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L'UE equipara nazismo e comunismo, lo stalinismo insorge. Chi ha ragione?

23 Settembre 2019
parlamentoUE


Giovedì 19 settembre 2019 il Parlamento Europeo ha approvato con 535 voti a favore, 66 contro e 52 astenuti, la messa al bando dei simboli del comunismo, equiparandolo di fatto al nazismo. Tra i favorevoli, destra, liberali e socialisti, cioè xenofobi, cadetti e menscevichi, in due parole tutti i controrivoluzionari d’Europa.

A sinistra – non ridete! – tra i favorevoli del PD segnaliamo anche quel Pisapia che, fino a poco tempo fa, era presentato dal variegato mondo del putrescente riformismo nostrano come argine contro la Lega e il fascismo incipiente. Sentite infatti come lo ricordano gli eredi di Cossutta e Diliberto del Partito Comunista Italiano: «quel Giuliano Pisapia che come criminali comunisti (leggi stalinisti, nda), contribuimmo a eleggere alla Camera nelle liste del PRC». E se lo dicono già loro che sono criminali, figuratevi cosa possiamo pensare noi. Sta di fatto che, fermato il fascismo giallo-verde dall’estrema sinistra del governo giallo-rosso, non potendo più far danni in Italia, Pisapia è stato mandato in Europa per continuare a farli.

Ex democratico proletario, ex rifondarolo comunista, ex “indipendente di sinistra”, Pisapia, con l’approvazione di questa risoluzione, si mostra per quello che è sempre stato, almeno negli ultimi vent’anni: un “indipendente dalla sinistra”, cioè un dipendente del capitale, un servo. Lo sapevamo anche prima, noi, continueranno a ignorarlo anche dopo, esattamente come ora, Rifondazione e le sue innumerevoli, innecessarie costole.

Nel più classico stile borghese, vengono condannati simboli e partiti politici, senza dire una parola sulle forze economiche che li hanno appoggiati. Chi ha ucciso sei milioni di ebrei? Il nazismo naturalmente, non la Bayer (IG Farben, allora) o le acciaierie Krupp, uguali in tutto per tutto alla “nostra” Fiat come alla Pirelli. Non sono il capitalismo tedesco e quello italiano i veri responsabili dell’olocausto, la borghesia non c’entra nulla, perché, al pari degli ebrei, è una povera vittima delle dittature più criminali.

E che dire del capitalismo inglese o francese? Per non essere da meno dei cugini tedeschi e italiani, mentre Hitler e Mussolini gasavano gli ebrei o gli etiopi, questi nelle colonie scorticavano indiani o algerini. E quando alla fine Francia e Inghilterra intervengono contro le camicie brune, non lo fanno certo per motivi umanitari, visto che almeno fino agli accordi di Monaco han spianato loro la strada, chiudendo un occhio, quando non tutte e due.

L’intervento alleato ha in fondo due cause: non lasciare tutta la torta a Hitler, cioè all’imperialismo tedesco, e soprattutto fermare l’avanzata dell’Armata rossa. È infatti solo dopo la battaglia di Stalingrado che l’intervento alleato diventa veramente decisivo. Fino a Stalingrado, l’Europa liberale e colonialista, democratica e imperialista, viscida e schifosamente borghese in tutte le sue versioni, non solo è stata sostanzialmente a guardare, ma ha pregato tutti i suoi santi perché Hitler vincesse contro l’odiatissima Russia sovietica, l’unico vero e proprio nemico che avesse mai riconosciuto. La democrazia, per quanto inutilmente borghese, non era nemmeno l’ultimo dei suoi problemi. Era uno dei suoi soliti rutti dopo il banchetto a base di proletari nei campi di battaglia della Seconda Guerra mondiale imperialista.

Bastano quindi queste poche righe per mostrare quanto sia sfacciata e senza vergogna questa risoluzione ipocrita del Parlamento Europeo. Ma per quanto contrari nella maniera più assoluta, non possiamo unirci al coro della protesta, più rubiconda che rossa, che si è levata in presunta difesa del comunismo. Dal sedicente Partito Comunista Portoghese fino ai proclami di Rizzo ed Acerbo, passando per tutto l’arco della Rete (smagliata) dei Comunisti, l’urlo che si è levato non è che l’eco dello stalinismo depresso e morente. E se la borghesia non ha alcuna ragione per condannare il comunismo, lo stalinismo ha comunque tutti i torti, anche quando prova maldestramente a difenderlo.

Lo stalinismo non è un crimine come un altro, ma uno dei massimi crimini contro l’umanità. Dal punto di vista storico oltreché umano, quindi, non sarà mai del tutto ideologico e irrazionale metterlo al bando. E infatti, a onor del vero, la risoluzione usa tantissime volte il termine “stalinismo” al posto di “comunismo”. Ed è proprio lo stalinismo, non il comunismo, che difendono tutti i partiti comunisti, rifondati o sfondati, d’Europa. Perché? Perché lo hanno appoggiato senza riserve, e ancora oggi non vogliono assumersi la responsabilità di averlo fatto, nascondendosi dietro a realismo e ad altri pretestuosi contesti storici. Di più: gli stalinisti pretendono di stare a piede libero senza pagare dazio. Invece è giusto e sacrosanto che chi è stato dalla parte di uno dei più grandi criminali della storia sia considerato anch’esso un criminale e paghi, quindi, per i crimini commessi in comune, o anche solo grazie alla sua omertosa complicità.

