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La morte di Trotsky: epitome perfetta dello stalinismo

21 Agosto 2020

Ventisei ore dopo essere stato colpito dalla piccozza di Mercader, Trotsky moriva ottanta anni fa. Continuiamo a ricordare il grande rivoluzionario con questo breve e incisivo articolo

trotsky ritratti


L’assassinio di Trotsky è il simbolo della rivoluzione operaia trucidata a tradimento da un volgare gangster insignito, per colmo di oscenità, della più alta onorificenza nazionale recante il nome di Lenin, vale a dire l’uomo che proprio al fianco di Trotsky aveva giurato guerra al termidoro sovietico e alla burocratizzazione del partito. Una rivoluzione bandita, una rivoluzione presa in ostaggio, mutilata e venduta pezzo a pezzo.

Non possiamo e non dobbiamo aspettarci, però, che la borghesia renda giustizia a questo tra i più grandi uomini d’azione e di pensiero del secolo scorso. Le commemorazioni ad opera della stampa borghese che abbiamo seguito fin qui e che seguiranno non dicono nulla dei motivi della lotta di Trotsky contro Stalin, anzi davanti a certi epicedi si direbbe che l’obiettivo sia di spingere chiunque a dar ragione a Stalin. D’altra parte, non è una novità la predilezione della borghesia per Stalin, non certo per l’incorruttibile Trotsky, e se il suo più citato apologeta italiano, Domenico Losurdo, valutava come la prova del nove della sua grandezza, gli elogi di Alcide De Gasperi verso il capo della controrivoluzione bolscevica, noi in tributi di questo genere noi leggiamo proprio la natura intimamente borghese dello stalinismo.

Secondo il giornalismo borghese, indistintamente di destra e centrosinistra, Trotsky sarebbe stato un utopista e Stalin invece un pragmatico, il primo un marxista eterodosso e Stalin un ortodosso, Trotsky il teorico della supremazia dei soviet rispetto al partito e Stalin il naturale erede alla direzione del partito di Lenin. Ma come può definirsi utopista l’uomo che organizzò militarmente una rivoluzione, e che l’analizzò e la difese in comprovata coerenza col metodo del materialismo storico? Come si può definire un marxista eterodosso l’uomo che assumeva continuamente le difese del vero Marx e del vero Engels contro ogni revisionismo, quello stalinista in primis? E cosa dovette teorizzare, Trotsky, in merito alla supremazia dei soviet sul partito se il partito bolscevico nasceva esattamente come espressione politica dei consigli operai? Fu piuttosto il successore di Lenin a trasformare il partito in un ufficio politico murato e devitalizzato di centralismo democratico, col fine di affermare il solo potere di posizione di un gruppo dirigente, abbandonando prima la democrazia di classe, poi l’internazionalismo rivoluzionario e infine la corrosa e tarmata ossatura superstite di una economia di piano ereditata dall’Ottobre.

Per non dire della sempreverde vulgata della “faida per il potere”, di logica conseguenza unita alle terribili previsioni di un futuro (però fortunatamente mai esistito!) in cui Trotsky avrebbe fatto l’eguale se non peggio del suo rivale. Noiosissima borghesia, che ripete da decenni le stesse nenie senza la decenza di voler conoscere ciò che si ha l’impudenza di trattare! Basterebbe una qualsiasi pagina di decostruzioni limpidamente argomentate di Trotsky contro Stalin per mettere a tacere qualunque idiozia sulla disputa per il mero potere; basterebbe, oggi che si dispone di Internet, digitare sul motore di ricerca tre parole, “Stalin, Trotsky, Kulak”, per conoscere da quanto tempo Trotsky metteva in guardia dal pericolo della doppia economia industriale e contadina, e come indicasse al partito l’urgenza di un piano di industrializzazione che avrebbe evitato le efferate requisizioni forzate ai possidenti agricoli, per rispondere una volta per tutte se Trotsky avesse fatto l’eguale di Stalin. Ma se, certo, da un lato vi è l’ignoranza sfacciata della “meritocratica” borghesia, dall’altro è evidente la volontà cosciente di non parlare di Trotsky nei termini in cui andrebbe fatto.

Trotsky ci ha lasciati scritti lucidi e completi, di una chiarezza esemplare, di una mole enciclopedica. A distanza di tanti anni, e specialmente dopo la conferma delle sue teorie, adesso chiare anche all’individuo meno dotato di capacità d’astrazione, continuare a contrabbandare Trotsky per quello che non era, è una scelta deliberata. Una scelta nutrita da una sola ragione: il terrore che, capendo chi sono i maestri e chi no, cosa è stato il comunismo e cosa la sua negazione, come si fanno le rivoluzioni e come si tradiscono, le masse proletarie del mondo intero possano tornare a sconvolgere il mondo, e questa volta a cambiarlo per sempre.

Noi trotskisti non costituiamo una congrega di veneratori, come macchiettisticamente ci dipinge la stampa borghese. Sulla strada di Trotsky e sulla base del suo Programma di transizione fondativo della Quarta Internazionale, portiamo avanti l’ultima lotta di classe che rimane alla storia per la liberazione dell’umanità intera: la lotta di classe operaia, la rivoluzione internazionale e la dittatura del proletariato.

Salvo Lo Galbo

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