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Giù le mani dal Rojava! Giù le mani dai curdi!

Via le truppe turche e quelle di tutte le potenze imperialiste dalla Siria!

25 Ottobre 2019

Testo del volantino del PCL

volantinocurdi


Il recente accordo di Sochi tra Putin ed Erdogan, che segue il ritiro delle truppe USA da parte di Trump, ha dimostrato ancora una volta che i curdi sono soli nella loro lotta per l’autodeterminazione ed una diversa società. Essi, al di là di ogni errore e limite dei loro gruppi dirigenti, meritano il sostegno pieno di tutto il movimento operaio, antimperialista e democratico nel mondo. In Italia il nostro partito partecipa a tutte le iniziative possibili in tal senso. Qui di seguito il testo del volantino (in fondo alla pagina in allegato) che esprime le nostre posizioni e che diffonderemo, in particolare alla due manifestazioni, nazionali o interregionali, del 26 ottobre a Milano e del primo novembre a Roma.


Poche settimane fa l'imperialismo USA ha deciso di scaricare i curdi siriani, dopo averli usati come fanteria contro l'ISIS. È il cinismo della politica imperialista. Cinismo che è oggi ripetuto dal neoimperialismo russo che, dopo aver «fermamente condannato» l’azione della Turchia di Erdogan, le permette di realizzare i suoi obbiettivi, con in contraccambio una possibilità accentuata di sviluppare i suoi interessi in Siria e in Medio Oriente.

Le milizie curde delle YPG sono state determinanti nella sconfitta politica e militare delle organizzazioni reazionarie panislamiste. A Kobane e in tante altre città del nord-siriano uomini e donne curde, armi alla mano, hanno dato prova di un eroismo autentico. Senza la loro avanzata di terra, palmo a palmo, al prezzo di enormi sofferenze e di un grande sacrificio di vite, non sarebbe stato possibile piegare ISIS. Anche per questo il movimento operaio internazionale e le ragioni degli oppressi di tutto il mondo hanno un debito di riconoscenza nei confronti dei combattenti curdi.

Trump li ha abbandonati alla furia di Erdogan e dell'esercito turco. L'accordo fra Trump ed Erdogan è stato un esplicito semaforo verde all'invasione turca del Nord siriano, ciò che significa di fatto non solo l'annessione di parte della Siria, a beneficio dei progetti neo-ottomani del nuovo sultano, ma anche e in primo luogo una guerra di annientamento della resistenza curda.
Oggi l’accordo tra Putin ed Erdogan permette alla Turchia di raggiungere i propri obiettivi col minimo sforzo. Purtroppo, è certo che domani la Turchia non si accontenterà di quanto raggiunto, e cercherà di riprendere la sua offensiva per cercare di distruggere del tutto ogni forma di resistenza curda. E lì si riaprirà il vergognoso balletto (che sarebbe ridicolo se non fosse tragico) di alleanze cangianti. Salvo che, rapidamente, non sia il regime totalitario di Assad a intraprendere direttamente, con l’aiuto delle truppe russe, il tentativo di “pacificare” il Rojava. Tutte le forze in campo: turchi, statunitensi, russi, esercito di Assad, ex “rivoluzionari antitotalitari” dell’Esercito Libero Siriano, trasformatisi in mercenari di Erdogan, non sono che forze controrivoluzionarie, e oggi chiunque esprime sostegno o speranza in una qualsiasi di essa aiuta obiettivamente l’imperialismo e la reazione.

Nel rapporto contrastato con gli USA, il governo turco ha messo sul piatto della bilancia la propria posizione strategica: quella di principale avamposto della NATO in Medio Oriente e al tempo stesso interlocutore politico e militare della Russia di Putin. L'imperialismo americano non voleva rischiare di spingere Erdogan verso Mosca, per questo gli ha lasciato via libera nella guerra ai curdi. Una guerra di cui Erdogan ha assoluto bisogno anche per ragioni politiche interne, dopo la sconfitta elettorale di Istanbul e nel pieno della recessione economica turca. Issare la bandiera del nazionalismo turco e conquistare manu militari il nord della Siria sono ossigeno prezioso per il regime, come lo è poter respingere nei territori militarmente annessi i rifugiati di guerra siriani, già oggetto di una crescente campagna xenofoba interna.

