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La vicenda Whirlpool ad un passaggio decisivo

17 Giugno 2019
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La lotta di resistenza dei lavoratori e delle lavoratrici Whirlpool merita il più ampio sostegno e solidarietà. La lotta è splendida, con un ruolo molto attivo delle operaie. Come in tante pagine di storia, affiorano in questa lotta prolungata risorse insospettabili che spesso sorprendono gli stessi protagonisti. Al tempo stesso proprio la durezza dello scontro pone l'esigenza di una riflessione su sbocchi e prospettive della lotta in corso, e sul ruolo di tutti i soggetti protagonisti.


IL PROGETTO DI CESSIONE DELLO STABILIMENTO DI NAPOLI

La vicenda Whirlpool è legata alla crisi di sovrapproduzione che investe il settore degli elettrodomestici. L'azienda vuole scaricare sugli operai gli oneri di questa crisi. Un anno fa lo fece con l'azienda Embraco, oggi riprova con lo stabilimento di Napoli. Le rassicurazioni della Whirlpool sul fatto che “non vuole chiudere” lo stabilimento di Napoli sono state presentate da Di Maio e in parte degli stessi sindacati come un passo avanti positivo. In realtà sono solo rassicurazioni patacca. La Whirlpool non aveva mai parlato neanche in precedenza di “chiusura” dello stabilimento, ma della sua cessione a un nuovo acquirente. Questo intento non viene affatto revocato, ma semmai confermato. Cosa significhi per gli operai una cessione dello stabilimento non è difficile immaginarlo. Come in ogni passaggio di proprietà, significa una riduzione pesante dei posti di lavoro e il peggioramento delle condizioni di chi al lavoro resta. Non vi è eccezione al riguardo, dall'Alitalia alla vicenda Ilva. Ogni volta un macello per i salariati.


LUIGI DI MAIO, MENTITORE SERIALE

Ora il punto è che la cessione dello stabilimento napoletano di Whirlpool non è affatto un'ipotesi eventuale, ma un negoziato già aperto, nel silenzio cinico e complice di Luigi Di Maio e del governo.

La verità è ormai emersa. Il 13 aprile scorso la Whirlpool informava il ministero del lavoro, dunque Di Maio, sul fatto che intendeva cedere lo stabilimento. Il ministro non ha informato né i lavoratori, né – pare – i sindacati, perché non voleva turbative in campagna elettorale, in particolare nel suo feudo campano. In compenso lo stesso ministro già in aprile ha attivato Invitalia, l'azienda pubblica interessata ai passaggi di proprietà, perché cercasse un acquirente possibile dello stabilimento Whirlpool, nell'interesse di Whirlpool. E l'acquirente eventuale è stato trovato: la cordata di Italcementi, guidata dall'amministratore delegato Giovanni Battista Ferrario. La notizia, non smentita, è stata fornita da un informatissimo Corriere della Sera (13/6). Ed è una notizia clamorosa. Sta a significare che lo sdegno esibito da Di Maio, a urne chiuse, contro la minaccia della Whirlpool è stata solo una recita ipocrita. Il ministro non solo ha nascosto per mesi agli operai e (forse) ai sindacati le intenzioni dell'azienda, ma ha lavorato in silenzio con Whirlpool per la cessione dello stabilimento. La minaccia della revoca di pochi milioni di fondi pubblici, a uso di telecamere, non deve ingannare. Whirlpool è un'azienda con quasi cinque miliardi di fatturato, e si era impegnata nell'ottobre scorso a investire 250 milioni nella produzione. I pochi milioni di fondi revocati sono dunque irrilevanti, e sono messi preventivamente sul conto dell'operazione da parte dell'azienda.


NAZIONALIZZAZIONE, UNICA SOLUZIONE

Il vero problema ora è quale risposta dei lavoratori. Tra gli operai e le operaie della fabbrica c'è grande combattività e una generosità straordinaria, unite ad alcune illusioni. Le illusioni in Di Maio da parte di un vasto settore degli operai Whirlpool è reale ed anche comprensibile. Si crede spesso in ciò che si spera, tanto più in un contesto drammatico. Ma la speranza nel Ministro del lavoro è mal riposta. Ne sanno qualcosa gli operai dell'Ilva, cui Di Maio aveva venduto tra gli applausi un accordo “storico” rivelatosi, come avevamo previsto, una clamorosa truffa.
Ora questa truffa non deve ripetersi alla Whirlpool. C'è un solo modo per evitarla: rifiutare di negoziare sul terreno posto dal padrone, con la complicità del governo. Perché ogni negoziato su quel piano inclinato porta alla divisione dei lavoratori e alla loro sconfitta.

Lo stabilimento Whirlpool di Napoli non va né chiuso né ceduto. La sovrapproduzione non va scaricata sugli operai. C'è meno lavoro perché i mercati sono saturi? Vorrà dire che il lavoro che c'è va ripartito tra tutti i lavoratori attraverso una riduzione dell'orario a parità di paga. La Whirlpool dichiara che questa soluzione è inaccettabile perché lede i profitti e non tiene conto del mercato? Vorrà dire che l'azienda va nazionalizzata sotto il controllo dei lavoratori. Se la proprietà dei padroni nega le esigenze degli operai, non si mettono in discussione gli operai ma la proprietà. E la nazionalizzazione va rivendicata senza indennizzo per i grandi azionisti. La Whirlpool l'indennizzo se l'è già preso con anni di sfruttamento e di regalie pubbliche. Il suo esproprio è solo la restituzione del maltolto. Altro che l'innocuo buffetto della revoca di pochi milioni a una azienda che fa miliardi!

C'è un solo modo, a sua volta, per aprire questa prospettiva: occupare lo stabilimento da parte dei lavoratori e delle lavoratrici. È l'unica via per capovolgere i rapporti di forza, e solo la forza può strappare risultati. Non solo: l'occupazione degli stabilimenti Whirlpool diventerebbe un riferimento esemplare per i lavoratori e le lavoratrici di centinaia di aziende in lotta a difesa del lavoro. È esattamente ciò che temono padroni e governo. Anzi, è l'unica cosa che realmente temono.

Durante la manifestazione di Napoli, in occasione dello sciopero generale dei metalmeccanici, si sono levati dallo spezzone compatto dei lavoratori Whirlpool slogan, canti, parole d'ordine tra loro molto diverse. Tra questi a un certo punto il grido ritmato di “potere operaio”. È significativo che in una lotta dura riemergano, controcorrente, parole d'ordine antiche. Non riflettono (purtroppo) una coscienza politica corrispondente, ma confermano che in ogni sciopero vero c'è una fiammella di rivoluzione, come diceva Lenin. Alimentare questa fiammella, portarla alla soglia della coscienza, è il compito dell'avanguardia.

Questo è l'intervento che il Partito Comunista dei Lavoratori ha portato e porterà tra i lavoratori e le lavoratrici della Whirlpool, nel quadro di una prospettiva anticapitalista.

Partito Comunista dei Lavoratori

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