Dalle sezioni del PCL

L'orrore quotidiano del capitalismo a San Mauro Torinese

28 Gennaio 2020
pennarelli_torino


Una storia di ordinario capitalismo. Di quelle, però, che vengono alla luce.
Presso un capannone di San Mauro Torinese, il padrone sfruttava senza limiti di efferatezza quarantacinque lavoratori, tutti di origine africana, costringendoli a sette giorni su sette di lavoro per undici ore al giorno.
Niente permessi, pausa pranzo di pochissimi minuti, per un compenso quotidiano di 18 euro. Quando il proprietario usciva, serrava dentro l’officina i suoi dipendenti i quali, assetati e senza scorte d’acqua, erano costretti a bere l’acqua del bagno e sarebbero morti, senza uscita di sicurezza e misure di prevenzione, nel caso di incendio o d’altri incidenti.
Confenzionavano pennarelli colorati. La busta paga serviva ai lavoratori per ottenere il permesso di soggiorno. Il padrone ne vendeva loro i fogli stampati per 50 euro ogni mese!
Quando due lavoratori si sono ribellati, chiedendo almeno l’aumento giornaliero da 18 a 25 euro, sono stati licenziati in tronco. Dopo aver preso contatti col sindacato CUB, i dipendenti sono riusciti a far causa al padrone, che tuttavia non si è presentato in aula e risulta aver già trasferito in altro sito l’azienda. Del tutto indisturbato dalla giustizia borghese.

Questo fatto, tra le miriadi di altri afoni e invisibili nel sottobosco putrido del sistema capitalistico, fotografa perfettamente qual è la funzione delle leggi discriminatorie contro gli ultimi tra gli ultimi, i proletari immigrati. Render la loro vita impossibile, privarli di ogni riconoscibilità, del diritto alla cittadinanza, significa privarli degli strumenti di difesa contro i loro sfruttatori. Che significa, a sua volta, ingrassare a dismisura costoro, garantendoli contro ogni ritorsione legale.
La legge fa dell’uomo un fantasma, e non prescrive pene contro lo sfruttamento dei fantasmi.
La verità dei fatti di cronaca ora per ora, non dell’ideologia che la borghesia vi ricama attorno, è esattamente il ribaltamento delle abominevoli panzane reazionarie sulle “pacchie” che il fronte dell’ultradestra, da Salvini a Meloni con CasaPound a fanalino, spargono sulle masse per evadere la domanda di soluzioni alla crisi di sistema.

Che dietro l’odio etnico per i proletari immigrati si nasconda l’odio di classe per tutti i proletari, sono gli stessi Decreti della Lega a dimostrarlo. Ad ogni riga che complica all'impossibile la vita del lavoratore immigrato, ne corrisponde una contro il lavoratore nato e cresciuto in Italia. Le multe di 4.000 euro a testa per i ventuno operai della tintoria Superlativa di Prato che scioperano perché da mesi non ricevono stipendi lo testimoniano.

Alcuni operai del capannone hanno raccontato che il rumore delle chiavi del padrone che apriva e richiudeva la porta entrando e uscendo richiamavano alla loro memoria il traumatico rumore di chiavistello delle cerceri di tortura libiche.
A tradurre l'inconscio nella poesia allegorica o nel cinema del montaggio analogico, un Brecht o un Eisenstein saprebbero mostrare che il rumore protratto nel tempo e che oltrepassa gli oceani è proprio lo stesso. Perché è la stessa mano a provocarlo: quella insanguinata del capitalismo.

Salvo Lo Galbo

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