Interventi

L'assalto dei trumpisti e il fallimento della democrazia borghese americana

11 Gennaio 2021
sudista del 2021


Il 6 gennaio a Capitol Hill, sede del Governo degli Stati Uniti che ospita l'edificio con cupola del Campidoglio, il Senato, la Camera dei rappresentanti e la Corte Suprema, si è assistito ad un fatto senza precedenti. La sessione del Senato, che avrebbe dovuto certificare l'elezione a presidente USA di Joe Biden, è stata interrotta dall'incursione nell'aula di gruppi fascistoidi e suprematisti bianchi, sostenitori di Trump, che volevano di fatto impedire che tale sessione si svolgesse.

L'irruzione dei fascisti trumpiani, avvenuta con fin troppa facilità visto anche l'appoggio ed il sostegno delle pochissime forze di polizia spiegate a difesa del Campidoglio, alla fine ha provocato 4 morti e 56 feriti.
Alcune considerazioni possono essere fatte a seguito di quanto successo:

- Si è di fatto aperta una crepa nel cuore delle istituzioni americane, lungi dal mostrarsi come modello di democrazia da esportare (magari anche con le bombe), gli USA hanno dato un immagine di uno Stato diviso e fortemente centrato sul personalismo di Trump, che di fatto negli ultimi 4 anni si era presentato come l'uomo solo al comando.

- Per quanto gravi, gli episodi verificatisi, erano da tempo annunciati. Lo stesso Trump aveva infatti chiamato a raccolta le sue truppe (fascisti-suprematisti-razzisti di vario genere) per impedire che il passaggio di consegne verso il nuovo presidente eletto potesse avvenire; alla luce di tutto questo desta ancora più perplessità la scarsità di polizia utilizzata (specie quando già si sapeva di quanto potesse accadere) ed il ritardo con cui la guardia nazionale è intervenuta (al netto dei selfie che i poliziotti facevano con gli incursori fascisti). Disparità di forze notevole, se si pensa alla quantità di uomini e mezzi che gli USA hanno impiegato per “sedare” le pacifiche manifestazioni dei Black Lives Matter. Come se ci fosse ancora la necessità di certificare la vicinanze tra fascisti e forze di polizia...

- Abbiamo probabilmente assistito ai primi esempi di come Trump, ad oggi titolare del Partito Repubblicano, intende proseguire la battaglia politica, a cominciare, forse, dalle elezioni di medio termine del 2022.
Ci viene restituita un America profondamente divisa, economicamente fragile (rispetto ai soliti standard), e piena di tensioni sociali pronte ad esplodere, un’America che deve ancora convivere col dramma del razzismo. Le macerie lasciate dall'amministrazione Trump sono tante e difficili da arginare, ma non abbiamo nessuna illusione che la futura amministrazione Biden le possa superare.

Negli USA come nel resto del mondo il capitalismo ha fallito. Non ha più niente da offrire ma solo da togliere ai lavoratori e alle lavoratrici. L'emergenza Covid (creato dell'ipersfruttamento ambientale) ha sancito l'incapacità del sistema capitalista di porre rimedio alla crisi. Gli USA con il loro sistema sanitario viaggiano alla velocità di migliaia di morti al giorno. Milioni di giovani saranno disoccupati e condannati a non avere un futuro; la continua erosione di diritti sociali, l'aumento del divario economico tra poveri e ricchi sono oramai divenuti una costante. Solo la classe operaia può invertire questa tragica tendenza, senza deleghe ma con la propria forza. Una forza e un ruolo che in Marx era chiaro:

«La classe operaia non si aspettava miracoli dalla Comune. Essa non ha utopie belle e pronte da introdurre par décret du peuple. Sa che per mandare a effetto la propria emancipazione, e con essa quella forma più alta cui tende irresistibilmente la società presente attraverso le sue attività economiche, dovrà passare attraverso lunghe lotte, attraverso una serie di processi storici che trasformeranno circostanze e uomini. Essa non ha da realizzare ideali, ma ha da liberare gli elementi della nuova società dei quali è gravida la vecchia società borghese che sta crollando».

Solo un governo dei lavoratori può essere la soluzione all'ingiustizia sociale negli USA e nel mondo.

Armando Attilio Tronca

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