 1954, docente di storia e filosofia al liceo scientifico statale Arturo Issel di Finale Ligure, volto inconfondibile, incorniciato da un barbone ottocentesco e animato da una voce tonante altrettanto caratteristica, Ferrando ha una storia politica che risale ai gruppi di estrema sinistra degli anni 70: da Lotta comunista alla Lcr, al meno conosciuto Gruppo Bolscevico-Leninista. Dopo l'adesione a Democrazia proletaria, il leader del Pcl è confluito nel 1991, con tutto il partito, in Rifondazione comunista, nella quale ha animato una minoranza quasi sempre molto critica rispetto alle scelte dei segretari in carica, prima Sergio Garavini poi Fausto Bertinotti e alle alleanze con l'Ulivo.

Il Pcl accusa la sinistra e i sindacati di aver accettato da vent'anni "di negoziare sulla piattaforma del padronato" e propone quindi di ribaltare questa logica, dicendo 'no' ad ogni nuovo sacrificio, per rivendicare fra le altre cose "un forte aumento di salari e stipendi; l'abolizione di tutte le leggi di precarizzazione del lavoro; l'abrogazione delle controriforme pensionistiche e il ritorno della previdenza pubblica a ripartizione".

Le risorse? "Non solo esistono - si legge nel programma del Pcl - ma sono immense. Basta prenderle là dove sono", e per questo il Pcl propone la rinazionalizzazione di tutte le grandi aziende privatizzate negli ultimi vent'anni, la nazionalizzazione delle industrie in crisi o inquinanti, la nazionalizzazione delle assicurazioni e delle banche". Ma l'Italia governata da Ferrando cambierebbe volto sotto tutti i punti di vista, perché si baserebbe su una "democrazia fondata sull'autorganizzazione democratica dei lavoratori stessi e delle larghe masse popolari, con rappresentanti eletti direttamente nei luoghi di lavoro e sul territorio". Unione sovietica? Non proprio, perché il Pcl propone un assetto pluralistico, "con il più ampio e libero confronto tra diverse proposte, candidature, organizzazioni, partiti".

APCOM - da http://notizie.alice.it

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FONTE

  • mikmak@infinito.it