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Sud e coronavirus. Anche qui paghino gli untori!

18 Marzo 2020
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La pandemia del coronavirus si sviluppa quando il sistema capitalistico, già da decenni, sta vivendo una crisi molto profonda. Quali saranno gli strascichi che si abbatteranno sulle realtà già prima fragili? Come si svilupperanno le contraddizioni sociali e come verrà affrontato l’immane compito di una profonda e ampia riorganizzazione del mondo? E per le giovani generazioni, il cui futuro era già fosco, quali orizzonti preparerà questa pestilenza?
La Commissione meridionale del PCL, che si muove in un contesto complesso e difficile, ritiene che su questi problemi si debba discutere ad ampio respiro.

Il coronavirus non compare all’improvviso, da decenni un lugubre corteo lo ha preceduto con AIDS, SARS, aviaria, ebola. Questo corteo si è sviluppato in un quadro ambientale gravemente compromesso dalla produzione capitalistica e in un contesto sociale reso più debole dalle privatizzazioni.
Il capitalismo non ha più niente da offrire all’umanità. L’ossessione del conseguimento del profitto ha disegnato uno scenario favorevole allo sviluppo della pandemia. Avviene l’acuirsi di una profonda contraddizione: esorbitanti spese militari, ingenti capitali destinati per la realizzazione di faraoniche opere pubbliche come la TAV, la contrazione delle risorse per la ricerca da un lato e dall’altro un immiserimento di massa, una crescente desolazione ambientale, la distruzione cieca di risorse.
La pandemia, che pure ha una sua oggettiva base naturale, si lega e ricade sull’organizzazione classista della società e mette ancor più a repentaglio le aree territoriali più deboli, tra queste il Meridione. Qui la sanità pubblica è abbondantemente scomparsa grazie a una gestione parassitaria e clientelare della spesa e poi al federalismo e al primo incedere dell’autonomia differenziata e delle privatizzazioni. Chi oggi si affanna a creare posti di terapia intensiva ha sulla coscienza la chiusura e il forte ridimensionamento di decine di ospedali meridionali. Più in generale, il Meridione è sempre più una realtà di morte; pensiamo alle stragi dei migranti, alla catastrofe di Taranto e della terra dei fuochi, all’assoluta fragilità sanitaria con cui si dovrebbe fronteggiare la pandemia. Essa indebolirà ancor di più la tenuta dell’economia.

Migliaia di attività, già in situazione di semiliquidazione, saranno inesorabilmente spazzate via, con la perdita di centinaia di migliaia di posti di lavoro.
Il governo ha oggi varato un primo stanziamento di 25 miliardi di euro in un clima di concordia nazionale; ma esso pone già da adesso l’interrogativo di chi pagherà i sui costi.
Occorre impedire che essi vengano rovesciati sulle masse povere, che saranno ancor più immiserite e indifese. Esistono invece immense risorse finanziarie da cui attingere.
Il 12 marzo 2020 le borse europee hanno perso 825 miliardi di euro; quella di Milano, da sola, ne ha persi 68. Se queste sono le perdite di un giorno, si deduce quanto straordinariamente grande sia la consistenza delle risorse finanziarie in mano ai capitalisti. Salvando gli interessi dei piccoli risparmiatori, è da questo mondo opulento e crudele dei padroni che devono essere attinte le risorse contro la pandemia.

Non è più rinviabile la cancellazione del debito pubblico, così è pure per lo stop alle spese per le grandi opere e a quelle militari. In Italia si costruisce la TAV e non ci sono le mascherine contro la pandemia.
Chi sarà in grado di affrontare questo compito immane? Solo la classe dei lavoratori salariati può farlo.
Oggi gli scioperi spontanei dei lavoratori contro i diktat di far continuare la produzione sacrificando al Moloch del profitto la loro sicurezza e la loro salute sono un segnale preciso. Il PCL sostiene questa mobilitazione; nessuno deve perdere il posto di lavoro e il diritto alla salute. I costi di tutto ciò non vanno rovesciati con i cosiddetti ammortizzatori sociali indifferentemente sulla società; essi devono essere totalmente a carico dei capitalisti.
Paghino gli untori!

