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La strage ferroviaria di Viareggio

La sentenza della Cassazione: dal disastro ferroviario al disastro... giudiziario

10 Gennaio 2021
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Nessuno può dimenticare cosa avvenne a Viareggio nella notte tra il 29 e 30 giugno 2009, poco prima della mezzanotte.
Ci fu l'ennesima strage ferroviaria, con 15 morti immediati e circa 30 feriti gravemente ustionati. Diciassette di loro moriranno successivamente in modo atroce, portando il totale dei morti a 32.
Una cisterna di gas liquido che viaggiava su un carrello del treno merci deragliò in prossimità della stazione di Viareggio; nel rovesciamento la cisterna urtò un paletto, si squarciò e il gas fuoriuscì. Il gas si sparse per alcune centinaia di metri mentre diventava miscela con l'ossigeno e, sembra innescato dalla candela di un motorino che transitava nella strada a fianco, esplose con fiamme ovunque orizzontalmente e verticalmente.
Furono colpiti alcuni che transitavano al momento e chi, vista l'ora, stava dormendo nelle case più vicine, lato monte, in via Ponchielli.
A causare il disastro, come dirà l'istruttoria, una serie di concause: l'alta velocità, nonostante l'attraversamento della stazione; un assile "difettoso" che ha ceduto e fatto deragliare il vagone; il picchetto che non doveva esserci e che ha squarciato la cisterna.

Ci sono stati due gradi di giudizio, a Lucca e a Firenze, che avevano individuato responsabilità nei massimi dirigenti di Ferrovie dello Stato e Rete Ferroviaria Italiana. Venerdì scorso, a Roma, la Cassazione ha capovolto le sentenze.
Questo sotto è quanto comunica l'area di minoranza CGIL "Il sindacato è un'altra cosa" della Toscana:

L’8 gennaio la IV sezione della Corte di Cassazione ha emesso il suo verdetto.
Le società sono assolte, l’omicidio colposo è prescritto per l'esclusione dell'aggravante della violazione delle norme sulla sicurezza nel lavoro, le condanne annullate con rinvio alla Corte d'Appello di Firenze, anche per l'ex Ad della holding FS e di RFI, cavaliere del lavoro, mah...uro Moretti.
Assoluzioni, prescrizioni, annullamenti! Ribaltate le sentenze di 1° grado del 31 gennaio 2017 a Lucca e d’Appello del 20 giugno 2019 a Firenze.
Innanzitutto, esprimiamo la nostra solidarietà ai familiari delle 32 vittime e ai gravissimi ustionati di quella tragica e maledetta notte del 29 giugno 2009.
Denunciamo una sentenza vergognosa che colpisce sindacati, delegati RLS/RSU e attivisti sindacali impegnati nella dura lotta per la sicurezza e la salute nei luoghi di lavoro.
Non aver riconosciuto l’aggravante della violazione delle norme sulla sicurezza sul lavoro rappresenta un precedente preoccupante, inquietante e pericoloso, teso a mettere in discussione la legislazione vigente su sicurezza e salute nei luoghi di lavoro. E’ una sorta di istigazione per le società, le imprese, le aziende, a non tenere in seria e debita considerazione le problematiche inerenti e rilevanti per la sicurezza subordinandola, come sempre, ai conti, ai ricavi, ai profitti.
Proponiamo alle realtà sindacali, in primis alla CGIL (della quale siamo iscritti e attivisti), in ogni luogo di lavoro, in ogni azienda, a sostenere questa battaglia politica-sindacale con azioni e forme di lotta (volantinaggi, assemblee, presidi, manifestazioni) sino alla proclamazione di scioperi, per rispondere adeguatamente a un vulnus giudiziario, a fianco di chi è stato calpestato persino il dolore e la determinazione come ai familiari delle vittime e alla città di Viareggio.



e questo il pronunciamento, poche frasi ma significative, dei familiari delle vittime:

Daniela Rombi, vicepresidente del Comitato Familiari, madre di Emanuela, 21 anni, mota dopo 40 giorni di agonia:
"Cercavamo Giustizia, ma abbiamo trovato la Legge".
"Abbiamo osato combattere il potere... ci ha bastonato... ma noi ci siamo già rialzati! Viareggio (e non solo) è in piedi insieme a noi, a testa alta! Ci saremo fino in fondo, tutti insieme!"



Che fare noi, oltre ad essere vicini e presenti a sostenere ogni altro momento di lotta?
Questi anni di tenace lotta dell'associazione dei familiari (fatta anche del rifiuto di facili indennizzi, facili per l'azienda) hanno portato alla creazione di una forte e solidale rete tra tutte le realtà che rappresentano casi di stragi sul lavoro (come per ThyssenKrupp) e per lavoro (come nel caso dell'amianto usato nei treni e in Eternit), e hanno messo a fuoco due vergogne che richiedono di essere rimosse dalle lotte:

1. la mancanza di una vera politica che renda il lavoro sicuro e la sicurezza non mercificabile (le sentenze hanno smascherato il cinismo dei CdA che soppesava, nella pianificazione industriale, la vita dei lavoratori e lavoratrici) con i dividendi da distribuire.

2. l'ancora più vergognosa azione di punizione praticata ai danni dei lavoratori e lavoratrici che hanno osato e osano denunciare il rischio per la salute e la vita. Fedeltà aziendale, la chiamano. In virtù della cosiddetta fedeltà all'azienda, chi lavora deve inchinare la testa, ubbidire, e non fiatare neanche di fronte a rischi di crimine.

Va ricordato che è una realtà prepotentemente emersa durante la pandemia di Covid con le denunce degli operatori sanitari.

Il secondo punto mi fa pensare alla sentenza del Procuratore Marco De Paolis, quando demolì l'impianto difensivo per le stragi nazifasciste. «Nessuno si può trincerare, di fronte ad rischio di crimine contro l'essere umano e, quindi, contro l'umanità, dietro l'alibi dell'ubbidienza».

Domenico Marsili, Partito Comunista dei Lavoratori - sezione di Lucca e Versilia
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