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Pronto soccorso e soccorso pronto (alle banche)

14 Novembre 2020
prontosoccorso


I pronto soccorso crollano, perché decine di migliaia di persone non riescono a ottenere cure domiciliari e tamponi. Sono i tagli ai cosiddetti sprechi della sanità pubblica per ingrassare quella privata e pagare il debito pubblico alle banche. Nello stesso momento, le banche e le assicurazioni annunciano dividendi da favola. È vero che la BCE ha sospeso per il momento la loro distribuzione agli azionisti, per spingere le banche a rafforzare il patrimonio, ma sono utili comunque accantonati, che la BCE sbloccherà a breve e che a breve saranno intascati.

È quanto annuncia con orgoglio Milano Finanza, il settimanale dei giocatori di Borsa. «Dividendi al raddoppio» titola trionfante. Ed è proprio così. Le cedole dei titoli bancari del 2020, relative ai profitti dell'anno precedente, ammontano a 6,2 miliardi. I bilanci trimestrali dei primi 9 mesi del 2020 annunciano un'altra messe di utili. La sola Intesa San Paolo accantona 3,8 miliardi di utile, mentre Unicredit, secondo i calcoli di Goldman Sachs, accumula un surplus di liquidità di circa 10 miliardi. Dunque «per restare cauti, il settore finanziario ha a disposizione, se lo vorrà, ben oltre 10 miliardi di euro di utili da distribuire ai soci». Non male. E sono solo i dividendi delle banche. A questi vanno aggiunti i dividendi azionari dei capitalisti dell'industria, a partire da FCA (3 miliardi di premio solo per la fusione con la francese PSA), gli stessi che hanno incassato il taglio dell'IRAP a scapito del servizio sanitario, la copertura con risorse pubbliche dei crediti bancari, la cancellazione del contributo alla cassa Covid di cui beneficiano. E che rifiutano di rinnovare i contratti mentre annunciano una montagna di licenziamenti.

Così funziona la società borghese. Il soccorso pronto agli azionisti saccheggia il pronto soccorso per i malati. Un mondo capovolto che non si può riformare, si può solo rovesciare.

Partito Comunista dei Lavoratori

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