Dobbiamo quindi essere fortemente impegnati nelle lotte parziali che si svilupperanno cercando di unificarle. Nessuna lavoratrice, nessun lavoratore, meridionale, settentrionale, immigrato deve pagare i costi di questa crisi.
Essa può avere altre subdole conseguenze, questa volta di tipo politico. Il clima emergenziale può dare ancora più forza alla nefasta idea della necessità di “poteri forti”. Il referendum, pur rinviato, sulla riduzione del numero dei parlamentari si lega dunque a questo aspetto della pandemia.
Solo un movimento operaio più forte, maturo e consapevole può misurarsi con questi compiti, solo un partito rivoluzionario potrà promuovere questa indispensabile crescita.

In tutte le lotte che si svilupperanno il PCL dovrà presentare gli obiettivi delle mobilitazioni nella loro caratterizzazione transitoria per evidenziare come le grandi questioni oggi di fronte all’umanità richiedano necessariamente che i lavoratori siano al governo della società.
Da qui oggi proponiamo ai lavoratori e alle masse oppresse un programma di lotta: la garanzia dell’assistenza sanitaria gratuita per tutti, la cancellazione del debito, lo stop alle spese militari e per le grandi opere, l’assunzione di tutti i precari della sanità, lo sviluppo della spesa per la ricerca e il risanamento ambientale.

In più la pandemia ha svelato l’esistenza di situazioni di pesante abbrutimento, come quella delle carceri. Qui è necessario un ragionato provvedimento di indulto che sottragga al dominio della grande criminalità una buona parte della popolazione carceraria.

Ovviamente è fondamentale il potenziamento della sanità pubblica nel Sud. Nell’immediato tutti i precari del settore devono essere stabilmente assunti, vanno rimodulati i livelli essenziali di assistenza a partire dalla rapida distribuzione delle mascherine, devono essere aboliti i ticket, le strutture private vanno portate entro il servizio pubblico, va promossa una sinergia con i servizi sociali per l’assistenza più ampia possibile ai soggetti più deboli, con un coordinamento anche territoriale con le realtà più periferiche, si devono riavviare le guardie mediche soppresse e riqualificare le strutture oggetto di ridimensionamento, vanno accelerate le lauree in infermieristica, va sviluppato il coordinamento su ogni terreno con le strutture universitarie; tutti i piani di rientro e le logiche aziendalistiche non devono valere più.

Il PCL deve propagandare nel modo più ampio la sua proposta. Essa non può esaurirsi solo al panorama italiano, e richiede la presenza di un’Internazionale marxista rivoluzionaria.
La pandemia unifica il mondo proprio nel momento stesso della Brexit, del trionfo dei sovranismi e dell’isolazionismo di Trump. A tal proposito Boris Johnson e compari, macabri eredi del positivismo di Spencer, ritengono spudoratamente che se il contagio toccasse il 60% dei cittadini con il prezzo di migliaia di morti si produrrebbero spontaneamente gli anticorpi al virus.
Ciò mentre in Iran l’embargo USA ha liquidato la sanità pubblica causando, così, migliaia di morti.
Ciò mentre le sadiche dichiarazioni di Christine Lagarde ribadiscono che anche oggi il suo obiettivo primario è la salvaguardia del profitto e delle banche.
Ciò mentre con una cintura di incredibile e intollerabile silenzio il regime nordcoreano cerca goffamente di rimuovere la pandemia.

La commissione meridionale del PCL, proprio nel momento in cui il coronavirus può abbattersi più pesantemente sul Sud, vede in questo contesto un’occasione, un terreno su cui impegnarsi e crescere evidenziando in maniera non ideologica e schematica la necessità storica in Italia e nel mondo di un ordine nuovo prodotto dalla rivoluzione socialista.

Partito Comunista dei Lavoratori - Commissione meridionale

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