Emergenza coronavirus

Dalla SARS al Covid-19

Un articolo del 2003

4 Aprile 2020
sars

Ripubblichiamo questo articolo apparso nel 2003 su Progetto Comunista, giornale dell'Associazione Marxista Rivoluzionaria Progetto Comunista, principale area di opposizione di sinistra all'interno della Rifondazione Comunista dell'epoca, e antesignana del PCL. L'articolo è un'analisi dell'epidemia di coronavirus SARS del 2003. A diciassette anni di distanza, la semplice lettura di questo articolo dimostra come con l'epidemia di coronavirus attuale (Covid-19) non sia cambiato nulla, per la semplice ragione che il capitalismo, oggi come allora, oggi più di allora, comprende solo le ragioni del profitto, anche quando il profitto vuol dire morte.
Lo ripubblichiamo perché a distanza di quasi vent'anni, il progressivo smantellamento della sanità pubblica a favore di quella privata non si è ancora fermato.
Eravamo, nel 2003, quasi alla vigilia di quel nuovo ciclo di governi di centrosinistra che in Italia e altrove sarebbero stati i continuatori delle politiche di rapina e di tagli che già da almeno un decennio si andavano accumulando. Da notare, per inciso, come quei governi furono resi possibili grazie alla collaborazione e alla partecipazione entusiasta delle sinistre riformiste al gran completo, partecipazione che in particolare in Italia si sarebbe rivelata di lì a poco, come prevedemmo facilmente, la pietra tombale delle stesse organizzazioni riformiste e della loro proposta di collaborazione di classe (partecipazione alla quale Progetto Comunista fu l'unica area ad opporsi coerentemente e fino in fondo, da una prospettiva anticapitalista e rivoluzionaria).
Oggi più che mai è necessario comprendere il rapporto causa-effetto, dove la causa è il profitto del grande capitale, e l’effetto è la quasi totale mancanza di risorse per garantire i servizi essenziali alle classi subalterne in regime capitalista. Sotto questo aspetto – e non solo questo – dai tempi della SARS del 2003 le cose sono solo peggiorate.





IL CAPITALISMO FA MALE ALLA SALUTE

di Antonino Marceca



L'epidemia [1] di SARS, ossia di "sindrome respiratoria acuta severa", una polmonite atipica, manifestatasi a partire del mese di febbraio 2003 in Viet Nam quindi diffusasi in Cina e in Canada, il cui agente infettivo [2] sembra sia un coronavirus della famiglia dei Paramixovyridae, famiglia che comprende diversi virus (parotite, parainfluenze, morbillo e altri), ha posto all'attenzione dell'opinione pubblica mondiale la questione del controllo e della prevenzione delle malattie infettive e diffusive.

Forme morbose più gravi della SARS si sono verificate in questi ultimi anni, pensiamo alle "febbri emorragiche virali" (Ebola, Marburg, ecc) che a differenza della SARS non hanno determinato nell'opinione pubblica una simile attenzione generalizzata proprio perché l'epidemia è rimasta circoscritta in singole regioni, spesso ai margini del mercato capitalistico e quindi scarsamente attraversate dai flussi di merci e persone, come dire una quarantena economica prolungata ha impedito la diffusione dell'epidemia. Ma la Cina non è il Congo ed infatti il governo cinese, al fine di preservare il proprio inserimento nel mercato capitalistico e le proprie esportazioni ha messo in atto misure draconiane, colpevolizzando e punendo "con sentenze che possono andare dai dieci anni di prigione, all'ergastolo, alla pena di morte", chi "mette in pericolo la sicurezza pubblica e causa gravi danni personali o la morte e danneggia la proprietà pubblica e privata" e con pene dai tre ai sette anni chi rifiuta di farsi curare o si sottrae alla quarantena [3]. A parte l'impossibilità di provare che un contagio sia intenzionale in una malattia che presenta un periodo di incubazione di 2-10 giorni, modalità di trasmissione aerea, con manifestazioni cliniche che variano da forme subcliniche, a modeste alterazioni febbrili, fino a forme gravi (10%-20%), è chiaro che tali misure repressive, giustificate da necessità igienico sanitarie, hanno una duplice finalità, rassicurare il capitale internazionale e controllare una situazione sociale di sempre maggiore malessere a seguito del processo restaurazionista capitalistico portato avanti dalla burocrazia stalinista cinese. Infatti, oltre allo smantellamento del sistema sanitario pubblico, il proletariato cinese ha visto in questi anni peggiorare le proprie condizioni di vita e di lavoro.

