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Precariato: stabilizzazione unica soluzione!

Con il Decreto istruzione ancora guerra ai precari della scuola

23 Dicembre 2019
azzolina_conte


Il Decreto scuola, dopo essere stato approvato dalla Camera dei Deputati lo scorso 3 dicembre, ha anche ricevuto il via libera del Senato con 160 voti favorevoli. La scuola ed i suoi lavoratori si trovano ad essere sotto attacco per l'ennesima volta.


SE 24000 VI SEMBRAN TANTI

L'intesa scaturita il primo ottobre tra il MIUR ed i sindacati confederali (CGIL, CISL, UIL insieme a Gilda e SNALS) ha portato ad un accordo volto all'indizione di un concorso per 24000 cattedre, riservato ai docenti precari con almeno 36 mesi di servizio. Un numero a dir poco esiguo, essendo le cattedre scoperte nell'anno scolastico 2019-2020 ben 170000. Tale cifra è, nei fatti, il "minimo sindacale" per fare in modo che l'Italia non incorra nell'ennesima sanzione dell'Unione Europea per abuso di precariato nella pubblica amministrazione.


UN PERCORSO A OSTACOLI PER CONTINUARE A LAVORARE

Quella delle decine di migliaia di insegnanti precari è una via tortuosa e piena di buche. Anni e anni che si susseguono senza alcuna risposta riguardo il loro futuro professionale. Ogni estate vengono licenziati e riassunti, cambiando spesso scuola, colleghi e studenti. A differenza dei loro colleghi di ruolo, non hanno diritto a tutta una serie di diritti, come i giorni di ferie retribuite durante l'anno scolastico e il bonus annuo di 500 euro previsto dalla Buona scuola di Renzi.
In aggiunta a ciò, per entrare di ruolo i docenti precari dovranno sostenere un quiz su migliaia e migliaia di pagine di testo, dalle materie che insegnano già quotidianamente fino alle avvertenze generali. In tal modo verrà tolto tantissimo tempo alla preparazione delle lezioni, alla correzione delle verifiche ed a tutte le mansioni che spettano ad ogni docente oltre il lavoro in classe.
L'aver inoltre assegnato ai docenti precari con anni e anni di servizio solo 24000 posti, nonostante ci siano ben 170000 cattedre vuote, costituisce per la categoria degli insegnanti precari un vero e proprio attacco.
Essendoci 170000 cattedre vuote, bisogna procedere alla stabilizzazione immediata senza concorso per tutti i docenti precari che abbiano raggiunto i tre anni di servizio. Esiste una precisa direttiva dell'Unione Europea, la 1999/70, che impone l'assunzione dopo trentasei mesi nella pubblica amministrazione.


FLC-CGIL CON IL GOVERNO O CON I LAVORATORI?

In tale scenario ben poco rassicurante non si può non notare l'atteggiamento della maggioranza della FLC-CGIL, che si rifiuta ostinatamente di scendere sul terreno della conflittualità e dello sciopero. Dopo aver interrotto la scorsa primavera nel corso di una notte un processo di mobilitazione già in corso in cambio di un accordo andato in fumo, non paga di ciò, la maggioranza FLC-CGIL, dinnanzi a un accordo terribilmente a ribasso, pur di mantenere l'abbraccio mortale con le burocrazie CISL e UIL e non dare spallate ad un governo considerato "amico", sacrifica decine di migliaia di lavoratori della scuola. Nascondendosi dietro il pretesto che "i lavoratori non lottano", non fanno altro che consegnare questi lavoratori e le loro famiglie alla propaganda elettorale dei partiti d'opposizione come la Lega e Fratelli d'Italia, fautori di provvedimenti terribilmente ostili ai lavoratori della scuola come la riforma Gelmini e l'autonomia differenziata, e che ora cercano di fare breccia in questo settore sociale anche grazie al vuoto che la miopia dei sindacati confederali ha creato.


