Dalle sezioni del PCL

Solidarietà al centro sociale Rivolta

Contro la repressione di stato e padroni, per un ecologismo anticapitalista!

24 Ottobre 2020
rivolta_venezia


L'intervento poliziesco di martedì 20 ottobre al centro sociale Rivolta, che segue di un mese e mezzo l'irruzione di un gruppo di attivisti nell'area della "bio"raffineria ENI di Marghera per una dimostrazione simbolica contro un’azienda modello del sistema capitalistico che sta generando i cambiamenti climatici, ha presentato i tratti di una spedizione punitiva, viste le devastazioni che risultano esser state operate, con porte sfondate e sequestro di materiali (computer, volantini, striscioni, bombolette di colore spray, pennelli) in misura tale da far pensare ad un vero e proprio saccheggio.

Non solo. La polizia ha sequestrato anche l'elenco completo dei partecipanti al Venice Climate Camp, raccolto a suo tempo per ragioni di controllo sanitario, dimostrando di volere affondare l'attacco contro tutto il movimento ambientalista, che nel territorio veneziano ha assunto posizioni conflittuali in modo particolare contro il progetto di inceneritore di Veritas.

Potrebbe essere interessante vedere simili modalità d'azione, e simili schieramenti di forze nell'ambito di indagini sulle tante aziende che devastano il territorio anziché contro chi intenderebbe difenderlo.

Forse ancor più gravi, in questo contesto, risultano però le parole della dirigenza della FILCTEM-CGIL, che non solo, in compagnia di CISL e UIL, approva l'intervento repressivo (di quella stessa polizia e di quelle stesse istituzioni che non si fanno scrupolo a reprimere a suon di manganellate o di denunce le lotte dei lavoratori e delle lavoratrici, dietro lo scudo dei Decreti Salvini, tutt'altro che ritirati) ma si lamenta pure dello scarso appoggio della politica alle proprie richieste di repressione.

Non possiamo tacere sulla condotta indegna da parte delle burocrazie sindacali, che hanno in questi anni agito accettando di sottostare al solito ricatto tra lavoro ed ambiente, scegliendo il primo ed isolando i lavoratori da ogni impegno in difesa del secondo (salvo poi dimostrarsi incapaci di guidare le maestranze anche nella difesa del lavoro non appena i padroni si dimostravano intransigenti, come la desertificazione del petrolchimico sta ad evidenziare).

Non possiamo non denunciarne la complicità con la violenza repressiva dello Stato e gli interessi padronali dell’ENI, che ha sporto denuncia contro gli attivisti ambientalisti all’autorità giudiziaria. Una presa di posizione dunque propria degli “agenti della borghesia” dentro il movimento operaio.

La gravità dei fatti accaduti dimostra con grande evidenza la necessità di costruire un fronte di tutte le organizzazioni politiche, sindacali, delle realtà di lotta e di movimento della sinistra di classe per arginare e rispondere in modo adeguato all’attacco repressivo dello Stato e del padronato contro le classi subalterne e alla criminalizzazione delle lotte dei lavoratori e delle lavoratrici, delle lotte per il diritto alla casa e per la difesa dell’ambiente contro i mutamenti climatici. Un’esigenza ancora più urgente di fronte all’avanzare di una crisi economica e sociale di vasta portata.

Ma è anche necessario, per consolidare una battaglia ambientalista efficace, che questa abbia un carattere di classe e anticapitalista, e che sia quindi legata in modo indissolubile alle lotte e alle ragioni della classe lavoratrice, ma anche alla richiesta che proviene dalle giovani generazioni di un cambiamento di rotta rispetto alla devastazione capitalistica del pianeta. Ed è necessario sviluppare nella coscienza della classe lavoratrice e delle giovani generazioni la consapevolezza che solo mediante la rottura rivoluzionaria con il sistema capitalistico si potranno raggiungere gli obiettivi della salvaguardia dell’ecosistema e della liberazione dell’umanità dalle catene dello sfruttamento.

Partito Comunista dei Lavoratori - sezione di Venezia "Pietro Tresso"

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