Un eventuale calo delle esportazioni a seguito della diffusione dell'epidemia determinerebbe la crisi del settore economico privato che si sommerebbe alla disoccupazione che già oggi investe il settore statale, a seguito dei processi di privatizzazione e ristrutturazione, settore in cui le avanguardie operaie pur con enormi difficoltà, data la mancanza della più elementare libertà di organizzazione politica e sindacale, di parola e di stampa, organizzano la resistenza della classe e subiscono la repressione statale, come nel caso dei due dirigenti operai Yao Fuxin e Xiao Yunliang che organizzarono la lotta operaia nel Liaoyang nel marzo del 2002, pensiamo quale moltiplicazione di forza sarebbe un fronte di classe che comprendesse gli operai del settore statale e del settore privato congiunto all'enorme proletariato delle campagne cinesi.

L'epidemia di SARS, tra l'altro, ci permette di riflettere sulla questione più generale del controllo e della prevenzione delle malattie infettive e diffusive.

La comparsa delle malattie infettive e diffusive è riconducibile ai seguenti tre fattori: l'agente infettivo, l'ospite e l'ambiente, il cosiddetto "triangolo epidemiologico".

Senza l'agente infettivo non si ha la malattia infettiva, mentre le condizioni di vita e di lavoro dell'ospite, il suo comportamento, associate alle condizioni ambientali sono responsabili della frequenza e della gravità con cui la malattia si manifesta.

La penetrazione dell'agente infettivo nell'ospite non necessariamente provoca la malattia, per il manifestarsi di questa in forma lieve, grave o letale deve comparire una sintomatologia (febbre, malessere, ecc).

Gli agenti delle malattie infettive (virus, batteri, protozoi) e delle infestazioni (elminti e artropodi), ci sono sempre stati, come dire sono nati prima e dopo l'uomo, nel tempo subiscono variazioni in grado di acquisire infettività [4], proprietà questa strettamente correlata alla carica microbica, patogenicità [5], virulenza [6], possono causare malattie infettive contagiose se eliminati dall'ospite attraverso le vie aeree, l'urina, le feci, lo sperma, le secrezioni vaginali o malattie infettive non contagiose se non vengono eliminate attraverso le suddette vie (es. la malaria).

Altro elemento del triangolo epidemiologico è l'ospite, l'uomo nel nostro caso, questo può avere un'alta o bassa resistenza aspecifica, data dalle condizioni di nutrizione, la presenza o meno di altre patologie, condizioni di stress, e di resistenza specifica a quel determinato agente infettivo, date da condizioni di immunità innate o ereditarie, di immunità acquisita, naturale (infezione o malattia superata) o artificiale (mediante vaccinazione).

Infine l'ambiente, sia in senso fisico che sociale. L'ambiente fisico è dato dal clima, dal suolo (terreni paludosi con clima adatto favoriscono la diffusione delle zanzare, vettori della malaria e della febbre gialla), terreni permeabili favoriscono l'inquinamento delle falde acquifere e conseguentemente la diffusione di malattie a trasmissione oro-fecale (Epatite A ed Epatite E, ecc); l'ambiente sociale è dato dalla pianificazione urbana, dalla presenza di rete fognaria e idrica, di depuratori, dalla presenza di strutture cimiteriali, dallo smaltimento dei rifiuti, dalle condizioni delle abitazioni, il sovraffollamento delle abitazioni e delle strutture collettive, la povertà, le condizioni di lavoro, la disoccupazione.

Moltissime città della periferia capitalistica sono circondate da enormi baraccopoli, variamente chiamate: barriadas in Perù, favelas in Brasile, callampas in Cile, kampong a Giacarta, bidonvilles, ecc, mancano di case, di acqua potabile, di elettricità, di sistemi fognari, di servizi sociali (scuole, mezzi di trasporto, ambulatori), in cui la gente vive in baracche malsane, costruite con materiali di fortuna (plastica, cartone, lamiere), anche le metropoli dei centri imperialistici la notte si popolano di emarginati che cercano posti di fortuna per dormire, mentre i migranti vivono in condizioni abitative sovraffollate, precarie e antigieniche. Non c'è dubbio che l'infanzia delle bidonvilles è quella maggiormente colpita dalle infezioni e dalle infestazioni, cosi come le donne, in particolare in gravidanza, con la conseguente altissima letalità.

