Interventi

Uniti nella crisi, uniti nella lotta!

4 Ottobre 2020
repressione


«Proletari di tutto il mondo, unitevi!» è il grido con cui si chiude Il Manifesto del partito comunista di Engels e Marx del 1848. Ed è il grido che risuona straordinariamente attuale e che deve informare l’agenda del ciclo di lotte che talune città hanno già visto apririsi.

La pandemia da Covid–19 ha unificato nella miseria e nell’oppressione la classe proletaria a tutti gli strati, a tutte le generazioni, a tutte le latitudini.
In Italia, la classe operaia industriale subirà il taglio di un milione di posti di lavoro, secondo lo sfrontato annuncio del feld-presidente di Confindustria Carlo Bonomi (responsabile, è d’obbligo ricordarlo, dell’espansione del focolaio virale in Lombardia, e tuttavia indisturbato, al posto di comando, nel legiferare ancora altra disperazione per i poveri produttori di plusvalore, suo e dei suoi pari: fotografia perfetta della giustizia nel regime borghese!).

I lavoratori del servizio sanitario nazionale, a causa dell’abolizione, varata proprio nel culmine della pandemia e della farisaica retorica degli «eroici medici», dell’Imposta Regionale sulle Attività Produttive (IRAP), attraversano calvari senza fine di licenziamenti e, per converso, di sovraccarico di lavoro sulle spalle di sempre meno maestranze;
I lavoratori dei trasporti e della logistica, anch’essi licenziati, privatizzati e senza stipendio da mesi.
I docenti e il personale ATA nelle scuole, falcidiati all’estremo per diretta conseguenza dei tagli al welfare, disossato sull’altare del pagamento del debito pubblico verso le banche e che lievita ancora più alto, grazie proprio alla minaccia di quel recovery fund propagandato da governo e stampa come "la rivoluzione copernicana", "la fine dell’austerità a tutti i costi", "il crollo del tabù della stabilità".

E tutto quel sottobosco capillare di lavoro interinale, stagionale, precario, a chiamata, a cottimo, con perpetua scadenza mensile, dov’è asfissiato e supersfruttato il proletariato giovanile, presso predonesche s.r.l. sorte proprio grazie alle agevolazioni che il Jobs act ha prodigato a padroni e padroncini, e dove non v’è ombra di sindacalizzazione, né può esservi, senza il rischio di ritrovarsi col contratto non rinnovato già dal mese dopo aver tentato la minima azione, nel pieno rispetto della legge.

Il coronavirus ha fatto emergere tutti i virus di cui era già minato il tessuto sociale durante l'invocata "normalità", e ha portato a una dose di carburante ancora più forte nelle vene dello scellerato meccanismo di rapina che è l'ordine capitalistico.
Del fatturato in calo durante il lockdown i padroni si rifanno per due volte: la prima per recuperare il profitto perso, la seconda per fronteggiare la recessione e la competizione di norma, ma alzando il tiro, forti del pretesto della pandemia.
Pure, se un certo peso non si può non attribuire alle narrazioni, non i soli pretesti e giustificazionismi letterari bastano a difendere i padroni dal malcontento operaio.
I lavoratori non si lasciano marcire sul lastrico perché la stampa di regime proclama sia giusto così. Sono le istituzioni e sono le forze armate predisposte dallo Stato per questo preciso fine a difendere realmente, materialmente i padroni nella lotta di classe.

Ma se i padroni sono forti delle loro motivazioni e dei loro mezzi materiali, i proletari devono esserlo della loro analisi del presente, del loro programma risolutorio e della forza materiale dell’unità.
È con l’unità che si possono occupare le fabbriche, è con l’unità che si possono bloccare i trasporti, è con l’unità che si possono condurre e formulare forme di sciopero adeguate presso le strutture sanitarie e allargare la lotta alla solidarietà dei pazienti, dei loro familiari e amici.
Questo e tutto il resto può la forza dell'unità!

Mai come in questa fase, nei quasi 75 anni di storia della Repubblica, il proletariato è stato così unito sotto i bombardamenti economici. E mai come in questo momento sarebbe allora sbagliato eludere questa unità oggettiva e non mobilitarla a una marcia e a una lotta comune.
Parcellizzare la classe, municipalizzare la crisi, selezionare le lotte a favore di una categoria su un’altra, è la prassi, politica e sindacale, più irragionevole e perdente in partenza.
In questa epocale crisi sanitaria ed economica di proporzioni globali, causata e aggravata dai padroni, sono gli stessi padroni a unire stretto il proletariato con un filo conduttore di sfruttamento e disoccupazione, di debito pubblico e smantellamento di diritti.
Riconoscere l'unione dell'offensiva di cui i proletari sono bersaglio significa almeno essere all’altezza della strategia di guerra del nemico. E per vincerlo, bisogna giungerne al di sopra.

Salvo Lo Galbo

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