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La corrida? No, la Calabria

Dilettanti allo sbaraglio sulle scelte per la "fase due"

30 Aprile 2020
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In un'atmosfera di shakespeariana memoria un dubbio amletico pervade i cieli di Calabria: aprire o non aprire? È questo il dilemma di Jole Santelli. Ma la Presidente di regione, politica navigata, forzista della prima ora, non è certamente persona da cadere in simili tranelli psicologici.
La soluzione al dilemma è semplice. La Santelli, infatti, apre e chiude. Così, per essere sicura di non sbagliare.
Il 23 aprile dichiarava fiera: «il nostro obiettivo resta l'apertura a fine maggio, possibile solo a patto di mantenere il contenimento con rigore e responsabilità»; il 27 aprile rincarava la dose scagliandosi contro il decreto ministeriale emanato da Conte e che prevedeva una parziale apertura agli spostamenti (consentito il rientro presso l'abitazione del domicilio di quanti, magari, erano rimasti bloccati fuori casa o fuori regione), definendolo come un provvedimento imprudente che avrebbe mirato la giusta politica di prevenzione adottata dalla regione Calabria.
Ma ecco arrivare dopo sole ventiquattro ore la geniale ordinanza in cui, in pratica, la Santelli riapriva tutto il possibile: bar, ristoranti, mercati all'aperto, e addirittura rendeva possibile spostarsi in altri comuni per fare sport.
Folgorata sulla via di Damasco? No, più che altro la Santelli sembra essere stata folgorata dal profitto.
Così emerge chiaro il volto dei nostri governanti: il profitto prima di tutto, prima anche della salute dei cittadini. Le pressioni economiche degli industriali, i giochini di potere tra Salvini-Conte-Meloni sono argomenti più che sufficienti da usare sull'altare dei sacrifici, e poco importa se ad essere sacrificati sono gli operai e la parte più indifesa del nostro paese.
Alla logica del profitto noi opponiamo la logica della vita e del benessere sociale. È sempre più vicina la scelta: socialismo o barbarie.

Attilio Armando Tronca

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