Se dopo la fine della seconda guerra mondiale, almeno fino ai primi anni '70 del secolo scorso, in una fase ascendente del ciclo capitalistico, in pieno processo di decolonizzazione politica guidata dalle borghesie nazionali nei paesi dipendenti, sembrava che la scienza e la tecnica avessero in mano tutte le carte se non per sconfiggere almeno per controllare le malattie infettive e diffusive, dalla seconda metà degli anni '70 del secolo scorso, con l'inizio della crisi economica di sovrapproduzione, inizia anche il disincanto.

Nei centri imperialistici inizia, accentuandosi sempre di più, un processo di smantellamento e privatizzazione dei sistemi di tutela sociale e sanitaria, frutto queste ultime delle lotte operaie degli anni '60 e '70 ma anche dei margini di manovra economici dei governi capitalistici dell'epoca.

L'ottantanove segna l'inizio della restaurazione capitalistica negli stati operai degenerati e deformati ad opera della burocrazia stalinista determinando il rapido azzeramento delle conquiste della Rivoluzione d'Ottobre, tra cui un sistema sanitario di copertura universale, le conseguenze sul piano sanitario in questi paesi saranno la ricomparsa di malattie prevenibili come l'epidemia di difterite e la diffusione della poliomielite, malattie che colpiscono prevalentemente l'infanzia.

Nei paesi dipendenti della periferia capitalistica l'aspirazione all'indipendenza nazionale e allo sviluppo autocentrato si infrangeva di fronte ad una borghesia nazionale subalterna all'imperialismo e vincolata alle stesse leggi che regolano l'economia capitalistica, i movimenti nazionalistici entravano in crisi, dal peronismo al nazionalismo arabo, mentre iniziavano le politiche di aggiustamento strutturale che tra le prime vittime prevedeva lo smantellamento e la privatizzazione di quel poco che c'era di servizio sanitario pubblico.

Mentre emergono nuove pestilenze (AIDS, febbri emorragiche virali, SARS) persistono e si accentuano le storiche endemie (malaria, febbre gialla, colera, lebbra, epatiti virali, schistosomiasi, turbercolosi, malattia del sonno, filariosi, tripanosomiasi), per non parlare delle diarree che fanno stragi di bambini nei paesi del capitalismo dipendente.

Un efficace intervento di controllo e di prevenzione delle malattie infettive e diffusive presuppone un efficiente sistema informativo sanitario, necessariamente pubblico, un osservatorio epidemiologico, in grado di permettere la verifica della frequenza, della distribuzione territoriale e dell'andamento nel tempo delle malattie, senza il quale non è possibile valutare sia la necessita di intervento che l'efficacia dell'intervento stesso. Questo sistema è mancato nei primi mesi dell'epidemia di SARS in Cina, la burocrazia cinese negò l'esistenza dell'epidemia, tipico comportamento delle burocrazie staliniste, facendo perdere tempo prezioso ai fini del controllo della diffusione del virus.

L'intervento, necessariamente complesso, deve agire su tutte e tre i punti del "triangolo epidemiologico", l'agente, l'ospite e l'ambiente.

Nei confronti dell'agente infettivo i meccanismi di attacco comprendono: mezzi fisici e chimici in grado di eliminare l'agente o ridurne la moltiplicazione nell'ambiente, sull'uomo (farmaci) o sulla fonte di infezione [7], pensiamo al controllo delle derrate alimentari, dell'acqua potabile, ma anche la lotta contro i vettori (mosche, zanzare, zecche, acari).

Nei confronti dell'ospite in mancanza di farmaci di sicura efficacia, come nel caso della SARS, malattia virale contagiosa a trasmissione aerea, è necessario l'isolamento dei malati e la quarantena dei contatti [8] per il periodo di incubazione, per prevenire altri contatti e la diffusione della malattia, provvedimenti questi che per essere efficaci devono prevedere l'accettazione cosciente da parte della popolazione e quindi la necessaria elevazione della coscienza sanitaria della stessa, condizioni queste estensibili ad altre malattie (per esempio alle malattie a trasmissione sessuale dove la modifica dei comportamenti e l'uso di mezzi protettivi, come il preservativo, è centrale nel controllo della diffusione della malattie, l'azione dei missionari cattolici contrari all'uso per motivi religiosi di tali mezzi è semplicemente criminale).

