Emergenza coronavirus
Lavoro stagionale, emergenza nell'emergenza
20 Aprile 2020
Una testimonianza:
«Non abbiamo nessuna garanzia. Ne è un esempio la situazione mia e delle mie ex colleghe. Siamo sei (sala/cucina) e nessuna di noi ha un contratto per la stagione 2020 perché ce lo avrebbero fatto a marzo. All'inizio è un contratto a chiamata. Solo a maggio/giugno viene fatto il contratto a tempo determinato. Non c'è dunque nulla che impegni l'albergo a riassumerci. Poi ci sono i portieri: di cinque, solo due hanno il contratto. Stessa cosa per le donne di servizio: di otto, solo due. Dei tuttofare solo uno su due. Quindi di ventuno persone, hanno il contratto in cinque. Alla luce dei fatti, io non credo che l'albergo riassumerà lo stesso numero di personale della stagione passata. Non si prenderà l'impegno. Da quello che conosciamo in giro, questa nostra situazione alberghiera va moltiplicata per tutte quelle che sono sul nostro territorio, e poi ci vanno aggiunte quelle dei bar, ristoranti e stabilimenti balneari.»
Da sempre il lavoro stagionale in Versilia è come un iceberg: del mondo del lavoro si vede solo la punta regolarizzata. Dopo lo stillicidio di precarizzazione degli ultimi decenni, di cui dobbiamo ringraziare governi di centrodestra e di centro, il fenomeno del sommerso e del non garantito è aumentato esponenzialmente. Nota: abbiamo parlato di governi di centro perché dobbiamo cominciare a chiamare con il loro vero nome quelli che, impropriamente, venivano definiti governi di centrosinistra.
Nel mondo del lavoro stagionale la precarizzazione già esistente si è ulteriormente radicalizzata fino a raggiungere, attraverso una vasta casistica di sopraffazioni, metodi schiavistici.
La testimonianza sopra riportata non rappresenta, purtroppo, il peggio.
Quali prospettive ha davanti, quindi, questa massa di lavoratori e lavoratrici, sia la piccola parte di essi emersa sia la parte maggiore sommersa e, di conseguenza, fantasma? La nuova crisi capitalista, che si presenta oggi sotto forma di pandemia sanitaria, verrà fatta pagare nuovamente alle lavoratrici e ai lavoratori? La domanda, viste le attuali forze in campo, è tragicamente retorica. Se andrà bene, quei pochi che avranno le condizioni contrattuali in regola per l'anno passato (dal primo gennaio 2019 al 16 marzo 2020) potranno sperare di accedere (per un mese, due mesi?) ai 600 euro. E tutti gli altri e le altre?
Intanto, l'associazione dei balneari ipotizza perdite intorno 18,4 miliardi di euro (ci chiediamo se sul bilancio in chiaro o sul totale), e quindi scarica la crisi immediatamente sui lavoratori, minacciati di non essere assunti.
Poco importa che per decenni gli operatori turistici si siano arricchiti sulle loro spalle (una parte di loro usando proprietà demaniali). Di fronte al vero dramma di chi non ha prospettive di sopravvivenza, mancandogli d'un colpo l'unica fonte di sostentamento – due, tre, quattro mesi di stagione – le lamentele per mancato guadagno degli operatori turistici sembrano espedienti e piagnistei insulsi.
La sezione di Lucca e Versilia del PCL invita tutte le forze di classe, politiche, sindacali, democratiche, a mobilitarsi e a farsi sentire affinché:
- sia trovata la forma per far arrivare, a chi rimane escluso dal lavoro, un “salario d'emergenza” dignitoso;
- non si diano contributi, di nessun genere, agli operatori del turismo se non dopo aver tutelato chi è rimasto senza stipendio (imponendo comunque le assunzioni);
- sia trovata la forma per far emergere il mondo del lavoro sommerso, estendendo anche a questa parte di lavoratori l'erogazione degli aiuti.
Si trovino le risorse presso chi ha sempre accumulato ricchezze!
La crisi la paghi chi non ha mai pagato!