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Marco Antonio Yon Sosa, il guerrigliero trotskista

2 Dicembre 2020

Ricordiamo, a cinquant'anni dal suo assassinio, l’eroico comandante guerrigliero trotskista guatemalteco Marco Antonio Yon Sosa, "el Chino"

yonsosa


Nel mentre salutiamo la coraggiosa ribellione del “popolo di sinistra” del Guatemala, cogliamo l’occasione per ricordare e presentare all’avanguardia marxista italiana la grande figura di Marco Antonio Yon Sosa, detto "el Chino" per l’origine di suo padre, e quindi le sue fattezze.

Abbiamo preferito pubblicare qui, in forma un po’ ridotta, un articolo di Luis Berganza sulla storia del movimento che Yon Sosa diresse, il Movimento Rivoluzionario 13 novembre (MR-13), che visse dal 1962 al 1973 (tre anni dopo la morte di Yon Sosa); articolo scelto per evitare ogni rischio di cadere nel travisamento dei fatti, e anche perché un testo “neutrale” può rendere più credibili alcuni aspetti quasi incredibili della tentata rivoluzione guatemalteca.

Il primo è che essa sorge il 13 novembre del 1960 da un tentato "golpe" militare di sinistra, antioligarchico, antimperialista e in difesa di Cuba (contro l’uso del Guatemala come base per l’invasione di Cuba da parte dei contras) contro il presidente Miguel Ydigoras Fuentes, organizzato e diretto da praticamente tutti gli ufficiali... delle forze speciali antiguerriglia del Guatemala. Per di più questi ufficiali, in genere giovani, erano stati istruiti negli anni precedenti nella terribilmente famosa base speciale di istruzione antiguerriglia dell’esercito e del corpo dei marines americani di Fort Benning in Georgia (dove tra l’altro, come ricorderà Yon Sosa in un'intervista del 1966 a un giornalista canadese che lo aveva raggiunto nella giungla, furono trattati e addestrati benissimo).
I nomi di molti dei principali dirigenti della rivolta sono riportati nell’articolo. I più importanti tra essi furono l’ex tenente Yon Sosa (che nei periodi in cui le forze guerrigliere furono unificate ne fu sempre il comandante) e l’ex sottotenente Luis Turcios Lima, per il loro ruolo nel tentato “golpe” e perché negli anni successivi – Turcios Lima morì in un incidente stradale sospetto nel 1966 – incarnarono le due anime politiche della guerriglia, quella castrista Turcios Lima, quella trotskista Yon Sosa.

Benché il golpe avesse il sostegno di circa il 30 per cento dell’esercito guatemalteco (cioè di tremila soldati) e godesse della neutralità con simpatia della piccola aviazione nazionale, l’intervento della aviazione americana, il fatto che la maggior parte dell’esercito restasse comunque fedele al presidente della repubblica (lui stesso un militare), l’abbandono della lotta da parte dei settori di ufficiali più riformisti, che accettarono un proposta di amnistia del presidente, portarono al fallimento dell’insurrezione. Ma soprattutto, forse, mancò il coordinamento con il movimento dei lavoratori e il popolo, allora passivi. Come disse Yon Sosa nella su ricordata intervista del 1966, con l’onestà politica che dovrebbe essere propria di ogni marxista rivoluzionario, «allora eravamo golpisti, oggi siamo rivoluzionari».

La storia successiva (compresa la guerriglia iniziata nel 1962 da 23 militanti, anche in questo caso tutti ex ufficiali delle forze speciali, compreso un ex colonnello, addestrati a Fort Benning) è raccontata nell’articolo che segue. Noi vogliamo sottolineare solo pochi aspetti di questa storia.

