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Black Lives Matter, l'estrema destra e l'autodifesa

Lezioni dal massacro di Greensboro, 1979

12 Dicembre 2020
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In questo periodo gli USA hanno assistito a un’ondata di attacchi violenti da parte di gruppi di milizie di estrema destra contro i manifestanti del movimento Black Lives Matter (BLM), e all’uccisione e menomazione di manifestanti a Kenosha (Wisconsin) da parte di un giovane sostenitore di uno dei gruppi sopracitati. Come possiamo contrastare questi attacchi? Quali tattiche sono efficaci e quali, invece, controproducenti? È importante guardare indietro nel tempo e cercare nella storia recente per trovare le giuste risposte a queste domande.

Il 3 novembre 1979 alcuni membri del Ku Klux Klan (KKK) e del American Nazi Party (ANP, Partito Nazista Americano) attaccarono una marcia anti-KKK a Greensboro (Carolina del Nord), manifestazione convocata dal Communist Workers Party (CWP, Partito Comunista dei Lavoratori, maoista). Cinque militanti del CWP vennero assassinati e altri dieci rimasero feriti in episodi che videro la collusione delle forze dell’ordine federali e locali.
La Workers Viewpoint Organization, che successivamente cambiò il nome in Communist Workers Party pochi giorni prima del massacro, si era radicata nell’industria tessile della Carolina del Nord; i membri dell’organizzazione si erano impiegati nelle fabbriche dell’industria tessile e iniziato a lavorare in quel settore per costruire lotte sindacali che univano lavoratori bianchi e di colore. Il loro lavoro politico e sindacale aveva fatto sì che i capi delle aziende in questione iniziassero a guardarli con ostilità, così come vennero guardati con ostilità dalla polizia locale e dalle burocrazie sindacali.

In quella fase il KKK si stava riaffermando dopo essere stato inattivo per anni. Proprio a una delle manifestazioni organizzate dal Klan, il CWP si radunò per contestarlo. Era il giugno 1979 a China Grove (Carolina del Nord). I manifestanti iniziarono ad intonare “Morte al Klan!”.

L’azione anti-KKK rientrava nelle priorità della lotta del CWP, inquadrando la lotta antirazzista come un obbligo per i comunisti. Così, attivisti e aderenti del partito, e i loro sostenitori, organizzarono una conferenza contro il Klan che doveva essere preceduta da una manifestazione che passasse attraverso le case popolari di Greensboro. I volantini del partito, intitolati con lo slogan “morte al Klan!”, esortavano KKK e nazisti americani a venire a Greensboro: «Non siete altro che un branco di codardi razzisti... vi sfidiamo a partecipare alla nostra manifestazione del 3 novembre» (1)

La manifestazione venne permessa dalla polizia a patto che i manifestanti non portassero armi, nonostante il porto d’armi fosse legale in Carolina del Nord. La violazione del dispositivo delle autorità avrebbe comportato la revoca del permesso alla manifestazione.

L’informatore della polizia locale e federale Edward Dawson, criminale condannato e membro di lunga data del Klan, fu sollecitato a partecipare alle riunioni in cui si sarebbe organizzate la risposta del KKK alla marcia dei comunisti. Dawson partecipò e incitò a organizzare un’azione armata contro i comunisti.

Inoltre, l'American Nazi Party della Carolina del Nord aveva subito l’infiltrazione di un’agente del Bureau of Alcohol, Tobacco and Firearms [ATF, dipartimento del governo degli USA preposto ad indagare traffici illeciti in ambiti di alcolici, tabacco e armi da fuoco. NdT], Bernard Butkovich, che si spacciava per un camionista. Anche Butkovich incoraggiò i nazisti a presentarsi armati a Greensboro, ma ai suoi superiori non riferì di nessuna discussione su attacchi armati.

Nelle settimane prima della manifestazione venne convocata una conferenza stampa congiunta dal leader neonazista Harold Covington e dal leader del KKK Virgil Griffin in cui si dichiarò la nascita di un Fronte Unito Razzista. Dalle parole di Covington: «Pezzo dopo pezzo, passo dopo passo, noi bianchi ci riprenderemo questo paese» (2).

Il 3 novembre, quando i manifestanti iniziarono a radunarsi nei pressi del Greensboro Morningside Projects, una colonna di nove automobili che trasportavano sostenitori del KKK e nazisti iniziarono ad avvicinarsi al percorso della marcia. Poco prima del loro arrivo, un poliziotto aveva ordinato agli agenti di sgomberare l’area lasciandola non protetta: verso le 11 del mattino l’unità preposta alla protezione del raduno fu autorizzata ad andare in pausa pranzo. Un detective della polizia di Greensboro aveva fornito a Dawson una copia del permesso che descriveva il percorso della manifestazione. L’informatore era nell’auto in testa al convoglio, seguito da un'auto degli agenti senza contrassegni.

