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Sciopero dei trasporti. Per una piattaforma senza ambiguità

Appoggio e vicinanza ai lavoratori portuali e marittimi

23 Luglio 2019

Volantino del PCL per lo sciopero del 24 luglio (in fondo in allegato)

portuali


Oggi, 24 luglio 2019, in occasione dello sciopero generale dei trasporti, il Partito Comunista dei Lavoratori vuole far sentire il suo appoggio e la sua vicinanza ai portuali, ai marittimi e a tutti e tutte i lavoratori e le lavoratrici dei trasporti impegnati nella lotta. La crisi sociale, lungi dall’esser finita, continua ad essere scaricata sulla classe lavoratrice mentre padroni, armatori, industriali e speculatori aumentano i loro profitti con l’appoggio, neanche troppo nascosto, dei loro lacché di governo (da quelli del centrosinistra alla Lega e M5S).

La logistica conferma il suo ruolo strategico nella creazione della ricchezza nazionale (+3%) - sia di terra che di mare - nel 2018, a confermare che il paese è un hub logistico fondamentale nel Mediterraneo (il 20% del traffico mondiale di merci). Le grandi compagnie armatoriali e le multinazionali hanno fiutato i possibili vantaggi acquisendo società logistiche terrestri e mettendo marittimi e portuali gli uni contro gli altri attraverso il meccanismo dell’autoproduzione (sfruttando i marittimi al posto dei portuali perché “costano meno”, e viceversa quando i lavori straordinari dei marittimi risultano economicamente più gravosi per il padrone).

I sindacati confederali hanno giustamente indetto uno sciopero generale sull'ampio tema dei trasporti e della logistica, ma le basi e le modalità con cui viene convocato sono inaccettabili. La piattaforma, definita dalle burocrazie senza alcun reale confronto con i/le delegati/e e senza alcun coinvolgimento dei lavoratori e delle lavoratrici, si presenta come un piano di sottomissione della classe lavoratrice agli interessi del grande capitale: difende la grandi opere della speculazione, si limita a richiedere investimenti pubblici e tagli alle tasse a sostegno dei profitti privati, si limita a chiedere più controlli pubblici su appalti, subappalti e mercato del lavoro, non risponde con la dovuta forza agli attacchi alla sicurezza sul lavoro e all'occupazione – dovuta anche alla robotizzazione dei processi di lavoro, ribadisce il tutto dentro una fraseologia padronale per “far ripartire un Paese fermo”.

Sosteniamo senza indugi la necessità di uno sciopero generale, ma la sua piattaforma deve ribadire gli interessi della classe lavoratrice, che sono e saranno confliggenti con quelli degli industriali, degli armatori e con le politiche dei loro governi.

Questa piattaforma non deve esser costruita dall’alto, dalla burocrazia sindacale, relegando i lavoratori e le lavoratrici al ruolo di semplici comparse nelle mobilitazioni: va sviluppata dal basso, con la loro partecipazione e con quella dei delegati e delle delegate, attraverso assemblee in ogni luogo di lavoro. Questa giornata di sciopero, poi, non può rimanere isolata e occasionale, o ancora peggio perdersi nel vuoto (come spesso è avvenuto negli ultimi anni): per avere un senso ed una prospettiva futura, deve svilupparsi in una vertenza generale, in grado in primo luogo di unificare le lotte di tutta la filiera dei trasporti e della logistica, di tutta quella che catena del valore, che ricomprende quindi anche i lavoratori postali e i “riders”.

Questo a maggior ragione in un contesto politico dove il maggior partito di governo di oggi, la Lega di Salvini, mette in dubbio la secolare legge del mare e preferisce speculare sulla pelle di migranti naufraghi disperati, in maniera tale da distogliere le attenzioni della popolazione proletaria dai veri problemi (il lavoro, la casa, le infrastrutture necessarie, i sevizi pubblici) che questo governo non vuole risolvere poiché non è nell’interesse dei suoi reali padroni: la piccola borghesia e la Confindustria.

Proprio per questo lo sciopero ed il conflitto dei lavoratori e delle lavoratrici dei trasporti e della logistica oggi dovrebbe avere al centro:

- Nazionalizzazione delle banchine portuali ed estromissione degli armatori dalla gestione delle lavorazioni portuali. Blocco incondizionato del fenomeno dell’autoproduzione. No alle AdSP come semplici regolatori del mercato sotto ricatto di armatori e multinazionali, ma strumenti sotto il controllo dei lavoratori per la gestione dei Porti e della logistica portuale

- Riconoscimento di una piena ed effettiva autonomia e precedenza alle Cooperative dei lavoratori del Porto nella gestione dei lavori portuali

- Nazionalizzazione sotto controllo dei lavoratori e delle lavoratrici di tutti i settori della logistica, dei trasporti, delle infrastrutture e dei porti. Contro il modello delle concessioni e dell'ulteriore spezzettamento con l'autonomia differenziata

- Riconoscimento del lavoro usurante per marittimi e portuali e controllo dei lavoratori sulle norme e sulle procedure di sicurezza

- Abrogazione dell’alternanza scuola-lavoro per le carriere iniziali della Marina mercantile. La formazione per i lavoratori sia a carico di armatori e aziende

- Blocco del sistema di appalti e subappalti in tutti i settori della logistica e trasporti, terreno di proliferazione di sfruttamento incontrollato, truffe ai lavoratori, organizzazioni mafiose e false cooperative

- Blocco delle grandi opere del profitto, incompatibili con il diritto alla mobilità, alla salute e alla salvaguardia dell'ambiente. Per opere di ammodernamento, adeguamento e sviluppo dell'intermodalità, nel rispetto dell'ambiente e della salute

- Riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario, per combattere la precarietà e il taglio dei posti di lavoro – connesso a maggiori profitti per i padroni – legati all'automazione e alla robotizzazione dei porti e della logistica



Con i marittimi ed i portuali nella difesa del posto di lavoro e per l'ottenimento di migliori condizioni di vita!

Con i marittimi ed i portuali nella lotta quotidiana per chiudere i porti a sfruttatori, armi e razzisti, e aprire i porti a lavoratori e migranti!

Per un governo dei lavoratori e delle lavoratrici! Solo la rivoluzione cambia le cose!

Partito Comunista dei Lavoratori

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