Il passaggio di Yon Sosa e dei suoi compagni e compagne al trotskismo nel 1963-'64 non fu superficiale. Questo si vede dall’episodio del ’66. I trotskisti messicani, che avevano conquistato Yon Sosa al trotskismo, facevano parte della cosiddetta “Quarta Internazionale posadista”, una scissione dell’Internazionale con una presenza prevalentemente latinoamericana, al contempo settaria e assolutamente opportunista nei confronti dello stalinismo, sia russo che cinese, ma non nei confronti di quello cubano, per ragioni di bottega in America Latina. Una corrente revisionista, insomma (anche se l’azione della sua sezione cubana, tra il 1956 e il 1962, fu generalmente corretta, con la piena partecipazione alla rivoluzione ma una critica costante nei confronti della direzione castrista), che, appunto autocentrata, compì una gravissima scorrettezza utilizzando parte delle finanze del MR-13 per il suo partito messicano.
Se il trotskismo di Yon Sosa e del MR-13 fosse stato superficiale, di fronte a un episodio come questo lo avrebbero abbandonato. Invece, come l’articolo riporta, esso divenne ancora di più il ferro di lancia del MR-13. Yon Sosa e i suoi avevano cominciato a comprendere la differenza tra il vero trotskismo e la politica scorretta degli epigoni revisionisti.

È in ogni modo sulla base della politica trotskista che Yon Sosa e i suoi compagni e compagne si scontrarono nuovamente con i castristi nella breve riunificazione del 1968, in cui ancora una volta comandante in capo delle forze armate guerrigliere riunite fu nominato Yon Sosa.
I contrasti di cui parla l’articolo riguardavano varie questioni fondamentali. Sul terreno della strategia militare, i castristi, nonostante il fallimento prima ancora politico che militare del Che Guevara in Bolivia, riproponevano la teoria del “foco” guerrigliero che si trasforma in esercito di liberazione nazionale e conquista così il potere. I trotskisti, seguendo la teoria marxista e leninista, ritenevano che la guerriglia avrebbe dovuto essere una forma certo importante in un paese come il Guatemala, ma funzionale all'organizzazione della rivolta di massa di operai e contadini. In questo senso organizzarono, nelle piccole zone liberate, centinaia di famiglie contadine in una sorta di comuni agricole, autodirette in forma consiliare e autodifese. In ragione di tutto ciò essi avanzavano la parola d’ordine della lotta per un governo operaio e contadino e della rivoluzione socialista – contro la posizione castrista del governo democratico popolare – e della rivoluzione solo antioligarchica e antimperialista (in ciò d’accordo con Castro, ma non con Guevara, che certamente rivoluzionario anche se non marxista, aveva come slogan «o rivoluzione socialista o caricatura di rivoluzione»).

Crediamo, sulla base del ricordo vago di un vecchio articolo e confuse informazioni da parte di chi scrive, militante trotskista dal 1969, che il MR-13 dopo la rottura con i posadisti abbia cercato contatti con il Segretariato Unificato della Quarta Internazionale. Ma non trovò la giusta attenzione dalle due ali in cui era allora diviso. La maggioranza (Maitan, Krivine, Mandel) proprio in quegli anni e ancora una volta senza trarre alcuna lezione dall’esperienza boliviana di Guevara, adottò la linea fochista come strategia (con risultati disastrosi, come con l’ERP in Argentina); la minoranza, diretta dal SWP degli USA, era solo formalmente ortodossa, in realtà troppo legalitaria e acritica nei confronti del regime castrista per poter essere un punto di riferimento per l’MR-13.
Insomma, il MR-13 ci appare nella storia troppo coerentemente trotskista per interessare realmente, in quegli anni almeno, i vari revisionisti del trotskismo.

