Dalle sezioni del PCL

Cartiere Miliani ricorre ancora agli ammortizzatori sociali dal 18 giugno al 5 luglio

31 Maggio 2020
cartieremiliani


Il giorno 22 maggio 2020 si è tenuto un importante incontro tra il management delle Cartiere Miliani e le organizzazioni sindacali presenti nelle RSU aziendali.
Come era ampiamente nelle previsioni, l’attuale proprietà ha disegnato uno scenario estremamente negativo per il futuro delle cartiere, preannunciando una nuova fermata generale della produzione dal 18 giugno al 5 luglio 2020, associata al dato catastrofico della perdita di circa il 40% delle commesse, causato non solo dalla terribile epidemia di coronavirus.
Il PCL ritiene doveroso denunciare l’allarmante pericolo che potrebbe presentarsi, da qui a breve, con i colossali esuberi (leggasi licenziamenti) che rischierebbero di colpire le lavoratrici e i lavoratori delle Cartiere Miliani.
Tutto ciò rappresenta l’indiscutibile risultato dello sciagurato processo di privatizzazione che certi soggetti politico-affaristi, affiancati nel lontano 1999 dal sedicente sindacato confederale, hanno imposto al complesso industriale cartario fabrianese. In questo scenario drammatico per le Miliani, non vi è più tempo per una assurda “negoziazione concertativa” da parte delle RSU con la Direzione aziendale (Bain Capital, un fondo finanziario statunitense!).
Riteniamo che l’unico percorso che possa intraprendere una seria e credibile struttura sindacale, che crede nella tutela occupazionale di tutti i lavoratori delle Cartiere Miliani di Fabriano, non può che essere l’immediato stato di lotta e mobilitazione di tutti i dipendenti dell’unica impresa produttiva scampata, temporaneamente, alla crisi di tutto il distretto industriale fabrianese (che, lo ribadiamo, conta oltre settemila disoccupati).
Per questo crediamo che le chiacchiere e le buone intenzioni della concertazione padrone-sindacato debbano essere rigettate e denunciate, per creare le giuste prospettive di lotta e di opposizione a chi continuamente produce profitto sulla pelle della classe lavoratrice. L'unica rivendicazione possibile da percorrere è quella di lottare per la piena tutela del salario senza accontentarsi delle briciole della cassa integrazione, che copre a malapena il 70% dello stipendio.
Che i soldi li tirino fuori i padroni, che per anni si sono appropriati del nostro territorio come fonte di ricchezza e guadagno privato, a discapito della tutela delle fasce più deboli, che pagano costantemente la crisi del sistema capitalistico. È ora di dire basta, è ora di organizzarsi per ribaltare le difficili sorti della classe operaia.

Partito Comunista dei Lavoratori - sezione di Ancona

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