Dalle sezioni del PCL

LA COOP NON SIAMO NOI.

MA POSSIAMO FARE DI PIÙ!

15 Marzo 2008

In merito alla vicenda della lavoratrice madre precaria di Mirandola scaricata da Coop Estense, il Partito Comunista dei Lavoratori ritiene che la successiva presa di posizione di Coop Estense risulti eccessiva e grave.

Appare normale pensare che una lavoratrice madre e precaria, dopo 4 contratti di lavoro a tempo determinato e per di più con una storia familiare ben conosciuta dal datore Coop Estense, abbia quanto meno diritto a veder riconosciuto il valore della professionalità acquisita in 2 anni e mezzo con duri sacrifici per la sua famiglia.

Non ce lo aspettavamo che proprio Coop Estense, da sempre impegnata in massicce campagne pubblicitarie all'insegna della solidalitarietà, dell'etica e della lotta allo sfruttamento nei paesi poveri, potesse arrivare a tanto. Le dichiarazioni sul tema della precarietà contenute nei cartelloni esposti nei punti vendita all'indomani della triste vicenda e ribaditi sull'ultimo numero della rivista riservata ai soci Coop "Consumatori" non sono assolutamente accettabili.

Il Partito Comunista dei Lavoratori respinge con forza l'idea che la flessibilità del lavoro rappresenti una opportunità, una "occasione di lavoro", un'esperienza in più da aggiungere al proprio curriculum in attesa del prossimo lavoro precario e sfruttato, una possibilità per "cercare lavoro a 360 gradi".

Da un lato Coop Estense elogia l'attività del Governo Prodi ed esalta la "magnifica" riforma del welfare, che obbliga il datore di lavoro ad assumere a tempo indeterminato i precari che hanno lavorato per almeno 36 mesi; dall'altra parte non si pone neppure il problema e correre il rischio di dover adempiere a quell'obbligo: è sufficiente lasciare a casa le donne precarie dopo 30 mesi di lavoro. Così poi potranno cercare con comodo un altro lavoro a 360 gradi. Cioè precario.

Il precariato non si combatte con l'eliminazione dei precari, ma con un'altra logica di società, basata sulla dignità ed il lavoro e non solo sul profitto.

Coop Estense giustifica il precariato con le logiche del mercato, la crisi dell'economia e del mercato, la modernità: siamo abituati a sentire questi discorsi provenire da un'altra parte della società, non dalla società che vogliamo. Coop Estense si erge a paladino della difesa del potere d'acquisto delle famiglie e dell'impegno delle fasce più deboli. Che lo dimostri al di là dei proclami elettorali: la smetta di sfruttare le lavoratrici madri per usufruire dei vantaggi previdenziali e sgravi fiscali, basta con lo sfruttamento dei lavoratori interinali all'interno dei negozi Coop, basta con i falsi "rappresentanti" e "visitatori" che altro non fanno che riempire gli scaffali senza la sicurezza garantita ai dipendenti.

Perché nelle assemblee annuali dei soci di Coop Estense non vengono dati i numeri del precariato e di quanto è stato fatto per combatterlo? Ormai da troppo tempo le pubbliche assemblee dei soci sono la sola occasione per poter andare a ritirare il premio di partecipazione, come succede nelle trasmissioni televisive.

Un altro mondo è possibile: noi stiamo dalla parte dei lavoratori. Sempre.

PCL - Modena

CONDIVIDI