Dalle sezioni del PCL

Alea: società pubblica in aiuto al privato

27 Giugno 2020
Art ALEA


Alea Ambiente è una società pubblica composta da 13 comuni della provincia di Forlì-Cesena. È attiva dal 2017 e si occupa della gestione dei rifiuti in tutti i comuni che ne fanno parte. Che i comuni tornino ad occuparsi direttamente dei servizi pubblici dopo vari smantellamenti non ci può che trovare d’accordo, tuttavia non ne condividiamo le modalità: le amministrazioni, siano esse di centrosinistra che di centrodestra, non gestiscono in maniera adeguata il servizio pubblico, ad esempio nel carico di lavoro eccessivo imposto ai dipendenti e causato dalla riduzione del personale e nel trattamento economico delle utenze domestiche.

La società ha infatti recentemente comunicato agli organi di stampa che, per l’anno 2020, la tariffa puntuale (TARIP) sul rifiuto secco non riciclabile aumenterà per le famiglie, di circa 5/6 euro all’anno.

Qualcuno potrebbe pensare: “cosa saranno mai 5/6 euro di aumento in un anno, è una sciocchezza!”.

Purtroppo non è così. Cinque o sei euro moltiplicati per il numero di utenze domestiche coinvolte significa una valanga di soldi che dalle tasche delle famiglie finiscono direttamente in quella delle imprese. Una misura incomprensibile.

Inoltre questa cifra, sommata all’aumento del costo della vita e rapportata ai salari in picchiata di lavoratori, pensionati, precari, o all’assoluta assenza di un salario per molti, è un ulteriore colpo a chi è già in una situazione insostenibile.

Ciò è vero soprattutto in questo periodo, in cui migliaia di lavoratori sono stati colpiti dalla crisi che questa pandemia ha prodotto e hanno subito le conseguenze sulla propria pelle: perdita del reddito per precari, stagionali, lavoratori in nero oppure cassa integrazione con salario ridotto (sempre per chi l’ha avuta, dato che decine di migliaia di persone la stanno aspettando).

La situazione è destinata a peggiorare quando verrà eliminato il blocco dei licenziamenti, ossia quando le aziende avranno la libertà di lasciare a casa chi non serve più.

Invece di tutelare lavoratori a basso reddito, cassaintegrati, disoccupati, precari e pensionati, Alea (e tutte le amministrazioni che la sostengono, di ogni colore politico) ha fatto di tutto per agevolare solo le utenze commerciali, scaricando i costi della crisi sulle fasce più deboli della popolazione, perfettamente in linea con quanto sta facendo il Governo a livello nazionale.

In questo quadro non stupiscono le dichiarazioni di Petetta, assessore all’ambiente per la giunta di centrodestra di Forlì, che afferma che già alla fine del 2019 per Alea si era ottenuto un risparmio sui costi di gestione di circa 600.000 euro (accompagnato però da un grave peggioramento delle condizioni di lavoro degli operatori, stando alle dichiarazioni dei sindacati), soldi andati ad abbattere le utenze aziendali, in alcuni casi persino del 50%.

L’assessore ha inoltre dichiarato che, se questo avanzo si confermerà anche per l’anno in corso, l’aumento di 5/6 euro probabilmente non ci sarà, ma non sarà difficile immaginare che i vantaggi andranno comunque nelle tasche degli imprenditori.

Ci stanno facendo credere che queste misure che versano a pioggia denaro pubblico nelle tasche di privati, imprenditori ed attività produttive siano necessarie “per la nostra economia”, in realtà fanno solo comodo sempre alla stessa classe sociale.

Occorre invece adottare misure urgenti a sostegno delle fasce più deboli della popolazione, quelle che stanno pagando la crisi, e le speculazioni sulla crisi.

Contro le favole raccontate a sinistra sul primato del capitalismo “liberista”, da correggere con l’intervento dello Stato (“più Stato, meno mercato”), il capitalismo è più che mai un capitalismo assistito.

Occorre smettere di versare denaro pubblico nelle tasche già gonfie degli industriali, con agevolazioni messe sul conto dei salariati e attraverso il debito pubblico. Va assicurata protezione sociale a tutti i lavoratori colpiti dalla crisi: salariati pubblici e privati, precari, stagionali, disoccupati, piccole partite Iva in rovina, lavoratori in nero gettati su una strada, immigrati senza permesso. Tutte e tutti. Coi miliardi ricavati da una tassazione patrimoniale straordinaria e sulle grandi fortune. Il 10% di patrimoniale sul 10% più ricco. Per raddoppiare innanzitutto l’investimento nella sanità pubblica, nazionalizzando senza indennizzo quella privata. Paghi chi non ha mai pagato, non i lavoratori e le lavoratrici.

Partito Comunista dei Lavoratori - sezione Romagna

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