Dalle sezioni del PCL

Venezia, 27 giugno, manifestazione per la Palestina

Contro l'oppressione sionista, per una Palestina unita, laica e socialista!

28 Giugno 2020
venezia_palestina


Dal 1° luglio Israele, secondo quanto annunciato dal suo governo, intenderebbe annettere una parte dei territori occupati in Cisgiordania. Non è del tutto chiaro su quali zone lo stato sionista punti, al momento, ad estendere la propria diretta sovranità. È evidente tuttavia che questa mossa si inserisce in un disegno di progressiva e continua espansione a danno del popolo palestinese, avallato ancora una volta dall'imperialismo USA.

D'altro canto, la cosiddetta “soluzione per la Palestina” ipotizzata pochi mesi fa da Trump e Netanyahu è una provocazione per i palestinesi e la nazione araba. L'occupazione israeliana della Cisgiordania si trasforma in annessione diretta. Legittimazione definitiva degli insediamenti coloniali. Gerusalemme capitale d'Israele. Una entità palestinese senza controllo dei propri confini, senza esercito proprio, senza continuità territoriale. In conclusione un Bantustan, una riserva coloniale sotto il tallone della potenza sionista. Altro che “Stato palestinese”!

Ancora una volta, gli accordi di Oslo si rivelano esser stati null'altro che una truffa, come tale denunciata dalla sinistra palestinese e a maggior ragione dai marxisti rivoluzionari.

Trump e Netanyahu forniscono agli accordi di Oslo la loro concreta traduzione politica. “Due popoli due Stati” diventano una enclave palestinese sotto la dominazione di Israele, una dominazione militare, politica, territoriale, accompagnata, se del caso, da una pioggia di denari per chi volesse vendersi. Una prigione a cielo aperto e senza vie d'uscita, benedetta dalle monarchie del Golfo. Un ultimatum provocatorio per le stesse direzioni palestinesi, alle quali si chiede semplicemente una resa definitiva e umiliante agli occhi del loro stesso popolo.

Ma la questione palestinese non si farà cancellare da Netanyahu e Gantz né da Trump. Nessuna oppressione nazionale può essere cancellata sulla carta nel momento stesso in cui è riproposta in tutta la sua brutalità materiale. Il popolo palestinese ha dimostrato nella propria storia l'eroismo di cui è capace un popolo oppresso. Non si farà né intimidire né comprare. Ma certo la provocazione dell'imperialismo e del sionismo sottrae ogni spazio alle illusioni. Il diritto di autodeterminazione del popolo palestinese non troverà un proprio spazio all'ombra dello Stato di Israele, né ora né mai. Uno Stato che si regge sulla negazione del diritto al ritorno, sui privilegi confessionali, sulla potenza militare, sulla discriminazione della sua stessa minoranza araba, è incompatibile coi diritti dei palestinesi. Solo la dissoluzione dello Stato d'Israele può consentire il diritto al ritorno. Solo una sollevazione rivoluzionaria della popolazione palestinese ed araba, combinandosi con la migliore opposizione ebraica al sionismo, può dissolvere lo Stato d'Israele, aprendo la via all'unica possibile soluzione storicamente progressiva: quella di uno Stato nazionale palestinese, laico, democratico, socialista, rispettoso dei diritti nazionali della minoranza ebraica, dentro una federazione socialista della nazione araba e del Medio Oriente.

È una prospettiva terribilmente difficile, ma è l'unica reale. Ogni altra soluzione, negoziata con l'imperialismo e col sionismo, può essere solo un inganno. E dunque fonte di nuove tragedie e sofferenze.

Peraltro in larga parte del Medio Oriente e della nazione araba si è levato da tempo un vento nuovo. Le ribellioni democratiche e di massa di dieci anni fa in Tunisia, in Egitto, in Siria si sono risolte in drammatici rovesci, per responsabilità delle loro direzioni liberali e dell'imperialismo. Ma la rivoluzione ha recentemente rialzato la testa in Algeria, in Sudan, in Iraq, in Libano, mentre in Iran un nuovo movimento ha sfidato l'oppressione del regime. Ovunque la giovane generazione si ribella alle divisioni confessionali, al dispotismo di regimi teocratici, alla presenza di forze di occupazione. Le ragioni del popolo palestinese possono dunque trovare nuove energie nelle masse oppresse della regione. Ma è necessaria una nuova direzione, all'altezza di un vero progetto di liberazione: una direzione rivoluzionaria e socialista.

Ed è quella che deve costruire il proletariato arabo, organizzandosi in partiti e in una internazionale che sostenga queste parole d'ordine:

PIENA SOLIDARIETÀ ALLA LOTTA DEL POPOLO PALESTINESE E DELL’INSIEME DEL POPOLO ARABO!

NESSUNA PACE COL SIONISMO E L’IMPERIALISMO!

ABBASSO LA BORGHESIA, I MONARCHI E GLI SCEICCHI ARABI, AGENTI DELL’IMPERIALISMO!

PER IL DIRITTO AL RITORNO IN PATRIA PER TUTTI I RIFUGIATI PALESTINESI

PER LA DISTRUZIONE RIVOLUZIONARIA DELLO STATO SIONISTA

PER UNA PALESTINA LIBERA, UNITA, LAICA E SOCIALISTA CON PIENI DIRITTI DEMOCRATICI DI MINORANZA NAZIONALE AL POPOLO EBRAICO

PER L’UNITÀ RIVOLUZIONARIA DEL POPOLO ARABO

PER UNA FEDERAZIONE SOCIALISTA DEL MEDIO ORIENTE

Partito Comunista dei Lavoratori - coordinamento regionale del Veneto

CONDIVIDI

FONTE