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La vera (e la falsa) lezione del Portogallo

8 Ottobre 2019
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Il segretario nazionale del PRC, Maurizio Acerbo, ha esultato per la vittoria delle sinistre in Portogallo vedendovi addirittura «una lezione per il PD» (1). In cosa consisterebbe la lezione per Zingaretti? Nel fatto che in Portogallo la sinistra vince con la legge elettorale proporzionale. «I socialisti portoghesi invece di cercare di assassinare la sinistra radicale con il voto utile e le leggi elettorale maggioritarie hanno dovuto rassegnarsi a concordare in questi anni un accordo programmatico con le nostre compagne e i nostri compagni del Bloco de Esquerda e del PCP». La sinistra radicale, dal canto suo «ha dato appoggio esterno [...] senza perdere la propria autonomia e alterità». La lezione che il PD dovrebbe trarre è evidente: fare una legge elettorale proporzionale e disporsi in prospettiva a un accordo programmatico di governo con... la sinistra radicale. Come in Portogallo, per l'appunto.

Basterebbe questo a dimostrare che la dichiarata opposizione del PRC in Italia, già molto incerta e claudicante, è solo una collocazione provvisoria e sofferta nell'attesa di una chiamata futura del PD. E che il governismo resta la vocazione profonda della sua maggioranza dirigente. Ma non è su questo che ci vogliamo qui soffermare. Vogliamo invece parlare dell'esperienza di governo in Portogallo, citata in Italia da ambienti diversi come oasi di un riformismo felice e modello di riferimento futuro. Perché la realtà del "modello portoghese" è molto diversa dalla sua rappresentazione corrente (e non solo da parte di Acerbo).


IL GOVERNO DELLA GERINGONÇA

Le relative fortune della maggioranza di governo Partito Socialista-Bloco de Esquerda-Partito Comunista Portoghese sono legate all'esperienza traumatica del precedente governo della destra negli anni della grande crisi e del commissariamento del Portogallo da parte della Troika (2011-2014). Furono gli anni del crollo dell'economia portoghese: calo del 4% del PIL nel solo 2011, impennata della disoccupazione di massa al 13%, debito pubblico cresciuto sino oltre il 120%. La BCE, il FMI, la Unione Europea concordarono un prestito di 78 miliardi al capitalismo portoghese in cambio di una crudele politica di austerità: taglio dei salari e delle pensioni e abbattimento della spesa sociale. Il governo della destra fu negli anni della grande crisi il puro esecutore di questa ricetta del capitale finanziario, incontrando l'opposizione di massa della classe operaia e di larga parte della gioventù.

Nelle elezioni politiche del 2015, la sinistra portoghese beneficiò della domanda di svolta di ampi strati popolari e di classe. La destra di governo del PSD conservò larga parte della propria forza ma non al punto da poter governare. Il Partito Socialista non vinse le elezioni ma allargò, seppur limitatamente, il proprio consenso. Mentre alla sua sinistra rafforzò le proprie posizioni il vecchio PCP stalinista, e soprattutto conobbe una formidabile ascesa il Bloco de Esquerda, una formazione riformista di sinistra che al proprio interno conteneva una galassia composita di organizzazioni e gruppi di impronta movimentista, sociale, ambientalista.
Si trattava del riflesso sul piano elettorale del processo di radicalizzazione sociale.

Il Partito Socialista puntò in questo contesto ad una maggioranza parlamentare di sinistra, capace di raccogliere e al tempo stesso imbrigliare la domanda di svolta che il voto aveva espresso. La destra sollevò scandalo per questa inedita apertura. Era dai tempi della rivoluzione portoghese (1974-1976) che il Partito Comunista non entrava in una combinazione di governo. A maggior ragione fu denunciata come avventurosa l'apertura al Bloco. Tanto più che il PCP aveva sostenuto in campagna elettorale l'uscita del Portogallo dalla UE e dall'euro, da sempre posizione tradizionale del partito, e il Bloco rivendicava la cancellazione di tutte le misure di austerità. Come poteva il Partito Socialista accordarsi con queste formazioni e al tempo stesso presentarsi agli occhi della BCE, della UE, del FMI come debitore affidabile e garante della stabilità?

Furono i fatti a dare la risposta. Il PCP e il Bloco de Esquerda rinunciarono al proprio programma e alla richiesta di propri ministeri per appoggiare il governo della socialdemocrazia. Nacque così il cosiddetto governo della geringonça, che letteralmente significa “ammucchiata”, o “pastrocchio”. La destra profetizzò il suo rapido crollo, e la stessa Troika mostrò scetticismo. Ma le apprensioni del capitale finanziario furono presto smentite. La geringonça si rivelò salutare sia per la Troika che per la borghesia portoghese, anche grazie al concorso di fattori esterni.


LA POLITICA DI AUSTERITÀ DELLA SOCIALDEMOCRAZIA PORTOGHESE COL SOSTEGNO DEL BLOCO E DEL PCP

Nel 2015 l'economia portoghese avviò la propria ripresa dopo una lunga e profonda recessione. Il governo Costa poté disporre di un margine di manovra per concedere alla propria base elettorale qualche misura sociale di allentamento della austerità. Un piccolo aumento del salario minimo, la rivalutazione parziale delle pensioni più basse, l'aumento di stipendio dei dipendenti pubblici, il ripristino di quattro festività soppresse. Tutte misure modeste, ma che a fronte dell'esperienza traumatica degli anni precedenti apparvero come misure "di svolta". PCP e Bloco de Esquerda le presentarono ai lavoratori come risultato del proprio condizionamento del governo. Il premier Costa le presentò invece al grande capitale lusitano ed europeo come un piccolo obolo necessario per garantire stabilità politica e onorare i debiti contratti.