Paul Bermanzohn, attivista del CWP, ebbe modo di ricordare in seguito: «Sandi [un compagno, NdT] mi ha chiesto “Dove sono i poliziotti?” Avevamo un rapporto teso ma coerente con la polizia. Di solito si radunavano in sciame attorno a noi un’ora prima di ogni manifestazione» (3).

Quando il KKK arrivò sul luogo, la gente iniziò ad urlare. Dawson si sporse dal finestrino gridando a Bermanzohn: «Hai chiesto il Klan, ora ce l’hai davanti a te, comunista figlio di puttana!» (4).

Dopo una breve colluttazione tra manifestanti e fascisti, il Klan e i nazisti aprirono il fuoco con i fucili, uccidendo Cesar Cauce, Bill Sampson, Jim Waller e Sandi Smith, tutti appartenenti al CWP. Dieci persone rimasero ferite. Mike Nathan, anche lui militante del CWP, morì in ospedale per le ferite riportate.
Solo un paio di sostenitori del CWP erano armati di pistole e fucili. Furono effettuate riprese degli scontri da quattro diverse troupe giornalistiche che erano sul posto per seguire la manifestazione.

Due processi, che ebbero luogo a seguito degli eventi di Greensboro, rivelarono l’entità della collusione tra polizia, governo federale, KKK e nazisti. In particolare il ruolo di Dawson, come informatore sia della polizia federale che di quella locale, il quale su loro sollecitazione aveva disturbato le riunioni del Revolutionary Communist Party (RCP), un altro gruppo maoista che aveva un’intensa rivalità con il CWP. Ci furono scontri fra RCP e CWP. L'FBI e l’ATF erano intenti a interrompere e disturbare l’attività politica dei gruppi di sinistra nello Stato.
Nel primo processo penale, furono processati sei fascisti, cinque dei quali accusati di omicidio. Una giuria composta tutta da bianchi assolse completamente tutti i fascisti. In un altro processo federale, questa volta civile, tutti e nove gli imputati vennero assolti da una giuria ancora una volta composta interamente da bianchi, nonostante testimonianze oculari e il filmato del massacro ripreso dai giornali. Né Dawson né Butkovich vennero chiamati a testimoniare.

In tribunale, i fascisti chiamarono in causa il diritto all’autodifesa, facendo leva sul pregiudizio anticomunista della giuria. L’ACLU (American Civil Union Liberties, organizzazione non governativa che si occupa della difesa dei diritti civili, NdT) rifiutò di difendere il CWP adducendo la violenza e gli arresti, dal momento che sei militanti e sostenitori del CWP vennero arrestati con l’accusa di disordini. Per questo motivo, i membri del CWP non collaborarono con l’accusa nei processi al KKK e ai nazisti, in quanto credevano che la così facendo avrebbero aiutato a far condannare altri loro compagni. L’atteggiamento del pubblico ministero non ha aiutò, in effetti, quando affermò che la maggior parte delle persone riteneva che i comunisti avessero avuto quel che si meritavano (5).

Il Ministero della giustizia dell’amministrazione Carter non riscontrò alcun illecito da parte della polizia durante l’episodio di Greensboro, ma permasero dubbi sul motivo per cui le forze dell’ordine si ritirarono prima ancora della sparatoria, dato che l’unità preposta venne mandata a pranzo alle ore 11:00. I politici serrarono le file a difesa della polizia.

Mary Arthur, vedova Nathan, disse in seguito: «Che ci crediate o no, gli assassini del KKK e nazisti sono usciti puliti e liberi da tutti e tre i processi. Non sono mai stati puniti, non hanno mai trascorso un giorno in prigione. Come può il sistema giudiziario assolvere gli assassini che ben quattro riprese televisive mostrano mentre sparano in mezzo alla folla uccidendo cinque persone?» (6).
Il processo civile, conclusosi nel 1985, ha giudicato il dipartimento di polizia di Greensboro, così come il Klan e i nazisti, responsabili di omicidio colposo; i manifestanti del CWP ricevettero 400.000 dollari.

I militanti della sinistra e progressisti della Carolina del Nord vollero tuttavia costruire una risposta politica di massa alle uccisioni. Un corteo di massa fu indetto per il 2 febbraio 1980 da una coalizione nata sull'onda dell'evento, che si autodefinì “Comitato di mobilitazione del 2 febbraio”.
Il CWP, però, si dimostrò riluttante a lavorare con altre organizzazioni di sinistra o forze più ampie all'indomani degli omicidi. Jerry Tung, leader del CWP, aveva previsto un periodo di lotta di cinque anni che avrebbe portato alla rivoluzione; questa prospettiva all'orizzonte richiedeva solamente sacrificio immediato e conflitto con agenti dello Stato ed estrema destra.