Poi fu la fine tragica, e l’MR-13 e Yon Sosa rimasero solo un lontano ricordo eroico per l’avanguardia guatemalteca.
Qualcuno potrà obbiettare che anche la sua fu una storia di sconfitta. Certo, ma questo è vero per la grande maggioranza delle imprese rivoluzionarie. Dalle strade di Parigi del 1848 a quelle di Vienna dell’anno successivo, alla Comune di Parigi, alla fallita rivoluzione russa del 1905 al massacro di Shangai del 1927, alla rivoluzione ungherese dei consigli del 1956 e via dicendo, il proletariato e i marxisti rivoluzionari hanno pagato a duro prezzo le proprie sconfitte, ma se c’è un domani socialista dell’umanità, queste sconfitte saranno stati solo dolorosi episodi nella lotta verso la liberazione degli sfruttati e degli oppressi.

L’America Latina è oggi in larga misura in fiamme, concetto espresso plasticamente dal palazzo del parlamento di Città del Guatemala, incendiato dalla folla.
L’elemento oggettivo di una rivoluzione continentale è presente, quello soggettivo si sta sviluppando, quello cosciente e dirigente – il partito marxista rivoluzionario – è ancora debole e diviso. Però siamo certi che crescerà e potrà portare le masse alla vittoria. In quei giorni sulle bandiere del proletariato ci potrà certo essere anche il volto, conosciutissimo nel mondo, del rivoluzionario fochista Che Guevara, ma soprattutto quelli, oggi quasi sconosciuti nel mondo anche se non nei loro paesi, dei dirigenti marxisti rivoluzionari, in particolare quelli che svilupparono la lotta armata per il governo operaio e contadino e il socialismo, come “el Negro” Farabundo Martì, fondatore del Partito Comunista del Salvador, ucciso dai militari nell’insurrezione contadina di massa del 1931; e come quello di “el Chino” Marco Antonio Yon Sosa, che rinunciò, insieme a tanti altri suoi commilitoni, ai privilegi della sua casta per donare la vita, mettendosi alla testa di un'avanguardia di proletari, contadini, studenti ed ex militari per la liberazione dall’imperialismo e per la rivoluzione socialista, individuandone la corretta base teorica e pratica
.

F.G.




IL MOVIMENTO RIVOLUZIONARIO 13 NOVEMBRE

Il Guatemala aveva avuto un'esperienza rivoluzionaria per via elettorale negli anni '50. Nel '54 ebbe luogo un golpe militare che abbatte il governo progressista di J. Arbenz. I militari del paese centroamericano avevano sentimenti contraddittori rispetto alla nuova situazione che viveva il paese nel '60, quando il ministro della difesa con l'appoggio di tutto l'esecutivo permetteva che esiliati cubani si allenassero nel territorio guatemalteco, per una futura invasione di Cuba (la famosa invasione di Playa Giron, o Baia dei Porci). Il presidente Ydigoras contava sul l'appoggio statunitense nella nuova direzione di destra che prendeva il Guatemala.
Il malcontento, soprattutto tra gli ufficiali di quadro intermedio dell'esercito, si trasformò in una sollevazione armata, condotta dal 30 per cento degli ufficiali dell'esercito, che chiese la destituzione del ministro della difesa e l'epurazione degli ufficiali di alto rango del proprio esercito. Questa sollevazione, avvenuta il 13 novembre 1960, sarà il germe della guerriglia del Movimento Rivoluzionario 13 Novembre, MR-13.

La rivolta militare doveva essere guidata dal colonnello Carlos Paz Tejada, che si trovava nella baia e rimaneva clandestino, nel timore di essere arrestato dal governo. Tra i precursori della rivolta di più alto grado era il maggiore Rafael Sesam Pereira ed il capitano Arturo Chur del Cid, che erano detenuti e accusati di cospirare contro il presidente Ydigoras. La disorganizzazione portò al fallimento della sollevazione. Imilitari più attivi furono il tenente Marco Antonio Yon Sosa, il capitano Alejandro De Leon ed i sottotenenti Luis Augusto Turcios Lima e Luis Tejero Esquivel.
Il presidente guatemalteco richiese l'aiuto dell'aviazione statunitense dopo che la propria forza aerea rifiutò di bombardare i sollevati. I bombardieri B26 e C46 della flotta aerea del Cono Sud (Panama) furono implacabili, ed il 17 novembre 1960 il tentativo fallì. Vari ufficiali furono detenuti e imprigionati, e circa altri settanta militari riusciranno a scappare in esilio.