Così accadde. Dietro il paravento di qualche elemosina sociale il governo Costa ha onorato nei quattro anni della legislatura tutti gli impegni contratti con il capitale finanziario: contenimento del debito pubblico e riduzione verticale del deficit (dal 7,2 del 2014 allo 0,2 previsto per l'anno in corso). In parte vi riuscì grazie alla forte ripresa economica che accelerò dopo il 2015, all'incremento straordinario del turismo (che fa oltre il 20% del PIL, come in nessun altro paese europeo), al salto massiccio delle esportazioni (dai 49 miliardi del 2015 ai 61 miliardi del 2019), all'afflusso concentrato di investimenti esteri attratti da un bassissimo prelievo fiscale a tutto beneficio dei profitti. Ma soprattutto vi riuscì grazie all'abbattimento verticale degli investimenti pubblici nella istruzione, nella sanità, nei trasporti, nei servizi sociali in generale. È un aspetto centrale. Il decantato governo della sinistra ha abbattuto gli investimenti pubblici come nessun altro governo precedente. Nel 2016 i soldi spesi dallo Stato negli investimenti pubblici hanno toccato il minimo storico, restando sempre al di sotto dei livelli pre-crisi anche negli anni successivi. L'austerità dunque è stata non solo preservata ma persino rafforzata su questo terreno strategico, mentre gli investimenti immobiliari attratti dai privilegi fiscali hanno alzato del 37% in quattro anni i prezzi delle case e degli affitti, e tutte le leggi di precarizzazione del lavoro sono rimaste inalterate a beneficio dei padroni. Bloco e PCP hanno votato per quattro anni questa politica della socialdemocrazia lusitana, mentre l'Unione Europea ricopriva di elogi il governo Costa quale esempio di applicazione virtuosa del Fiscal compact. Altro che governo di svolta.


LA RIPRESA DELLA LOTTA DI CLASSE E IL VOTO DEL 7 OTTOBRE

Tutto questo è talmente vero che ha trovato un riflesso nella lotta di classe dei due ultimi anni, tema rimosso da tutti gli osservatori incantati dal “miracolo” lusitano. Nel primo biennio del governo Costa (2015/2017) il movimento operaio è rifluito, in parte per effetto dell'attesa fiduciosa verso il nuovo governo, in parte perché privo di un riferimento di opposizione. Ma il clima di attesa passiva ha lasciato il posto nel secondo biennio a una ripresa di combattività di settori importanti del mondo del lavoro, guarda caso i settori più colpiti dall'abbattimento degli investimenti pubblici: gli infermieri, gli insegnanti, i camionisti, i lavoratori della metropolitana della capitale... Una ondata di lotte sfociata in ripetuti scioperi di massa, spesso di impronta radicale, che in qualche caso hanno scavalcato la burocrazia sindacale dominata dal PCP. La confederazione sindacale e il PCP conservano la propria egemonia sulla classe operaia portoghese, sulla base di un forte radicamento sociale, mentre il Bloco de Esquerda ha una presenza prevalentemente mediatica e di opinione. Lo stesso governo ha affidato la propria tenuta sul controllo burocratico del movimento operaio da parte del PCP, non del Bloco. E non è un caso che proprio il PCP, più del Bloco, sia esposto agli effetti di logoramento del proprio sostegno al governo.

I risultati elettorali del 7 ottobre vanno visti infatti nella loro contraddittorietà. La destra ha subito indubbiamente un tracollo, ma a vantaggio del Partito Socialista. Il Partito Socialista di Costa è l'unico vero vincitore. Ha raccolto il voto popolare di contrapposizione alla destra, ma anche un voto di stabilità e di conservazione di ampi settori di piccola borghesia e classe media che avevano in precedenza votato a destra. Il rapporto di forza tra socialdemocrazia e sinistre cosiddette radicali è cambiato così a vantaggio della prima. A fronte dello sfondamento elettorale del PS, il Bloco conserva a fatica il proprio consenso, il PCP registra un netto calo elettorale (da 17 a 12 deputati), mentre l'astensione si attesta a un livello inedito nella storia portoghese dell'ultimo mezzo secolo.
Qual è il significato d'insieme del voto? Le sinistre del Bloco e del PCP hanno aiutato la socialdemocrazia, che ora con un rapporto di forza favorevole sul piano parlamentare può scegliere più liberamente con chi fare il governo. Pare che la scelta di Costa, non a caso, privilegerà il PCP, perché non vuole rinunciare alla sua azione di controllo sul movimento operaio a beneficio del capitalismo portoghese ed europeo. Del resto, come si suol dire, squadra vincente non si cambia. Tanto più in vista di un annunciato rallentamento economico e del rischio di una nuova recessione, che potrebbe buttare a carte quarantotto il precario equilibro delle politiche di bilancio esponendo il governo a resistenze. Meglio tenersi lo scudo protettivo del partito stalinista.


UN CONSIGLIO

Maurizio Acerbo può trarre da tutto questo un consiglio... al PD perché imiti il Partito Socialista del Portogallo. Noi non abbiamo invece consigli da rivolgere ad Acerbo. Perché se dopo tutto quello che è accaduto a sinistra negli ultimi vent'anni in Italia esalta la subordinazione governista del PCP e del Bloco, vuol dire che davvero non c'è speranza. E che un partito comunista va costruito su altre basi e altri principi.




(1) Portogallo. Acerbo (PRC-SE): sinistre vincono con proporzionale puro. Una lezione per il PD

Partito Comunista dei Lavoratori

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