Nell'ospite deve essere rafforzata sia la resistenza aspecifica (alimentazione sana e sufficiente, cura delle malattie, benessere psicofisico) che la resistenza specifica (immunizzazione attiva) mediante campagne di vaccinazioni di massa, nel caso siano disponibili vaccini sicuri ed efficaci, quindi la cura dei malati con farmaci efficaci; settore critico quello farmaceutico, oggi l'85% degli investimenti nella ricerca farmaceutica sono indirizzati a patologie che colpiscono chi può pagare, cioè le popolazioni dei paesi imperialisti o la borghesia dei paesi dipendenti, ma il quadro epidemiologico dei paesi imperialisti è notevolmente diverso da quello dei paesi dipendenti, per non parlare del sistema dei brevetti che taglia fuori da ogni possibilità di cura milioni di proletari e di piccola borghesia nei paesi del capitalismo periferico. Solo il controllo operaio delle industrie farmaceutiche, il controllo degli indirizzi della ricerca scientifica, finalizzata ai bisogni collettivi, porrà fine a questa barbarie.

Nei confronti dell'ambiente, presupposto ad una seria politica di prevenzione è il risanamento del territorio, il risanamento e la pianificazione urbana, le condizioni di vita (abitazioni) e di lavoro nei diversi settori produttivi (agricoltura, fabbriche, pesca, miniere).

Da quanto schematicamente esposto sopra si evince che il controllo e la prevenzione delle malattie infettive e diffusive è una questione sistemica, solo in parte riconducibile ad un intervento sanitario.

Solo la dittatura del proletariato, il controllo cosciente del proletariato sull'economia del paese, sulla localizzazione delle risorse, sugli indirizzi della ricerca scientifica può porre su basi corrette la soluzione di tali problemi.

La borghesia nazionale dei paesi dipendenti non solo non ha risolto le questioni democratiche, dalla riforma agraria all'indipendenza nazionale, ma non ha garantito né poteva garantire l'abbozzo di uno stato sociale tra cui l'assistenza sanitaria pubblica; è cronica politica di questi giorni l'inizio della delusione nella classe operaia brasiliana per le speranze suscitate dal governo di collaborazione di classe di Lula in Brasile, come prima si era verificato per il governo ugualmente di collaborazione di classe nel Sudafrica di Mandela.

Mentre la burocrazia stalinista in URSS ha portato a termine la restaurazione capitalistica erodendo ciò che rimaneva delle conquiste rivoluzionarie dell'Ottobre, tra cui la copertura sanitaria pubblica, la burocrazia stalinista cinese pur seguendo lo stesso indirizzo e pur non avendolo ancora portato a termine ha già abbondantemente disarticolato e privatizzato il servizio sanitario con risultati evidenti (il panico e la più bieca repressione per controllare l'epidemia di SARS).

Nei centri imperialistici, i partiti riformisti, socialdemocratici o di origine stalinista, collaborano con la borghesia nello smantellamento e nella privatizzazione della sanità pubblica, dei servizi sociali, scolastici, assistenziali e previdenziali mentre aumenta lo sfruttamento e la precarizzazione del lavoro salariato. Solo la classe operaia, essendo portatrice di interessi universali, a condizione di salvaguardare l'indipendenza politica ed organizzativa del proprio Partito dalle forze borghesi, nel quadro di un processo rivoluzionario permanente, può porre su basi avanzati tali questioni, solo una prospettiva socialista mondiale, se certamente non garantisce, ma nessuno può garantire, la sconfitta definitiva degli agenti patogeni, certamente può porre su una base cosciente e partecipata, più avanzata il controllo e la prevenzione delle malattie infettive e parassitarie.






[1] Il manifestarsi, in una popolazione o in una regione, di casi di malattia chiaramente in eccesso rispetto al numero atteso.

[2] Un organismo (virus, rickettsia, batterio, fungo, protozoo ed elminti) che è in grado di produrre un'infezione o una malattia infettiva.

[3] La restrizione delle attività di persone sane che sono stati esposti a casi affetti da una malattia contagiosa durante il periodo di incubazione della malattia, onde prevenire la trasmissione della malattia durante tale periodo nel caso in cui si manifestasse l'infezione.

[4] Capacità di penetrazione e moltiplicazione nell'ospite umano o animale

[5] Capacità di causare una malattia

[6] il grado di patogenicità

[7] la persona, l'animale, l'oggetto o la sostanza da cui l'agente infettivo passa ad un ospite

[8] persone sane che sono state esposte a persone malate in fase infettiva

Antonino Marceca

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