Rassegna stampa

Il movimento si ritrova a Cosenza (da Il Manifesto)

In 10 mila sfilano contro la repressione e in solidarietà agli imputati di «cospirazione»

5 Febbraio 2008

La città che ha dato i natali a Domenico Bisceglia, «cospiratore» della Repubblica partenopea del '99, ieri si è svegliata dal torpore della siesta pomeridiana con i canti e i balli di quel movimento altermondialista accusato dalla Procura cosentina di associazione sovversiva. Oltre 10mila persone hanno sfilato in una giornata quasi primaverile da piazza Zumbini fino alla Villa Vecchia per dare la solidarietà ai tredici militanti imputati in Corte d'Assise per «aver organizzato gli incidenti durante il Global forum di Napoli e il G8 di Genova nel 2001». Intorno a loro si è stretta tutta la città calabrese. Sicuramente in pochi rispetto al corteo del novembre 2002, ma altrettanto appassionati. Politici locali, centri sociali, associazioni e i cittadini che dalle finestre hanno dato la loro adesione ad un movimento che a quarant'anni dal '68 tenta di ricompattare le fila dell'extraparlamentarismo antagonista. Quattro gli autobus arrivati dalla Campania, tre da Roma, tre dalla Puglia e altrettanti da Palermo, uno da Reggio Calabria e un altro da Catania. Pochi, pochissimi gli esponenti del governo in pezzi: Gennaro Migliore e Giovanni Russo Spena per Rifondazione. Folta la componente dei pacifisti con Vittorio Agnoletto in testa. Marco Ferrando con il suo Partito Comunista dei Lavoratori, Giorgio Cremaschi della Fiom, Oreste Scalzone e Silvia Baraldini. Con loro gli accusati tra cui Francesco Caruso, Luca Casarini e Francesco Cirillo, considerato dal pm Fiordalisi la «mente» del Sud ribelle. Per tutti e tre il pubblico ministero ha richiesto 6 anni di reclusione.
Dal bancone del circolo del Cosenza calcio sventola la maglia rossoblu numero 4 di Donato Bergamini, il calciatore investito da un autotreno nell'89 e ingiustamente dato per suicida. Un segno di solidarietà anche questo, mentre rimbombano le sonorità ska-reggae dai camionicini allestiti dai centri sociali. Poco dopo la partenza un nome riecheggia, quello di Carlo Giuliani. La madre Haidi è in piazza anche questa volta a chiedere giustizia per la morte del figlio. «Da 7 anni chiedo giustizia e verità per mio figlio e per le molte vittime di Genova - commenta - e continuo invece ad assistere a una giustizia al contrario, che accusa le vittime e promuove i delinquenti in divisa. Con questo non penso che tutte le persone in divisa siano delinquenti, ma penso che se anche le forze dell'ordine non fanno pulizia al loro interno, la nostra sarà sempre una democrazia più a rischio».
Il sindaco di Cosenza Salvatore Perugini sfila anche lui, ma senza fascia tricolore. «Sono qui da cittadino - spiega - questa è una persecuzione per reati considerati di pericolo. E' assurdo pensare che nel terzo millennio esista ancora la persecuzione politica». Gli fa eco Caruso, deluso dalla maggioranza di cui ha fatto parte: «Il governo uscente non ha saputo neanche calendarizzare la discussione della riforma del codice penale come proposto da Pisapia». E neanche costituire la tanto acclamata commissione d'inchiesta parlamentare sui fatti del G8. «E' una responsabilità di questo governo - commenta Agnoletto - già nei giorni successivi alla morte di Carlo hanno tentato di ridurre il più grande movimento europeo a una cospirazione sovversiva».
«Siamo sempre sovversivi» recita lo slogan d'apertura. Significativo anche quello del comitato Quartieri di Taranto: «La vostra repressione non ci impedirà di scrivere la storia». Da una cassa sparata a palla, intanto, partono le prime note di Ma il cielo è sempre più blu. La voce di Rino Gaetano, cantastorie figlio della Calabria, con il suo inno mesto alla speranza riscalda il corteo. C'erano perfino gli ultrà cosentini con i loro fumogeni. Rigorosamente rossi. La marcia composta per la libertà d'opinione si scioglie in un ballo più deciso con un pezzo dei Chemical Brothers. La bandiera bianca del Movimento per la difesa calabrese del territorio continua a sventolare, ricordando di preferire la tecnologia dei synth musicali della band inglese a quella dei termovalorizzatori. Sotto accusa ancora quel centrosinistra che non ha saputo dialogare con i movimenti. Nè sulla guerra, nè sulla legge 30, nè sul salario minimo. «Per la sua sopravvivenza il movimento deve perseguire solo la strada dell'autonomia», sottolinea Cremaschi. Interpretando il pensiero della piazza.

Ilaria Urbani

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