Interventi

PERCHE’ FALCE E MARTELLO

15 Febbraio 2008

Il movimento comunista, alla sua nascita, si dà, come proprio simbolo, la falce e martello incrociati, contornati da spighe di grano, con in prospettiva un’ alba, a significare il riscatto del genere umano dal proprio primitivismo di specie.
Con l’avvento del capitalismo e l’abolizione della servitù della gleba a favore dello sviluppo del libero mercato, si ingrossano le file del proletariato, soprattutto quello industriale, nasce quindi un nuovo movimento di classe che si esprime nel partito comunista, il cui programma viene reso pubblico con il Manifesto del Partito Comunista, redatto da Marx ed Engels nel 1848.
Diversamente dalle rivolte contadine del passato e dalle varie congiure contro i poteri dominanti susseguitesi nella storia, Il movimento comunista si propone un radicale cambiamento del vivere sociale, con l’abolizione di tutte le classi e la costruzione di una società socialista, prima, nella quale esiste ancora il denaro, ma come elemento di scambio delle merci e non più cumulabile privatamente, per giungere ad una società comunista nella quale ciascuno dà e riceve secondo i propri bisogni.
Nel 1871 a Parigi si ha il primo esempio storico di potere proletario, che si distingue con provvedimenti atti alla soddisfazione dei bisogni anziché sottometterli alla logica dell’economia capitalistica.
Il modo di produzione capitalistico ha permesso una grande concentrazione di strumenti di produzione: macchine e forza lavoro, aumentando considerevolmente la produttività, ma la sua natura privata, inutilmente osteggiata da Babeuf, anziché migliorare le condizioni di vita generali, con la diminuzione del lavoro necessario alla sopravvivenza, genera disoccupazione e miseria crescente, aumentando le contraddizione tra città e campagna, tanto da far rimpiangere a molti il passato.
Il Partito Comunista si propone quindi come obiettivo, l’abolizione della proprietà privata degli strumenti di produzione, passo necessario per l’abolizione del lavoro salariato e di conseguenza l’abolizione delle classi sociali.
La borghesia, classe privilegiata, in quanto si spartisce nel proprio ambito il profitto generato dal capitalismo, si oppone con tutte le proprie forze a questo programma.
E’ nella sua natura la proprietà privata, l’individualismo, lo sfruttamento del lavoro altrui, l’ipocrisia e la speculazione, con tutte le contraddizioni culturali e sociali che ne derivano. E’ quindi l’amministratrice per eccellenza del capitale privato e sostenitrice del libero mercato, condizione indispensabile per l’estorsione di plusvalore dal lavoro sociale.
Ad essa fa comodo la contraddizione tra città e campagna e poco importa se questo porta ad un irrimediabile saccheggio delle risorse naturali e ad un maggior sfruttamento delle classi lavoratrici.
Il Partito Comunsita sceglie quindi la falce e martello, non solo per significare l’unione delle forze del proletariato urbano con quello delle campagne, uniti dagli stessi interessi materiali, ma perché si propone, con l’abbattimento del modo di produzione borghese, basato sul libero mercato e sulla proprietà privata degli strumenti di produzione, di risolvere anche le contraddizioni economiche storiche tra questi due ambienti, una produzione per la soddisfazione dei bisogni del genere umano, nel pieno rispetto ed in armonia con le risorse della natura.
Il riformismo si è appropriato indebitamente di questo simbolo fin dai primi del novecento e lo stesso ha fatto il movimento controrivoluzionario stalinista, generando non poca confusione nell’ambito della classe lavoratrice.
Ora, dopo la criminale complicità con la borghesia, che dura ormai da più di un secolo e che ha portato all’impotenza il proletariato, questa “sinistra” sedicente rappresentante dei lavoratori, ha deciso di gettare definitivamente ogni maschera, rinunciando anche al simbolo storico del movimento dei lavoratori.
Finalmente! Il Partito Comunista è ben lieto di raccoglierlo dal fango nel quale è stato gettato, e innalzarlo nuovamente a riaffermare il programma storico del manifesto del 1848.
A differenza del pensiero clericale e metafisico borghese, il destino del genere umano non è determinato dall’essere più o meno “buoni”; l’uomo non nasce ladro, è l’occasione che lo rende tale e il Partito Comunista si propone di distruggere questa occasione.

Partito Comunista dei Lavoratori - sezione di Milano

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FONTE

  • pclmilano@gmail.com