Tuttavia, per quanto ipocritamente l’UE condanni lo stalinismo mischiandolo col comunismo, nei comunicati degli stalinisti non troverete una sola parola contro. Sentite per esempio quello del Partito Comunista Portoghese, subito tradotto e preso a modello di assoluta e incontrovertibile verità storica dagli adepti dell’Associazione Stalin XXI (uguale in tutto e per tutto a Breznev XX): «inserendo questa spudorata equiparazione nel contesto del Patto Ribbentrop-Molotov, nascondendo il suo background storico...». Tanto sono intercambiabili, i comunicati degli stalinisti, che possiamo proseguire con quello di prima del Partito Comunista Italiano: «si anticipa la data di inizio del conflitto, che viene fissata al patto Molotov-Ribbentrop anziché all’aggressione tedesca contro la Polonia, il 1° settembre 1939 (solo dopo 16 giorni, l’URSS penetrò a sua volta in territorio polacco, evidentemente a scopo difensivo…)». Non serve proseguire oltre, perché basta e avanza per capire che il tenore giustificazionista è il solito che gli stalinisti ci propinano da ottant’anni a questa parte. Vi risparmiamo quindi i comunicati di Rizzo o di Acerbo o di qualunque altro gruppo più o meno stalinoide, perché la solfa non cambierebbe di una virgola. Se volete soffrire per niente, fatelo da soli.

Lo stalinismo urla contro il revisionismo storico, quando lui stesso è un puntuale e sistematico aggiustamento revisionistico della storia per i suoi bisogni. È infatti l’inesistente Signor “Contesto Storico”, vale a dire la sua falsa e interessata interpretazione “difensiva”, che ha firmato il patto d’attacco nazi-sovietico alla Polonia per la sua spartizione: lo stalinismo non ha colpe perché non aveva scelta. Ed è per questo che ha “scelto” di massacrare i comunisti rivoluzionari in Spagna, come in Polonia, come in Russia, come in Messico, come dappertutto. Ma su questo non troverete né una condanna né una sola parola di riferimento nei comunicati dei paladini del comunismo butterato e coi baffoni sulla faccia, tanto indignati dalla risoluzione europea da non chiedersi mai quanta responsabilità portino proprio loro perché la Storia sia giunta fino a un simile punto di caduta. Rispondiamo quindi noi per gli stalinisti, che non ne sono capaci: tutta ma proprio tutta, è colpa loro se la borghesia ha potuto tagliare un simile traguardo, perché tutto questo non è avvenuto per errore, ma per una deliberata e cosciente scelta di campo che loro hanno fatto e continuano a fare: la scelta di stare nel campo della controrivoluzione, contro i lavoratori, specialmente nei momenti decisivi.

L’equiparazione tra nazismo e comunismo bolscevico non ha alcuna validità storica. Ma a differenza di quanto pensano i nostalgici di Stalin, non è invece del tutto errata l’assimilazione tra nazismo e stalinismo. Per l’analisi liberale, che è da sempre sovrastrutturale e quindi superficiale, nazismo e stalinismo sono la stessa cosa: totalitarismi. Per l’analisi materialista, l’unica veramente attendibile perché strutturale, divergono nel punto nevralgico come il giorno e la notte. È il modo di produzione che determina tutto il resto (Stato, governo, leggi, usi, costumi, religioni, ecc.). Il nazismo si basa sul capitalismo, sulla proprietà privata dei mezzi di produzione e sull’anarchia del mercato (nonostante il pesante intervento statale che non riesce comunque a eliminarla); lo stalinismo, per quanto corrotto, criminale e burocratico, si basa sulla proprietà statale dei mezzi di produzione, sulla pianificazione economica, cioè sul modo di produzione fondamentalmente socialista, il modo diametralmente opposto al capitalismo.

Come spiegava Trotsky, tolta però la pianificazione economica e la proprietà statale dei mezzi di produzione, lo stalinismo è in tutto e per tutto un fascismo. Ed è proprio questo che hanno difeso e ancora difendono gli stalinisti di ieri e di oggi, di contro a noi trotskisti che abbiamo sempre e soltanto difeso la proprietà statale dei mezzi di produzione e la pianificazione socialista, cioè le due principali conquiste dell’Ottobre, le più grandi conquiste del progresso umano, le uniche che siano rimaste dopo l’arrivo di Stalin che si è ripreso tutte le altre. Ed è per questo che siamo andati a morire nei Gulag, nel più grande olocausto politico che la storia ricordi: l’olocausto dei marxisti ad opera di Stalin. Nessun’altra corrente o partito ha subito un simile sterminio, molto più grande in proporzione dello sterminio degli ebrei, e molto simile a quello dei pellerossa americani.