Il 6 marzo del 1961 ventitré ex ufficiali insorti entrano clandestinamente in Guatemala per lottare contro il governo di Ydigoras
Il governo scoprì la loro presenza ed iniziò a perseguitarli. Il líder era il capitano Alejandro Leon Aragon, che morirà il 29 aprile 1961 in uno scontro con la polizia giudiziaria, dopo uno scontro armato. Il resto del gruppo continuò a nascondendosi, pianificando un attentato contro il capo del Dipartimento di Polizia giudiziaria, che ritenevano responsabile della morte del loro comandante in capo, in piena capitale del paese il 24 gennaio del 1962. Così il capo della polizia Ranulfo Gonzalez Ovalle cadrà abbattuto dalle pallottole del gruppo insurrezionale.

Il 26 febbraio dello stesso anno prendono possesso di un network di radio rilasciando un comunicato e facendosi conoscere con il nome di "Fronte Insurrezionale Alejandro De Leon Aragon 13 Novembre". Era così uscito alla ribalta il MR-13.
Immediatamente si trasferirono nel nord-est  del pese con l'intenzione di conquistare la caserma di Zacapa, e successivamente le caserme di Bananera e Mariscos; ma arrivati a Zacapa fallirono. Mentre a Città del Guatemala si producevano scontri e disordini, il gruppo decise di ritornare nella capitale e di stabilirvi un fronte urbano.
Tra marzo e aprile del 1962 realizzarono sabotaggi e recuperi di armi e danaro. Tra le azioni più rilevanti figurano l'incendio della raffineria dell'impresa petrolifera americana Esso.
Questo primo germoglio guerrigliero fomentò altre sollevazioni, come quella del tenente in servizio Jose Guillermo Lavagnino che nel giugno 1960 tentò di prendere la base di Coban, fuggì in Messico e successivamente creò una colonna civico-militare e penetrò in Guatemala agli inizi del '62. Il gruppo cadrà il 19 marzo 1962.

Tornando al gruppo iniziale del MR-13, con Yon Sosa alla testa, restavano solo quattordici ex militari armati, tutti diplomati della scuola di Benning, Georgia, tutti addestrati in tattiche guerrigliere, tutti formati da quadri specialisti dei marines USA; esperienza, questa, che permise loro di sopravvivere alla persecuzione governativa.
Nel settembre del 1962 una delegazione del MR-13 capeggiata da Yon Sosa andò all’Avana, dove si incontrò con l’ex presidente rovesciato Jacobo Arbenz, lì in esilio, e iniziarono discussioni con rappresentanti della Gioventù Patriottica del Lavoro (JPT, la gioventù del Partito Guatemalteco del Lavoro, stalinista) composta da studenti sostenitori della lotta armata, e del Movimento Rivoluzionario 20 Ottobre, nato dalla loro ansia di sviluppare la lotta armata.

L’influenza della rivoluzione cubana e gli incontri realizzati nell’isola portarono in dicembre del 1962, dopo il ritorno della delegazione del MR-13, a una riunione congiunta tra questo, il MR 20 ottobre, e un terzo settore, il Movimento Rivoluzionario 12 aprile, che includeva il movimento studentesco. In questa riunione si decise la formazione di un nuovo gruppo armato attraverso l’unificazione delle tre organizzazioni: le Forze Armate Ribelli (FAR), di cui nella riunione fu nominato comandante in capo Yon Sosa.
Una volta create le FAR si stabilirono tre fronti guerriglieri, in uno dei quali – il Frente Alaric Bennet – restò Yon Sosa. Fin dal principio si ebbero dissensi interni tra il settore proveniente dal MR-13 e i militanti della Gioventù Patriottica del Lavoro. Yon Sosa era sempre più influenzato dal trotskismo, allontanandosi dalle posizioni iniziali della nuova organizzazione. Nel luglio del 1964 adottò una serie di decisioni che rapidamente provocarono la rottura definitiva delle FAR, e cominciò a pubblicare una rivista basata sulle sue nuove idee trotskiste, Revolucion Socialista. Il 20 dicembre del ’64 si celebrò una conferenza nell’accampamento guerrigliero “Le orchidee” nella quale Yon Sosa cercò di imporre le sue posizioni al resto del gruppo. Nel gennaio del ’65 si capiva che si andava a un divorzio quando i militanti del MR-13 non partecipano a una nuova assemblea guerrigliera. La separazione si realizzò definitivamente nel marzo del ‘65.

