Prima pagina

Il nuovo scenario politico

Risoluzione del Comitato Centrale del PCL

11 Settembre 2019
PCL


La caduta del governo Conte e la configurazione di un nuovo governo PD-M5S segnano un passaggio politico centrale della crisi italiana.

La caduta del governo M5S-Lega è lo sbocco di una prolungata crisi strisciante delle relazioni tra Lega e M5S, dopo il ribaltamento dei rapporti di forza sancito dalle elezioni europee. La leadership della Lega ha operato la rottura col governo nell'attesa di ottenere le elezioni anticipate, capitalizzare sul piano politico la spinta favorevole dei sondaggi, guadagnare la maggioranza assoluta del Parlamento alla testa di una coalizione di centrodestra, in direzione di un progetto reazionario bonapartista (regime Orban all'italiana).

La dinamica convulsa e grottesca della crisi politica ha segnato il fallimento dell'operazione salviniana. Determinante a tal fine il congiungersi di due fattori politici. Da un lato l'apertura imprevedibile di Matteo Renzi al M5S, dettata dalla volontà di salvaguardare i "propri" gruppi parlamentari e di guadagnare tempo prezioso per la costruzione di un proprio soggetto politico. Dall'altro l'apertura del M5S al PD, coperta dall'ingresso in scena del “garante” (Grillo) e sospinta dalla volontà di garantire la sopravvivenza politico-istituzionale del movimento.

Il nuovo governo M5S-PD configura l'alleanza tra un partito populista e un partito borghese liberale legato all'establishment nazionale ed europeo. Il vero programma costitutivo del nuovo governo è la riforma della legge elettorale in senso proporzionale e l'elezione in questo Parlamento del futuro Presidente della Repubblica, in funzione del contrasto del progetto salviniano. Il PD vede nel recupero della propria collocazione di governo – imprevisto nei tempi dati – l'occasione di rinsaldare i propri rapporti fiduciari coi poteri forti attraverso il ritorno a una “normale” governabilità di sistema sul piano nazionale ed europeo. Il suo disegno è quello di trasformare il governo col M5S nel laboratorio di un blocco politico stabile, come polo di governo europeista, alternativo alla Lega. Una sorta di rifondazione del bipolarismo su basi nuove.

Una stabilizzazione della legislatura attorno all'asse tra M5S e PD non può essere esclusa, ma è difficile. Il governo nasce attorno a una manovra trasformista di scarso richiamo. La base di consenso su cui il governo poggia è ristretta, a fronte della tenuta del blocco sociale reazionario. Il suo spazio di manovra sul terreno sociale è limitato dalle condizioni della finanza pubblica e dalla stagnazione capitalistica. Le forze politiche della maggioranza di governo sono entrambe segnate da profonde contraddizioni interne, senza che nessuna delle due sia in grado di rappresentare il perno politico della coalizione. Il ruolo del Presidente del Consiglio è rafforzato dalla debolezza dei partiti che lo sostengono, ma è anche esposto ai suoi contraccolpi. Da qui nuove possibili dinamiche di instabilità politica.

Le sinistre riformiste politiche e sindacali offrono il proprio appoggio, in forme diverse, al nuovo governo della borghesia italiana. La burocrazia sindacale della CGIL, già disponibile a concertare col governo precedente, saluta il nuovo governo come occasione di ritorno a un quadro organico di concertazione.
La rappresentanza parlamentare di Liberi e Uguali contratta il proprio ingresso al governo. Sinistra Italiana saluta il nuovo esecutivo come possibile governo di svolta alla ricerca di qualche sottosegretariato. Il PRC ha fatto campagna a favore della formazione del governo PD-M5S con premier Conte per «mettere Salvini all'opposizione», vedendo nella possibile riforma proporzionale della legge elettorale l'elemento decisivo di discontinuità e attestandosi su una linea di pressione critica sull'esecutivo. Con ciò tutta la sinistra riformista tende a rimuovere la propria collocazione di opposizione al governo, recuperando la tradizione governista di Rifondazione Comunista. Il fatto che ciò avvenga dopo gli effetti catastrofici di quella esperienza, per il movimento operaio e la sinistra stessa, dà la misura una volta di più della coazione a ripetere del riformismo.

L'argomento per cui il governo PD-M5S va rivendicato e appoggiato in quanto unica alternativa al disegno reazionario di Salvini è insostenibile e confonde i piani. In primo luogo non si tratta di discutere la legittimità del governo e della sua formazione, ma la sua natura di classe. Rivendicare e/o sostenere un governo PD-M5S al fianco dei poteri forti del paese è un'obiettiva enormità per un partito di classe. In secondo luogo un governo della borghesia liberale, nella situazione di crisi sociale, spiana spesso la strada allo sfondamento reazionario; ciò che è accaduto coi governi di centrosinistra a guida PD che sono stati un carburante dell'ascesa populista, e dello stesso Salvini. Lasciare a Salvini il monopolio dell'opposizione può dunque allargare il suo spazio di crescita e di rilancio.

Per tutte queste ragioni è necessario che il movimento operaio si collochi all'opposizione del nuovo governo, con una propria iniziativa di lotta indipendente, a partire dalle proprie ragioni di classe. È una necessità che si pone per tutti i movimenti di lotta. Ogni subordinazione dei movimenti al quadro di governo nel nome del “meno peggio” può solo preparare il peggio, come è sempre accaduto in passato. Il PCL si batterà nel movimento operaio e sindacale, e in ogni
movimento di lotta, per la piena indipendenza dal nuovo governo e per la più ampia unità d'azione sul terreno dell'opposizione di classe, a livello di massa e di avanguardia.

In questo quadro proponiamo una iniziativa unitaria nazionale di tutte le sinistre di opposizione: un'iniziativa di promozione di un'assemblea nazionale unitaria che discuta l'agenda dell'opposizione al nuovo governo. 

Il Comitato Centrale dà mandato alla Segreteria del partito di attivare i contatti necessari per cercare di concretizzare la proposta nelle forme possibili, e acquisire le risposte dei soggetti interlocutori. Analoghe iniziative vanno intraprese su scala locale nei rispettivi territori di riferimento.
La Segreteria valuterà le possibili convergenze con altre eventuali iniziative unitarie promosse da altri soggetti.

In questo quadro generale il CC impegna il partito a sostenere l'iniziativa sindacale di sciopero promossa per il 25 ottobre da CUB/SGB/SICobas/USI contro governo e padronato. Ciò per il fatto che al di là dei suoi limiti questa iniziativa di sciopero è, allo stato attuale delle cose, l'unica iniziativa sindacale di opposizione al nuovo governo.
Riteniamo importante che l'insieme delle forze del sindacalismo di classe convergano nelle forme possibili su questa iniziativa di sciopero, contro ogni atteggiamento di frammentazione dell'iniziativa classista.

Il CC impegna il partito a sostenere l'iniziativa nazionale del 29 settembre contro il progetto dell'autonomia differenziata, verificando la possibilità di costruire e/o di partecipare a comitati territoriali locali che possano contribuire con diritto di intervento all'assemblea nazionale.

Importante è la scadenza di mobilitazione nazionale del Fridays For Future del 27 settembre: il partito si impegna ad intervenirvi nelle diverse situazioni territoriali con la propria proposta antigovernativa e anticapitalista.

In ogni movimento (sindacale, antirazzista, ambientalista, femminista, studentesco, etc.) il partito di batterà per il rifiuto di ogni subordinazione al governo, a difesa dell'autonomia dei movimenti e della loro ricomposizione unitaria di lotta sul terreno dell'opposizione.


1 settembre 2019

Partito Comunista dei Lavoratori

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