Equiparare nazismo e comunismo, quindi, è certamente un insulto verso i 20-30 milioni di persone che sono morte per combattere il nazifascismo e per difendere la proprietà statale dei mezzi di produzione in Russia. Su questo anche gli stalinisti avrebbero ragione, se solo aggiungessero che però non lo è per gli altrettanti 20-30 milioni e forse più che sono morti nei Gulag (come nei Laogai di Mao) per essersi opposti a Stalin e agli stalinisti come per loro che gli sono andati dietro, approvandolo pure e senza mai vergognarsene.

Questa è l’unica, vera, grande differenza sovrastrutturale tra il regime di Hitler e quello di Stalin. Nei lager non ci è finito nemmeno un padrone, per questo la borghesia ha appoggiato in blocco nazismo e fascismo, sostenendoli finché ha potuto contro tutto e tutti. In prima fila nei Gulag, invece, ci stavano migliaia se non milioni di comunisti rivoluzionari. Per questa ragione, Hitler e Mussolini sono stati degnissimi rappresentanti borghesi, al contrario di Stalin che è stata la più grande merda umana che il proletariato si sia trovato alla testa. Se dunque lo stalinismo è stato un crimine, doppiamente criminale è chi ancora difende lui e la sua linea in nome del comunismo e dei comunisti che ha affossato e massacrato.

La cosa è tanto più ridicola se si intuisse, leggendo tra le righe, come l’UE non condanni affatto lo stalinismo. L’UE condanna l’Ottobre, condanna il marxismo versione bolscevico-leninista, quello conseguente verso la presa rivoluzionaria dei mezzi di produzione e l’esproprio violento dei capitalisti da parte del proletariato. L’attuale risoluzione è infatti preventiva a tutto questo. Non potrebbe mai essere rivolta davvero contro lo stalinismo, perché l’UE può condannare a parole o nelle risoluzioni parlamentari, cioè sulla carta, lo stalinismo, ma scoppi solo un altro Ottobre e dovrà riesumare in men che non si dica la salma stessa di Stalin con tutti i suoi simboli e gli innumerevoli reggicoda di ieri e di oggi. Perché solo questi potranno salvare la borghesia da una nuova rivoluzione, tradendo gli operai e massacrando un’altra volta noi trotskisti rivoluzionari.

Lo stalinismo non è solo la lebbra del movimento operaio. Lo stalinismo, oggi, è anche e soprattutto la Linea Maginot che fa da spartiacque tra i rivoluzionari e i traditori della causa rivoluzionaria. Da una parte ci stanno i veri comunisti, noi trotskisti (e gli onesti combattenti della rivoluzione, bordighisti ed estremisti comunisti vari, oltreché anarchici di tutti i tipi, e crediamo nessun altro), dall’altra gli stalinisti di tutte le razze e le gradazioni, dai Beria più fedeli agli eurocomunisti, passando per tutti i sostenitori di fronti popolari e immaginarie vie costituzionali verso il socialismo. Nulla, nemmeno un grammo di questa immonda reazione può essere salvato, tutto va rigettato in blocco. Chi ne salva anche solo un aspetto è destinato in un modo o nell’altro, presto o tardi, a salvare l’intero corpo dello stalinismo. Si merita, dunque, la risoluzione europea; è il giusto, logico e naturale premio per il servizio reso al capitale dagli anni ‘30 a oggi. Solo gli altri hanno diritto di protestare, perché la loro protesta non puzza di rancido opportunismo reazionario dalla testa ai piedi.

Noi quindi protesteremo finché avremo fiato, ribadendo forte e chiaro che non sta all’UE condannare il comunismo. La borghesia d’Europa non ha alcun titolo per farlo. Fa talmente schifo che non è degna di condannare nemmeno lo stalinismo. Il capitalismo d’Europa, come del mondo, gronda sangue dalla testa ai piedi fin dal primo giorno che si è presentato sul palcoscenico della Storia. Gronda sangue proletario in versione tanto nazista quanto liberale o democratica. Non ha davvero niente da invidiare allo stalinismo in fatto di crimini ed efferatezze. È per questo che, quando è stata ora, ci è andato d’accordo. Perché, tra le altre cose, gli sono bastate tutto sommato due guerre mondiali per fare più morti di lui.

È compito della classe operaia e di nessun altro condannare in toto lo stalinismo, scaraventandolo per sempre nella pattumiera della storia. È il compito nostro aiutarla a farlo, cioè a comprendere una volta per tutte quale inenarrabile mostruosità sia stato. Quel giorno, che siamo certi arriverà, brinderemo al nostro campo non più infestato dai lebbrosi con la falce e il martello sul petto, lo scalpo dei comunisti nel cuore e la bandiera rossa nel culo degli operai.

Lorenzo Mortara

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