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Il vaccino del capitale

Un'esigenza centrale dell'umanità diventa terreno di competizione imperialista

18 Novembre 2020
vaccinoUSA


ll vaccino anti-Covid è una drammatica urgenza. Purtroppo se ne occupano i capitalisti.

I colossi dell'industria farmaceutica, gli uni contro gli altri armati, si contendono il mercato mondiale. Pfizer e Moderna, Janssen/Johnson e Sanofi, ogni grande azienda del settore annuncia scoperte scientifiche straordinarie, più vantaggiose di quelle della concorrente, con tanto di rimbalzi favolosi in Borsa. La stessa stampa mondiale fatica a star dietro alle rivelazioni quotidiane.

La vulgata sovranista un tanto al chilo vede in questo fatto la conferma di una globalizzazione in cui comandano i monopoli al posto degli Stati. Ma proprio l'esempio della farmaceutica mostra una realtà diversa. I colossi Pfizer e Moderna non avrebbero raggiunto alcun risultato in fatto di ricerca scientifica senza l'enorme finanziamento pubblico dello Stato borghese americano, pagato innanzitutto dai lavoratori americani. Sono i loro stessi staff aziendali a riconoscerlo candidamente. Ed oggi è lo Stato borghese americano – Trump o Biden poco importa – che incassa dai monopoli capitalisti USA un trattamento privilegiato in fatto di distribuzione del vaccino. Naturalmente pagando fior di quattrini il suo acquisto con sommo gaudio degli azionisti farmaceutici, e scaricando i costi ancora una volta sui proletari statunitensi. I quali pagano dunque “all'andata” e al “ritorno”. Perché così funziona la società borghese.

La corsa al vaccino non è solo concorrenza tra monopoli ma anche competizione tra Stati imperialisti. L'imperialismo USA cerca una vittoria sul vaccino per anticipare la propria ripresa capitalista e riequilibrare il vantaggio dell'imperialismo cinese nel primo tempo della pandemia.
Gli imperialismi europei sono all'inseguimento. L'Unione Europea sta negoziando con i colossi farmaceutici, innanzitutto americani ma anche continentali, per evitare di trovarsi sguarnita di fronte alla concorrenza USA e cinese. Ma sconta al proprio interno rivalità nazionali e annunciati tiri alla fune in vista della distribuzione delle dosi.

La gara sul mercato mondiale si è appena aperta, e sarà lunga. Il fatto certo è che il volume complessivo delle dosi di vaccino contrattate dai diversi poli imperialisti, e le forme annunciate della loro spartizione, sono molto inferiori alle necessità globali dell'umanità e terribilmente sperequate a vantaggio dei paesi imperialisti. Interi continenti come l'Africa e l'America Latina rischiano di essere marginalizzati nella distribuzione, e/o di dipendere dalle briciole centellinate delle potenze imperialiste, che nei loro confronti useranno anche l'arma del vaccino per ottenere nuovi spazi di sfruttamento e saccheggio di materie prime e nuove aree di influenza. Naturalmente in concorrenza tra loro per la spartizione del bottino.

Nel frattempo, siccome tutto è merce sul mercato mondiale, lo è anche la proprietà intellettuale, come i brevetti. Ogni colosso farmaceutico custodisce le proprie scoperte scientifiche come segreto industriale da tutelare dalla concorrenza rivale. E ogni Stato imperialista tutela i brevetti dei propri colossi contro gli imperialismi concorrenti. Il risultato è che scoperte utili o vitali per garantire la produzione di massa tempestiva su scala planetaria del vaccino sono sequestrate dai capitalisti, in guerra tra loro. Una guerra che prende l'umanità in ostaggio.

Marx diceva che solo il comunismo può far uscire l'umanità dalla preistoria. L'intera vicenda della pandemia conforta questa verità rivoluzionaria.

Partito Comunista dei Lavoratori

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