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Assistenza ai profitti, sblocco dei licenziamenti

L'ossigeno per i malati e quello per gli azionisti

14 Ottobre 2020
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Mentre la seconda ondata della pandemia denuncia una volta di più lo sfascio immutato della sanità pubblica in tutti i paesi capitalisti, l'Unione Europea proroga di sei mesi il regime straordinario che liberalizza gli aiuti statali alle imprese. Non solo alle piccole imprese ma anche alle grandi, alle quali si copre con risorse pubbliche il 70% dei costi fissi. «Una boccata di ossigeno per banche e imprese italiane» titola festante Il Sole 24 Ore (14 ottobre). Infatti il governo potrà prorogare di altri sei mesi moratorie, mutui, garanzie sui prestiti, spostando in avanti nel tempo il rischio che le banche debbano svalutare i crediti sui quali non ripartiranno i pagamenti. In altri termini, lo Stato continuerà a garantire il credito bancario alle grandi imprese (vedi FCA), e dunque i debiti di queste ultime, prendendo i soldi dalla fiscalità generale, cioè dalle tasche dei salariati, oppure facendo debito a sua volta con le banche che comprano i titoli pubblici. Un debito il cui rimborso sarà caricato sui lavoratori e le lavoratrici. Insomma: ciò che non si trova per i malati, si trova in abbondanza per i profitti. L'“ossigeno” che rischia di mancare alle terapie intensive non mancherà mai per gli azionisti.

In compenso nello stesso giorno la Commissione Lavoro della Camera, e indirettamente il ministro dell'economia Gualtieri, annunciano che la Cassa Integrazione Covid sarà prorogata, assieme all'esonero triennale del 50% dei contributi per le assunzioni a tempo indeterminato (che sale al 100% per gli under 35), ma il blocco dei licenziamenti no: quello finirà “naturalmente”, annuncia Debora Serracchiani, presidente della Commissione Lavoro. «È condivisibile immaginare una uscita dalle misure straordinarie, a partire dal blocco dei licenziamenti». Il quotidiano di Bonomi plaude entusiasta: «Il blocco dei licenziamenti non ha precedenti dallo Statuto dei lavoratori in poi; e oggi è un unicum pure a livello europeo». C'è del resto “un problema di costituzionalità”, esclama soddisfatto: la Costituzione (borghese) non garantisce forse la proprietà privata e la libera impresa? Quanto al milione di licenziati che la stessa Confindustria annuncia, ci penserà l'elemosina a termine della Naspi, e le famigerate “politiche attive del lavoro”. Quelle che ingrassano le agenzie interinali in cambio dell'offerta di supersfruttamento, pena l'accusa di voler stare sul divano.

Tutta la società borghese sta nelle pieghe di questa cronaca. Una pioggia di garanzie per i capitalisti, un calcio nel sedere agli operai. Una ragione in più per fare della lotta dei metalmeccanici contro Bonomi la leva di una mobilitazione generale di tutto il mondo del lavoro. Perché solo una mobilitazione generale può rispondere a un attacco generale. Solo la pedata di uno sciopero vero di dieci milioni di operai può suonare la carica di una vera alternativa.

Partito Comunista dei Lavoratori

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