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La vittoria annunciata della reazione in Umbria

29 Ottobre 2019
umbria_destra


Il risultato delle elezioni umbre fotografa dinamiche generali da tempo presenti nello scenario politico italiano.

La destra più reazionaria riscuote un indubbio successo.
La Lega preserva praticamente intatto il bottino raccolto alle elezioni europee, nonostante la sconfitta dell'operazione Salvini di agosto. Fratelli d'Italia continua la propria ascesa nonostante la concorrenza del salvinismo. Sia la Lega che FdI hanno capitalizzano la compattezza della partecipazione al voto del proprio blocco sociale, la disgregazione dell'elettorato di Forza Italia, il travaso diretto di voto popolare dal bacino elettorale del centrosinistra che già si era manifestato alle recenti elezioni europee, un travaso consolidato.

Il PD e il centrosinistra hanno organizzato scientificamente la propria sconfitta. Prima gli scandali della giunta regionale uscente, riflesso di decenni di gestione del potere, all'insegna di nepotismo e affarismo. Poi la candidatura di un imprenditore proveniente dal campo del centrodestra, e dunque indistinguibile dai propri avversari. Infine il blocco elettorale con lo stesso partito (M5S) che aveva promosso l'inchiesta contro la giunta PD. Il PD conserva certo un proprio zoccolo duro, ma parte significativa dell'elettorato popolare di centrosinistra non ha partecipato al voto, nel segno del disincanto e del rifiuto.

Il M5S ha sommato nella propria disfatta non solo il prezzo dell'alleanza “civica” con lo stesso partito che aveva denunciato, ma anche un logoramento di fondo della propria riconoscibilità e ragione generale dopo il passaggio dall'opposizione al governo; una crisi precipitata durante l'alleanza di governo con la Lega e non invertita dopo il cambio di cavallo col PD. Secondo l'istituto Cattaneo, un elettore su due del M5S non ha partecipato al voto: è la misura di uno smottamento profondo.

Certamente la sperimentazione su scala locale dell'alleanza di governo tra M5S e PD ha subito un primo rovescio, che non ha riflessi immediati sulla tenuta del governo ma aggrava la crisi interna al M5S e scuote la segreteria del PD, mostrando tutta la fragilità dell'attuale equilibrio politico.

A sinistra del PD, molto poco. Ciò che resta di Rifondazione Comunista non ha formalmente partecipato al voto dopo il naufragio dell'accordo ipotizzato con PD e Cinque Stelle. Salvo però candidare propri esponenti in una lista di sostegno della candidatura di Bianconi, ciò che significa tenere un piede nella porta. Un disastro. Il PC di Rizzo col suo 1% arretra rispetto all'1,6% riportato alle recenti elezioni europee e passa da 7000 a 4000 voti nonostante l'aumento complessivo della partecipazione al voto. La lista del PCI in alleanza con Potere al Popolo ha riportato complessivamente lo 0.9% (1,3% il risultato di PaP in Umbria nelle politiche del 2018).

Emerge in ogni caso dalle elezioni umbre un'indicazione generale. Il sostegno assicurato al governo padronale di Conte da parte della sinistra parlamentare e delle burocrazie sindacali amplia lo spazio di demagogia reazionaria della destra peggiore tra i lavoratori e negli strati popolari. Senza una ripresa del movimento operaio sul terreno dell'opposizione di classe e di massa non c'è barriera all'avanzata della reazione. Questo il dato politico di fondo.
Lavorare controcorrente alla ricostruzione dell'opposizione sociale sul terreno dell'unificazione delle lotte di resistenza, per una piattaforma di lotta generale del mondo del lavoro, è dunque il compito prioritario delle avanguardie. Non si tratta di custodire un proprio fortino separato dalla lotta di classe e dai movimenti reali, né di affidarsi alla pura spontaneità dei movimenti. Si tratta di lavorare all'interno di ogni lotta per rilanciare una prospettiva unificante, che può essere solo una prospettiva anticapitalista e rivoluzionaria.
La costruzione del PCL, anche in Umbria, è al servizio di questo progetto.

Partito Comunista dei Lavoratori

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