Per gli imperialismi europei, Italia inclusa, l'unica loro preoccupazione per la scelta di Trump è che una guerra nel Nord siriano possa sospingere ulteriori flussi di immigrati in Europa. La UE ha pagato Erdogan fior di miliardi per fargli fare il guardiano delle rotte balcaniche, per questo tace sull'attacco ai diritti democratici in Turchia e sulla natura reale del regime che lo promuove. La macelleria contro i curdi è solo una sgradita complicazione, nulla più.

Quanto alla Russia di Putin, si è con abile rapidità inserita nel vacuum lasciato aperto dagli USA, ponendosi alla testa di una situazione di “accordo” favorevole ad Erdogan, ma che rafforza il suo ruolo in termini esponenziali. Mentre Trump ha fatto buon viso a cattivo gioco, salutando l’accordo, togliendo le sanzioni alla Turchia, ma cercando di mantenere un piccolo contingente militare a protezione… dei pozzi di petrolio.

Le organizzazioni curde hanno tentato di resistere con tutte le proprie forze all'invasione turca, ma il divario di potenza era ed è enorme. È necessaria la più vasta azione di solidarietà e di sostegno al popolo curdo e al Rojava da parte del movimento operaio italiano, europeo, mondiale, delle organizzazioni sindacali, delle sinistre politiche, dei movimenti antimperialisti. “Giù le mani dai curdi” può e deve diventare la parola d'ordine di una vasta mobilitazione unitaria.

Ma gli avvenimenti del Medio Oriente ci consegnano una lezione di fondo che va al di là dell'emergenza e che interroga la prospettiva. I fatti confermano una volta di più che il popolo curdo, come il popolo palestinese, non ha alleati possibili tra le potenze imperialiste, vecchie e nuove. Nessun imperialismo metterà a rischio i propri interessi strategici per la causa nazionale di un popolo oppresso. E l'interesse strategico di tutti gli imperialismi è sostenere la Turchia e lo Stato sionista, quali migliori tutori dei propri affari in Medio Oriente. Tutte le strategie di accomodamento diplomatico con questa o quella potenza imperialista al fine di guadagnarne i favori si sono rivelate illusioni, sia in campo curdo, sia in campo palestinese. Non hanno favorito i popoli oppressi, ma solo i loro avversari. La lezione della grave scelta del governo del Rojava di porsi in alleanza con l’imperialismo USA, per poi essere vilmente tradito, è lì a dimostrarlo.
I curdi, come i palestinesi, possono contare solo sulla propria forza e sul sostegno dei lavoratori di tutto il mondo.

La liberazione e unificazione del Kurdistan, come la liberazione della Palestina, possono compiersi solo per via rivoluzionaria, solo attraverso la saldatura della propria causa nazionale con la prospettiva della rivoluzione socialista nella nazione araba e in Medio Oriente.
Non è il pur generoso tentativo del cosiddetto confederalismo democratico, cioè l’utopia di una società egualitaria in un quadro localista e pur sempre col permanere della divisione in classi e l’accettazione dei confini attuali, che può liberare il popolo curdo dall’oppressione nazionale e sociale; ma solo una prospettiva di rivoluzione internazionale in Medio Oriente che, liberandolo dal dominio imperialista, sionista e dei regimi borghesi e feudo-borghesi (monarchie arabe), può assicurare il pieno diritto di autodeterminazione di tutti i popoli oppressi.

La costruzione dell'Internazionale marxista rivoluzionaria è condizione decisiva per sviluppare questa prospettiva.


Via tutte le truppe turche e imperialiste (USA, europee e russe) dalla Siria!

Stop all’armamento dell’esercito turco e di quello di Assad!

Armi ai curdi!

Per un Kurdistan libero, unito, indipendente, socialista!

Per la Federazione socialista del Medio Oriente, con il diritto di autodeterminazione per tutti i suoi popoli!

Partito Comunista dei Lavoratori

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