Così, a partire dal marzo 1965 il gruppo di Marco Antonio Yon Sosa riprese il nome di Movimento Rivoluzionario 13 novembre, avendo come secondo nel comando l’ex colonnello Augusto Vicente Loarca (morirà nel luglio 1965 durante un’offensiva governativa). Con questa nuova divisione del movimento armato i fuochi guerriglieri si indebolirono. Il gruppo [di Yon Sosa] si ritiene fosse composto da circa sessanta combattenti. La rete urbana del nuovo MR-13 esisteva appena, poiché nella divisione la maggioranza dei suoi membri [cittadini] si inquadrò nelle FAR.

A partire dalla rottura del 1965 il MR-13 soffrì colpi di una certa importanza, come la morte dell’ex colonnello Augusto Vicente Loarca nel luglio 1965. Di fronte agli insuccessi, nel MR-13 si produce nell'aprile 1966 una "pulizia" interna, con l’espulsione dei partitisti trotskisti [del Partito Operaio Rivoluzionario Messicano] che tanto avevano influito nel nuovo programma politico-militare del gruppo. L’espulsione fu determinata dalla scoperta di brogli economici da parte di questo gruppo a favore della sua organizzazione in Messico. Ma le concezioni trotskiste del MR-13 non cambiarono, ed esse continuarono ad essere la punta di lancia della sua visione rivoluzionaria. L’offensiva del governo contro i fronti guerriglieri continuò con una nuova incursione nel febbraio ’67; l'isolamento forzato del fronte guerrigliero impone una svolta di impostazione verso la guerriglia urbana, con azioni importanti nella capitale.

Nel gennaio del 1968 l’MR-13 torna ad unificarsi con le forze armate ribelli, e Yon Sosa è nuovamente nominato comandante in capo delle FAR. Ma questa unità durerà molto poco, a causa dei dibattiti interni sulla forma con cui sviluppare la lotta armata. Yon Sosa andrà in Messico con l’intento di riorganizzare il MR-13 senza la pressione dell’esercito guatemalteco, e anche perché voleva prendere contatto con un gruppo di giovani che stavano arrivando nel Chiapas da Cuba dopo essere stati lì alcuni anni addestrandosi militarmente per entrare nel Guatemala e appoggiare la guerriglia delle FAR. Le circostanze fecero sì che il gruppo di Yon Sosa fosse sorpreso dall’esercito messicano prima di entrare in contatto col gruppo arrivato da Cuba, avendo uno scontro nel maggio del ’70 in cui furono catturati. Dopo essere stati detenuti, furono uccisi il 16 maggio 1970. Insieme a Yon Sosa uccisero anche i capitani Socorro Sical (Fidel Rascacoj Xitumul) ed Enrique Cahueque Juarez. Fu il colpo mortale al MR-13. Al comando dei resti del gruppo restò Juan Luis Molina Loza, che sarà fatto scomparire [dalle forze governative] il 13 gennaio ’71. Il colpo definitivo al MR-13 fu la morte di Thelma Gracioso nel 1973, momento in cui il gruppo guerrigliero trotskista MR-13 fu distrutto e sconfitto definitivamente.

Luis Berganza

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