Interventi

In ricordo di Diego Armando Maradona

26 Novembre 2020
maradona


“Dio ha recuperato la sua mano”. Si potrebbe cristallizzare con questa frase la notizia della morte di Diego Armando Maradona, il più grande calciatore di tutti i tempi, deceduto ieri nella sua città di Buenos Aires a seguito di un arresto cardiaco.

Diego è stato il simbolo di un calcio ribelle, che con lui perde il maggior portavoce, il portavoce dei pibes poveri di Buenos Aires, degli scugnizzi di Napoli, il calcio dei cortili, delle strade, dei campi di cemento e pozzolana. Un calcio ribelle agli interessi dei gruppi capitalistici che lo hanno reso uno dei maggiori business mondiali, un calcio ribelle alla FIFA, vero e proprio trust capitalista che indirizza le scelte dello sport più popolare del mondo in virtù degli interessi economici che muovono il calcio: diritti televisivi, azionariato societario, merchandising & franchising, stipendi dei calciatori e profitti dei presidenti padroni.
Diego fu un ribelle anche a livello politico, denunciando gli interessi occulti dell’ex presidente della FIFA Joao Havelange, quando tutti i calciatori di fama internazionale avevano timore di farlo; quando criticò Benedetto XVI per l’ipocrisia con cui la Chiesa parlava di povertà e quando si schierò contro l’imperialismo americano di George W. Bush, partecipando alle manifestazioni contro l’ALCA a Mar del Plata.

Da marxista rivoluzionario, nonostante Diego si dichiarasse comunista e avesse tatuato il viso del Che Guevara, non posso appoggiare le sue scelte politiche a favore del castrismo, del chavismo e del peronismo, nonché la sua ritrovata amicizia con il vertice assoluto della Chiesa cattolica solo perché al trono pietrino oggi siede Francisquito (1) e non più Joseph (2). Certo come amante del calcio, quello di strada e ribelle, quello dei campi popolari in pozzolana, non posso che essere triste per la morte del genio del calcio, quello della mano de Dios e del gol del secolo contro l’Inghilterra, della punizione impossibile contro la Juventus, quello delle squadre povere del sud contro le squadre ricche del nord, soprattutto quello del riscatto sociale. Ebbene sì, perché Diego veniva da una famiglia proletaria della periferia di Buenos Aires, Villa Fiorito, quinto di otto fratelli, il papà facchino che si spaccava letteralmente la schiena per portare il pane a casa.

Maradona ha commesso errori, come può accadere a tutti. Era un essere umano, ha avuto la forza di rialzarsi e riprendersi la sua vita, non va certo giudicato in maniera bigotta per questo.
Sono sempre più convinto che il calcio, così come lo sport in genere, utilizzando la lezione di Karl Marx sulla stampa, cesserà di essere un coacervo di interessi e disvalori quando non sarà più un’industria, bensì un diritto, aperto a tutte e a tutti.

“Voglio diventare l’idolo dei ragazzi poveri di Napoli, perché loro sono come ero io a Buenos Aires”. A me sì, questo ricordo di Diego mancherà.

Hasta siempre Diego! Che la terra ti sia lieve.



Note:

(1) Francisco Bergoglio, Papa Francesco, simpaticamente denominato "Francisquito" da Maradona
(2) Joseph Ratzinger, Papa emerito Benedetto XVI

Lukas

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