La strategia e la tattica nella lotta contro il fascismo e l'estrema destra devono essere considerate attentamente. I militanti non dovrebbero mai sottovalutare la possibilità di cooperazione e collusione tra la destra e la polizia. Non si può fare affidamento sui tribunali e sui politici capitalisti che affermano di proteggerci. I rivoluzionari che svolgono un lavoro antifascista devono evitare l'isolamento dalle forze sociali più ampie, costruendo mobilitazioni a carattere unitario, di fronte unico.
È necessario l’uso di slogan difensivi, invece che di attacco. James Cannon, fondatore e primo leader del Socialist Workers Party [sezione statunitense della Quarta Internazionale, NdT], sosteneva: «...le formulazioni difensive sono un mezzo indispensabile per insegnare alle masse, che non saranno convinte dalla teoria ma solo dall’esperienza e dalla propaganda ad essa collegata. Questa esperienza delle masse procede principalmente lungo la linea delle azioni difensive. Ecco perché esse sono più comprensibili e rappresentano il miglior approccio dei marxisti rivoluzionari alle masse. È inoltre una considerazione tattica e normativa di non poca importanza, in un paese democratico-borghese, che le formule difensive disarmino parzialmente il nemico di classe; o comunque ne rendano gli attacchi più difficili. Perché dovremmo buttare via questi vantaggi?» (7).

Dopo Greensboro, lo stato e i media hanno cercato di dipingere il CWP come l'aggressore, usando la loro retorica contro di esso. L'argomento della "violenza da entrambe le parti" [così come quella casalinga degli “opposti estremismi”, NdT] che ha avuto luogo dopo la mobilitazione fascista di Charlottesville nel 2017, e che vediamo ricorrere oggi, è stato utilizzato decenni fa contro il CWP.

Immediatamente dopo l'omicidio di Heather Heyer a Charlottesville, l'intero establishment, da Mitt Romney a Nancy Pelosi, divenne "antifascista". Ben presto, tuttavia, nonostante l’evidente realtà dei fatti di quei giorni, ovvero che la destra si fosse recata appositamente a Charlottesville con intenzioni violente, i media e la sinistra borghese hanno cambiato direzione, intenti a incolpare la violenza politica degli antifascisti o "antifa". È interessante notare che i poliziotti di Charlottesville sembravano ignari degli atti di violenza commessi dai fascisti. Ad esempio quando una persona, successivamente identificata come membro del KKK, ha estratto una pistola e l'ha scaricata in direzione dei contromanifestanti proprio di fronte a un gruppo di poliziotti.

Oggi è essenziale che i sostenitori delle libertà civili rifiutino la caccia alle streghe contro gli “antifa”. Sebbene sia stato Trump ad aver fomentato questa campagna reazionaria come metodo per far tornare alla ribalta la sua base di destra [del partito repubblicano, NdT], i politici del Partito Democratico si sono uniti nello sforzo di diffamare i settori più militanti di Black Lives Matter e del movimento contro la violenza della polizia in quanto inclini alla "rivolta" e alla violenza. Lo scopo dell'agitazione contro il movimento “antifa” è isolare le proteste di Black Lives Matter, svuotare le strade dai manifestanti, ripristinare la fiducia nella polizia e nel sistema bipartitico in quanto difensori della normalità e del "legge e ordine".
Il movimento BLM ha bisogno di raddoppiare i suoi sforzi per mobilitare la comunità nera e i suoi alleati nel movimento operaio, nel movimento degli studenti e di tutti coloro che sostengono le libertà civili in un gigantesco movimento di massa che si batta per ottenere cambiamenti significativi in questa società oppressiva.
Il nostro potere è nelle strade!





(1) Love and Revolution: a political memoir, Signe Waller, p. 293

(2) Through Survivors’ Eyes. From the Sixties to the Greensboro Massacre, Sally Avery Bermanzohn, p. 194

(3) Through Survivors’ Eyes. From the Sixties to the Greensboro Massacre, Sally Avery Bermanzohn, p. 213

(4) Through Survivors’ Eyes. From the Sixties to the Greensboro Massacre, Sally Avery Bermanzohn, p. 214

(5) Codename greenkill. The 1979 Greensboro Killings, Elizabeth Wheaton, p 194

(6) Through Survivors’ Eyes. From the Sixties to the Greensboro Massacre, Sally Avery Bermanzohn, p. 265

(7) Socialism on trial, James P. Cannon

John Leslie

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