IL GIOVEDÌ NERO DEI PRECARI DELLA SCUOLA

Quella del 19 dicembre sarà per un bel po' di tempo ricordata dai lavoratori precari della scuola come una giornata poco felice. Nella stessa giornata, infatti, al Senato è stato approvato il cosiddetto decreto "Salva precari", che di salvifico ha ben poco, mentre i principali sindacati della scuola hanno firmato la conciliazione poche ore dopo aver proclamato lo stato di agitazione, in cambio di una promessa di apertura dei tavoli a gennaio. Come ad aprile, quando è stato bloccato sul nascere dalle burocrazie sindacali un processo di costruzione di uno sciopero generale della conoscenza in cambio di un concorso per 24000 docenti accompagnato ad un percorso abilitante speciale (PAS) per altri 24000 docenti precari con 36 mesi di servizio. Un'intesa dal sapore preelettorale, essendosi tenute di lì a poche settimane le elezioni europee. Non è un caso che il secondo appuntamento concesso da Bussetti ai sindacati si è tenuto poche ore prima dell'abbandono del governo da parte della Lega. Non a caso di quell'accordo non rimane più nulla. In ciò non dimentichiamo i due incontri sui percorsi abilitanti che il ministro Fioramonti ha disertato nel mese di ottobre, lasciando i sindacati con un palmo di mano.


VAGHE MOBILITAZIONI DI APPARATO

Per il pomeriggio del 18 dicembre, come per il pomeriggio di lunedì 11 novembre, le dirigenze nazionali dei sindacati confederali (insieme a Gilda e SNALS) avevano convocato dei presidi dall'alto, senza coinvolgere minimamente le RSU, gli iscritti e i lavoratori in momenti di discussione, senza organizzare a riguardo assemblee territoriali e sui luoghi di lavoro. Lo stesso metodo che le ha portate a sottoscrivere le intese di aprile con Bussetti e di ottobre con Fioramonti senza discuterne preventivamente il contenuto con lavoratori ed iscritti. Tutto ciò spinti dalla convinzione delle burocrazie confederali secondo la quale "i lavoratori non lottano". Questa retorica è pretestuosa, e serve ad autoassolverli dal non voler, nei fatti, realmente coinvolgere i lavoratori, precari e non. I sindacati hanno un compito di direzione e organizzazione dei lavoratori, e quindi è scientificamente dimostrato che dinnanzi alla loro quiescenza nei confronti di questo governo la stragrande maggioranza dei lavoratori si senta delusa e spinta a soluzioni individualistiche. E che a muoversi siano soltanto i lavoratori più coscienti.


LA RISPOSTA DAL BASSO. LA NASCITA DI UN COORDINAMENTO NAZIONALE UNITARIO

A dimostrazione della fallacia della retorica autoassolvente delle burocrazie confederali, in questo autunno sono nati in diverse città italiane coordinamenti autoconvocati di docenti precari, che hanno organizzato nel giro di poche settimane presìdi e assemblee, coinvolgendo il protagonismo e la voglia di lottare di centinaia di lavoratori e lavoratrici precarie della scuola. Questo lavoro ha avuto una convergenza nell'assemblea unitaria nazionale di domenica 15 dicembre a Milano, che ha visto l'inizio di un lavoro unitario per la costruzione di un coordinamento nazionale dei precari della scuola e di una mobilitazione generale dei docenti, che non tratti solo la questione del precariato, ma anche questioni scottanti come quella del salario (tra i più bassi d'Europa per categoria) e dell'autonomia differenziata. Quest'ultima, cavallo di battaglia di una Lega che cerca in tutti modi di presentarsi come amica dei precari della scuola, costituirebbe nei fatti una ghigliottina per migliaia di insegnanti precari, come sta già succedendo in Trentino Alto Adige, dove migliaia di docenti lavorano mediamente 24 ore a settimana prendendo le ore aggiuntive dagli spezzoni solitamente assegnati agli insegnanti precari.


I COMUNISTI E LA LOTTA CONTRO IL PRECARIATO

Questa mobilitazione sarà lunga e difficile. I lavoratori non hanno santi in paradiso, né tantomeno in Parlamento, come invece vorrebbe far credere loro qualche associazione paraleghista che cerca di radicarsi tra i precari della scuola con dubbi risultati. Ai governi decine di migliaia di insegnanti precari fanno comodo, in quanto costituiscono nei fatti un vero e proprio esercito di riserva. Avendo una miriade di diritti in meno, sono molto più facilmente ricattabili. Compito dei comunisti è dimostrare costantemente che i lavoratori non potranno avere governi amici finché non saranno loro stessi al potere.
Il Partito Comunista dei Lavoratori sosterrà con ogni mezzo necessario la battaglia dei coordinamenti precari ed il protagonismo degli insegnanti in lotta.

Partito Comunista dei Lavoratori

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