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In Guatemala esplode una massiccia rivolta sociale

22 Novembre 2020
guatemala


In Guatemala è esplosa la rivolta sociale, nel pieno di una crisi economica senza precedenti. In piena emergenza Covid, e dopo aver subito centinaia di morti provocati da due uragani devastanti all’inizio di novembre, che hanno messo in ginocchio la parte più povera e contadina del paese, la borghesia e le forze reazionarie dentro il governo della destra reazionaria “Vamos” e quello che è stato definito il “Patto della corruzione” (un'alleanza tra politici corrotti, il capitalismo locale e la mafia del narcotraffico al potere del Paese fin dalle dimissioni del presidente Otto Pérez Molina, nel 2015) hanno approvato tramite il Congresso il bilancio dello stato, che di fatto che mette in ginocchio i lavoratori e la parte più debole della popolazione guatemalteca.

Era stato lanciato un appello da diverse organizzazioni di sinistra, democratiche e dei lavoratori per una manifestazione convocata per sabato 21 novembre, contro il governo e la legge di bilancio che di fatto toglie ogni risorsa per la sanità, l’istruzione e i servizi essenziali. Alla manifestazione hanno partecipato in migliaia, e una parte del corteo ha fatto irruzione nel palazzo del Congresso, incendiandolo. Le forze di polizia, impreparate ad una così alta partecipazione di massa, non sono state in grado inizialmente di reagire, ma in serata hanno scatenato una feroce repressione ordinata dal governo di Alejandro Giammattei.
La rabbia della popolazione e dei manifestanti è totalmente diretta contro la destra di Vamos. Settori studenteschi e giovanili stanno in continuazione lanciando appelli per la mobilitazione e la resistenza sociale.
L'Unità Rivoluzionaria Nazionale Guatemalteca, partito di sinistra con rappresentanza parlamentare (erede del Partito Guatemalteco del Lavoro stalinista e delle organizzazioni guerrigliere castriste), intanto sta lanciando inviti alla protesta pacifica contro il governo e la corruzione. Il Presidente Giammattei ha promesso di non risparmiare una dura repressione.

Le proteste in Guatemala non sono isolate, e si stanno unendo a quelle di altri paesi in America latina: Cile, Colombia, Perù, Ecuador, Argentina, Costa Rica. La necessità principale è quella di unificare la lotta di classe in un continente sempre più in fiamme, devastato dalla pandemia e dalla crisi economica. Non limitandosi, come purtroppo fanno molte organizzazioni trotskiste, alla rivendicazione di nuove assemblee costituenti (quando questa rivendicazione è espressa dal movimento di massa), ma lanciando la prospettiva dell’autorganizzazione di massa in comitati e consigli eletti nei luoghi di lavoro, nelle scuole e università, nei quartieri e nei comuni rurali, come potere alternativo allo stato borghese, alla sua repressione e ai suoi inganni “democratici”.

Partito Comunista dei Lavoratori - Commissione internazionale

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