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Le balle insultanti della Stampa sui rider

Spudorata propaganda dei giornali al servizio (come sempre) dei padroni

20 Gennaio 2021
rider_Lastampa


È di giorni fa la notizia di un rider che riesce a guadagnare 2000 euro al mese (Da commercialista a rider felice, La Stampa, 15 gennaio). Notizia di per sé ampiamente criticata, poi smentita da diverse testate, fino al giornale stesso che l'ha pubblicata.
Senza entrare nel vivo della polemica, che poco ci interessa poiché sappiamo bene quali sono le condizioni dei rider, e dei rider abbiamo già scritto molto, se è vero che il rider Emiliano Zappalà (persino il nome è risultato essere falso) di cui parla l'articolo della Stampa guadagna 2000 euro (ma a volte fino a 4000) al mese, questo non può essere preso come caso tipo.
La Stampa aggiunge alla fine dell’articolo una nota, dove smentisce parte dell’articolo. In particolare, che un rider guadagna mediamente 7.50€ l’ora, e in media 839€ al mese.

Quello che ci interessa però è il messaggio di fondo trasmesso da questa notizia. Un messaggio che delinea perfettamente il pensiero medio della borghesia, della nostra classe dominante: lavora sodo, lavora molto, non lamentarti e i risultati arrivano! I risultati non arrivano? Allora vuol dire che sei tu lavoratore il problema. Evidentemente sei tu stesso la causa del fatto che non trovi lavoro o che invece di guadagnare 2000 euro al mese ne guadagni a malapena 600. Chiaro, no?

Nell’epoca del CoViD molti si sono dedicati al lavoro di rider, ed è molto aumentata la richiesta di consegne. Molti di essi lamentano di essere sottopagati, spesso di fare consegne per pareggiare i costi, dipendenti spesso da una app controllata da un sistema con dietro una multinazionale che rifiuta qualunque tipo di trattativa. Una nuova falange di classe operaia sottoposta ad uno sfruttamento devastante, e chi si lamenta viene immediatamente allontanato e prontamente sostituito.
Ora la notizia di Zappalà, che riesce a guadagnare oltre 2000 euro al mese facendo 100 km al giorno in bicicletta (quasi una tappa del Giro d’Italia, con il borsone sulla schiena a consegnare roba). Uno schiaffo a tutti i riders.

Non ci stupisce la complicità della stampa borghese, che nonostante l'evidenza dei fatti non cede di un millimetro nel diffondere queste fantasticherie, per portare avanti il sogno liberale dello sfruttamento giocando sulla crisi di migliaia di lavoratori che oggi più che mai sono sotto la ghigliottina padronale.

Riproponiamo quindi l’unità di tutti i lavoratori con la lotta dei rider, proprio ora che sono diventati una categoria fondamentale per buona parte del commercio, insieme ai lavoratori della logistica.

Partito Comunista dei Lavoratori

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