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Jabil di Marcianise (Caserta), ennesima multinazionale che licenzia

3 Luglio 2019

Piena solidarietà alle lavoratorici e ai lavoratori della Jabil Circuit Italia dello stabilimento di Marcianise

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La lotta di tutti i lavoratori dello stabilimento di Marcianise della Jabil ha la piena solidarietà del PCL.
Non siamo in presenza di un caso isolato. In tutta Italia, nel settore privato come nel settore pubblico stanno dilagando licenziamenti, delocalizzazioni, cessioni di ramo d’azienda, chiusure indiscriminate: i casi Whirlpool, Mercatone Uno, Ilva, Almaviva, Knorr… solo per citare i più recenti.
I padroni fanno ciò che vogliono e il governo regala loro un altro taglio alle tasse nei profitti e regala centinaia di milioni di euro di risorse pubbliche (pagate dai lavoratori) per poi lasciare delocalizzare e licenziare centinaia di lavoratori.
Governi di ogni colore hanno offerto legislazioni favorevoli ai padroni, aventi come unico obiettivo l’attacco al costo e al valore del lavoro: Pacchetto Treu del 1997; Decreto Sacconi 368/2001; legge Biagi 30/2003; riforma Fornero 92/2012; decreto Poletti 78/2014; Jobs Act 81/2015.
Dicevano: meno diritti, più crescita. Abbiamo solo meno diritti, più povertà, più disuguaglianze.
La chiamano pace sociale. È solo la loro pace che consente di continuare a fare profitto sulle spalle dei lavoratori.
È arrivata l’ora di fare pulizia: il lavoro è la questione fondamentale del nostro tempo. Ma se questa offensiva dilaga è perché le tante lotte di resistenza, come quella della Jabil, sono state abbandonate, soprattutto da chi doveva guidare, organizzare ed attuare queste lotte.
Riapriamo una nuova radicale stagione di lotta, unitaria, di tutte le categorie, con la speranza che questa presa di coscienza collettiva possa diffondersi e raggiungere i tanti, i molti che hanno diritto ad un riscatto. Altrimenti non sarà lavoro, ma solo sfruttamento.
Ecco perché rivendichiamo la proclamazione di uno sciopero generale ad oltranza, sostenuto da questo programma:

– Nazionalizzazione senza indennizzo e sotto il controllo dei lavoratori di tutte le aziende che delocalizzano, licenziano e che violano i diritti dei lavoratori
– Cancellazione del Jobs act e di tutte le leggi di precarizzazione, ritorno dell’art. 18 e sua estensione a tutti i lavoratori
– Redistribuzione generale dell’orario di lavoro a 32 ore per tutti, pagate 40, con l’introduzione di un salario minimo intercategoriale di € 1,500
– Parità di diritto tra lavoratori italiani e lavoratori immigrati

È pertanto necessario battersi per la prospettiva di un altro modello di società, basato sulla forza dei lavoratori e che risponda alle esigenze ed ai bisogni delle classi lavoratrici, ossia dell’immensa maggioranza della popolazione.
Altrimenti non sarà lavoro, ma solo sfruttamento.

Giovanni Ferraro
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