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Il ministro se ne va, migliaia di insegnanti restano precari

27 Dicembre 2019
fioramonti


Nella serata di mercoledì sono state ufficializzate le dimissioni del ministro per l'istruzione Fioramonti. Nella sua dichiarazione di uscita dal MIUR, se da un lato sono stati (giustamente) sottolineati i pochi soldi destinati alla pubblica istruzione, dall'altro nemmeno una parola è stata proferita per le decine di migliaia di precari che ogni anno contribuiscono al sistema dell'istruzione, ricevendo a fine anno scolastico il benservito.
Non saremo noi, a differenza delle burocrazie sindacali di CGIL-CISL-UIL-SNALS-Gilda, a strapparci le vesti, ad implorare al ministro di restare per osservare l'impegno di tenere i tavoli tematici (su rinnovo del contratto e sui percorsi abilitanti all'insegnamento) per i quali i principali sindacati hanno pochi giorni fa sospeso uno stato di agitazione durato poche ore, forse uno dei più brevi della storia d'Italia e del sindacato. A differenza delle burocrazie sindacali, per noi non ci sono né ministri né governi amici dei lavoratori. Compito dei comunisti, in questo momento, è dimostrare ai lavoratori che solo con una lunga lotta si potranno ottenere l'adeguamento del salario ai livelli europei e la stabilizzazione di tutti i docenti precari, non uno di meno. È la sfida che il Partito Comunista dei Lavoratori raccoglie e fa sua.

Vincenzo Cimmino

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